mercoledì 31 marzo 2021

Anonimato

Le osservazioni di un commentatore anonimo a un mio post di qualche giorno fa sono più che logiche e, da un certo punto di vista, anche banali. Che differenza corre, infatti, tra un commentatore anonimo e un commentatore che si firma, che ne so?, Carciofino39? Nessuna. Dietro a entrambi può infatti celarsi chiunque. Diverso è il discorso per chi commenta in modo che sia possibile risalire con buona dose di sicurezza alla sua identità. 

Commentatori a parte, anche per tantissimi blogger vale lo stesso discorso: c'è chi si palesa chiaramente col suo nome e cognome, magari con tanto di foto e dati personali consultabili, e chi si nasconde dietro a uno pseudonimo occultando con certosino impegno qualsiasi informazione personale. Tutte e due le scelte mi sembrano legittime. In fondo Internet consente di percorrere entrambe le strade, quindi non vedo il motivo per cui non si possa scegliere quella che si preferisce.

Da quando, ormai quindici anni fa, ho aperto questo blog, la mia foto è sempre stata visibile lassù in alto, così come il mio nome e cognome e alcuni dati personali, compreso il nome del paese in cui abito. Non è stata una decisione, questa, presa dopo lunghe riflessioni e amletici dubbi, ma è venuta naturale. Ho pensato che mi chiamo Andrea Sacchini e la penso così e così. È stato un po' come voler mettere la faccia nelle cose che scrivo su queste pagine, tutto qua. Ciò non toglie che non abbiano uguale valore e dignità i pensieri di chi, per motivi suoi, preferisce celare il proprio spazio web dietro a pseudonimi. 

In fondo, se ci pensate, anche Andrea Sacchini potrebbe essere uno pseudonimo, quella foto potrebbe non essere mia e Poggio Torriana potrebbe essere un paese lontano centinaia di chilometri da quello in cui realmente risiedo. Questo perché la rete è strutturata in modo che la garanzia di identità non esiste, e quindi si va un po' sulla fiducia. Questo è anche il motivo per cui, generalmente, qui tengo aperti anche i commenti anonimi. Perché, in fondo, sono tutti potenzialmente anonimi, compresi quelli che sembrano condurre a un'identità precisa. A me non interessa come si firma chi commenta, a me interessa che chi commenta lo faccia in maniera educata e civile, come faccio io ogni volta che commento post su altri blog. 

Per quanto riguarda il gravissimo problema dell'"uniformità di opinioni" in questo blog, uniformità che non garba al mio anonimo commentatore, non so cosa rispondere, né se valga la pena rispondere. Le mie opinioni, specie sui temi che a me stanno maggiormente a cuore, sono sempre state per la maggior parte abbastanza coerenti nel corso degli anni. Certo, alcune le ho cambiate o modificate, come penso sia naturale (a cinquant'anni è normale che si ragioni in maniera diversa di quando se ne hanno venti o trenta), ma quelle fondamentali sono rimaste uguali, e se chi mi legge abitualmente le condivide, non vedo cosa io possa farci. Oltretutto, mi sembra che sia normale il fatto che attorno a un blog con una certa linea e una certa visione si polarizzino opinioni in linea coi suoi contenuti. In genere non censuro chi la pensa diversamente, censuro i maleducati. Se uno ad esempio viene qua a dirmi - restando al post in questione - che è contro l'eutanasia e mi spiega perché, allo stesso modo in cui io nel mio post spiego perché sono favorevole, è il benvenuto, purché, ripeto, lo faccia in maniera civile ed educata. In fondo non mi sembra di chiedere molto, no?

sabato 27 marzo 2021

"Non c'è obbligo di dire verità"?

Non so se tra i miei 32 lettori ci sia qualche avvocato. Se sì, mi piacerebbe avere un suo parere sulla pronuncia di un giudice di Milano che, qualche giorno fa, ha prosciolto un uomo che, fermato per un controllo in pieno lockdown, aveva mentito sull'autocertificazione circa i motivi dei suoi spostamenti ed era stato mandato a processo per falso. Nella sentenza, il giudice scrive: "...è evidente come non sussista alcun obbligo giuridico, per il privato che si trovi sottoposto a controllo nelle circostanze indicate, di dire la verità."

Ora, a me risulta che il codice penale, all'art. 483, sanzioni in maniera inequivocabile chiunque renda false dichiarazioni a un pubblico ufficiale, quindi non mi spiego la decisione di quel giudice. Da ciò che riporta l'articolo in questione, l'obbligo di dire la verità esiste eccome.

Sia come sia, mi sembra che questa sentenza costituisca, tra le altre cose, un pericoloso incentivo a mentire e autorizzi una spavalderia nei comportamenti di cui, specie in questo periodo, non c'era affatto necessità.

mercoledì 24 marzo 2021

Un quarto d'ora

Ieri ho utilizzato un quarto d'ora del mio tempo (in quel momento non avevo granché da fare, a dire il vero) per spiegare a uno dei miei contatti su whatsapp perché la stupidaggine detta ieri dal prete di Cesena è appunto una stupidaggine. Di solito non lo faccio; se uno crede a 'ste cose e rilancia ogni bufala gli capiti a tiro è difficile che sia recuperabile con una spiegazione. Ma ieri mi sentivo in vena, diciamo così, e ci ho provato. Oggi, ripensandoci, pensavo a quanto sarebbe urgente che nelle scuole - ne parlavo l'altro ieri in un altro post - si tornasse a dare importanza all'insegnamento della capacità di pensare.

domenica 21 marzo 2021

Valutazioni scolastiche (numeriche)

Leggo su Homo deus. Breve storia del futuro che il sistema di valutare gli studenti con precisi valori numerici è relativamente recente e nasce coi sistemi educativi di massa dell'età industriale. Fino ad allora, questo sistema di misurazione numerica del profitto scolastico (accostare i termini "profitto" e "scolastico" dà i brividi, se ci pensate) era sostanzialmente sconosciuto.

Scrive Yual Noah Harari (neretto mio): "Uno studente universitario ai tempi di Shakespeare lasciava Oxford con solo due possibili risultati: con laurea, o senza. Nessuno pensava di dare a uno studente un giudizio finale di 90 e a un altro 108. Sono stati i sistemi educativi di massa dell'età industriale a cominciare a usare questi parametri precisi su base uniforme. Dopo che le fabbriche e i ministeri hanno adottato sistemi di valutazione in termini numerici, le scuole si sono adeguate. Hanno cominciato a misurare il valore in base a questo o quel numero medio, mentre il valore del preside e degli insegnanti era stabilito secondo il valore complessivo della scuola. Una volta che i funzionari hanno adottato questa unità di misura la realtà ne è uscita trasformata.
In origine le scuole dovevano occuparsi principalmente di aprire la mente degli studenti e di educarli, e i giudizi erano un semplice strumento di misurazione dei risultati conseguiti. Ma in modo abbastanza naturale le scuole hanno cominciato a focalizzarsi sull'ottenimento di giudizi elevati."

Questo breve passo mi ha immediatamente riportato alla mente l'insistenza con cui Umberto Galimberti, nei suoi libri e nelle sue conferenze, insiste con un certo allarme sul fatto che la scuola, oggi, è impostata quasi esclusivamente su criteri di efficienza e produttività, esattamente come un'azienda o qualsiasi altro ramo della società, e la sua funzione è ormai limitata alla mera trasmissione di contenuti dall'insegnante all'allievo. La funzione educativa e quella di insegnare a pensare ("aprire la mente"), funzioni primarie in origine, sono sostanzialmente andate perdute. E i risultati della mancanza della seconda, mi pare siano oggi sotto gli occhi di tutti.

sabato 20 marzo 2021

Salvini (forse) a processo

Non c'è da esultare più di tanto del fatto che la procura di Palermo abbia chiesto il rinvio a giudizio di Salvini per il caso Open Arms. In primo luogo perché si tratta appunto di una mera richiesta, basata su una serie di elementi che la procura considera sufficienti a reggerla. In secondo luogo perché ora la palla passerà al GUP, il qualche dovrà esaminarla e valutare se gli elementi portati sono sufficienti per mandare Salvini a processo. In caso non fosse così, Salvini non andrebbe a processo e la faccenda sarebbe chiusa. 

In ogni caso, se anche Salvini fosse mandato a processo (cosa che lo scrivente comunque si augura), ci sarebbe poco da esultare e molto da interrogarsi su eventuali responsabilità morali collettive. Salvini non è stato messo nella stanza dei bottoni da un ineluttabile volere divino, ma dai milioni di italiani che lo hanno votato. E se un paese sedicente civile e democratico manda al potere un personaggio ignobile di tal fatta, due domande su cosa è diventato è bene che se le faccia.

venerdì 19 marzo 2021

Eutanasia

La Spagna ha approvato ieri la legge che regola l'eutanasia, cioè la possibilità di decidere di farla finita qualora si ritenga che le sofferenze dovute a malattie non siano più umanamente sopportabili. 

Quelli che si chiedono se anche l'Italia avrà un giorno una legge sull'eutanasia, pensino che per fare uno straccio di legge (annacquata) sulle unioni civili ci sono voluti 25 anni di discussioni e si mettano pure il cuore in pace. 

Chi vuole smettere di essere torturato dalla sofferenza può tranquillamente continuare ad andare in Svizzera o in uno dei tanti paesi più civili del nostro. Sempre che abbia i mezzi per farlo, ovviamente, altrimenti continui pure a soffrire nel proprio letto, ché la sofferenza è redenzione e un'ottima caparra per l'eternità.

giovedì 18 marzo 2021

Piccole odissee

Lunedì scorso, in azienda, mi sono sottoposto all'ormai rituale tampone (ci viene fatto fare ogni quindici giorni). Risultato: negativo. Mercoledì pomeriggio, cioè ieri, rientrando a casa dal lavoro mi sentivo stranamente caldo e mi sono quindi misurato la febbre: 37,2°. Alla sera, la temperatura era salita fino a 38° e mi era comparso un certo mal di testa. Sono rimasto perplesso; mal di testa e febbre sono infatti due dei più diffusi sintomi del covid, peccato che il tampone fatto appena due giorni prima fosse negativo. Certo, è anche possibile che l'avessi contratto tra lunedì mattina e mercoledì  pomeriggio, ma come eventualità mi sembrava abbastanza remota. 

Oggi mi accorgo casualmente della comparsa di uno sfogo cutaneo sulla fronte e mia moglie ipotizza che sia fuoco di sant'Antonio. Faccio una veloce googlata e scopro che il fuoco di sant'Antonio produce forti dolori e un fastidiosissimo prurito. Io non ho né prurito e né dolore, anzi, se non mi fossi guardato allo specchio non ne avrei neppure scoperto l'esistenza. Nel frattempo mi faccio spedire su WhatsApp, dal mio medico, l'impegnativa per sottopormi a un secondo tampone (che farò domattina privatamente) e ne approfitto per mandargli una foto del mio sfogo cutaneo (tranquilli, qui non la posto). Mi risponde immediatamente, con una certa nota di allarme nella voce, e mi dice che è effettivamente fuoco di sant'Antonio e che si trova anche in una brutta posizione (vicino all'occhio). Mi prescrive un antivirale da cominciare ad assumere subito. 

A questo punto, gli scenari che si prospettano sono due: o la febbre è causata dal covid, oppure è la risposta immunitaria al famigerato Herpes Zoster (fuoco di sant'Antonio). Potessi scegliere, preferirei sicuramente la seconda opzione, l'idea di trascorrere dieci giorni segregato nella camera non mi attira per niente.

domenica 14 marzo 2021

È morto a causa del vaccino?

La schermata che vedete qui sopra è tratta da Il resto del Carlino, uno dei quotidiani più diffusi in Emilia-Romagna e nelle Marche. Se il titolo fosse stato "Insegnante muore dopo essere andato dal gommista a cambiare le gomme alla sua auto", chi l'avesse letto cosa avrebbe pensato? Probabilmente a un errore del giornalista, oppure a un suo delirio causato da abbondanti libagioni. In ogni caso, nessuno avrebbe messo in correlazione la visita dal gommista con la successiva morte dell'insegnante. 

Un titolo messo giù in questo modo, cosa suggerisce? Che la relazione tra l'assunzione del vaccino e il decesso ci sia, sia palese. Peccato che nel relativo articolo in più di un punto sia chiaramente scritto che di questa relazione non vi è alcuna prova. Vi si legge infatti (neretto mio): "Il vaccino fatto dieci giorni fa, uno stato fisico che, per ragioni ancora da accertare, nei giorni successivi va via via scemando", e ancora: "...ora sarà necessaria un’inchiesta per capire [...] se esiste una correlazione tra la stessa [la morte] e il vaccino di AstraZeneca."

Ora, una persona mediamente intelligente e con una minima capacità di ragionamento e discernimento, non ha difficoltà a capire che un decesso che avviene dopo l'assunzione di un farmaco (oltretutto, dopo dieci giorni, come si legge nell'articolo) può essere anche frutto di una coincidenza e che non ha alcun senso, prima delle verifiche, ricorrere all'automatismo vaccino = morte. Il problema è che la maggior parte dei lettori del Carlino farà, purtroppo, questo automatismo, con tutto ciò che ne consegue quando dovrà decidere se vaccinarsi o no.

Naturalmente la correlazione non è da escludere, ma finché non sarà provata che senso ha fare un titolo di questo genere? Più in generale, che senso ha fare un articolo del genere? Diverso sarebbe stato il caso in cui, dopo tutti gli accertamenti e le indagini del caso, fosse emerso che il vaccino ha realmente causato la morte dell'insegnante, ma questa prova non c'è e, sono convinto, non ci sarà neppure al termine delle indagini, quando verranno alla luce le vere cause del decesso.

Questo articolo, come tantissimi altri in circolazione (anche Repubblica si è convertita al sensazionalismo acchiappa-clic), è l'ennesima dimostrazione di cosa è diventato il giornalismo oggi e relativi giornalisti. Quel giornalismo che poi, ipocritamente, si straccerà le vesti quando racconterà con indignazione che tantissimi italiani rifiuteranno di vaccinarsi. Quel giornalismo così bene descritto dal sempre ottimo Leonardo Tondelli in questo suo post.

sabato 13 marzo 2021

Quarant'anni de La voce del padrone

Quarant'anni fa, come oggi, usciva La voce del padrone, probabilmente l'album più famoso di Franco Battiato. Sicuramente l'opera musicale che ho ascoltato di più in vita mia e a cui sono più legato. Quando fu pubblicato io avevo 11 anni e lo scoprii per caso grazie a mio zio Mauro, il quale veniva a trovarci abbastanza spesso con la sua Due Cavalli verde, all'interno della quale io amavo intrufolarmi di nascosto per ascoltare le musicassette che lasciava in giro per la macchina. Un giorno ne trovai una, mi pare fosse una vecchia BASF, con su scritto a penna solo "Battiato" e provai ad ascoltarla. Da lì nacque tutto.

Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, penso che quest'album sia uno dei più belli e originali (all'epoca, sicuramente) della storia della musica italiana.

A cosa si pensa

Ho saputo adesso che una donna, che abitava qui vicino a casa mia, questa mattina si è uccisa buttandosi giù dalle mura, a Santarcangelo. È un posto, quello che qua chiamiamo "le mura", tristemente noto ai santarcangiolesi perché, da sempre, è il più utilizzato da chi vuole farla finita. Si tratta di un'alta murata che delimita un lato dello Sferisterio, più noto come il campo del Tamburello. Alcuni anni fa il comune aveva provveduto a transennare la sommità del muro con ringhiere rialzate in ferro, ma non è servito a nulla.

Da ciò che ho saputo, la signora, di un'ottantina di anni circa, si è svegliata e ha fatto tutte le cose che faceva normalmente ogni giorno, compreso apparecchiare la tavola per la colazione, poi si è avviata a piedi a mettere in atto il suo programma suicida, con la stessa tranquillità con cui si va dal fornaio a comprare il pane. Non conosco i motivi che l'hanno indotta a compiere il gesto, magari non li sapeva neppure lei, ma mi chiedo, tra le altre cose, a cosa pensava mentre percorreva a piedi il tragitto tra casa sua e la morte, e non riesco a immaginarlo.

venerdì 12 marzo 2021

AstraZeneca e la paura

Stamattina Repubblica titola a tutta pagina "AstraZeneca, paura in Europa", sulla falsa riga di altri quotidiani e in ossequio a quello che è diventato oggi il giornalismo: una corsa acchiappa-clic che sfrutta e monetizza il sensazionalismo irrazionale, le paure indotte e le bufale, forte del fatto che larghissima parte del popolo si ferma ai titoli e, per pigrizia, incapacità o tutte e due le cose insieme, non approfondisce. Se ci pensate, è lo stesso meccanismo sapientemente utilizzato in politica da Salvini e anche altri: indurre una paura infondata e irrazionale (nel suo caso i migranti) e lucrare politicamente su quella.

Per fortuna, in mezzo a questo mare di disinformazione prezzolata tipicamente italiana (nessun altro sito o quotidiano in Europa usa questi toni allarmistici), esistono ancora poche e lodevoli eccezioni che, pur nel loro piccolo, si sforzano di raccontare i fatti per quello che sono, senza sofisticazioni e adulterazioni interessate. Un ottimo esempio sono i ragazzi de Il Post, che in questo chiaro ed esauriente articolo spiegano come stanno le cose con il famoso/famigerato vaccino anti-covid AstraZeneca e perché, allo stato attuale, non abbiamo motivo di preoccuparci.

Per la cronaca, a mia moglie è stata somministrata qualche giorno fa la prima dose del pericolosissimo vaccino di cui tanto si parla e gli unici due effetti collaterali sono stati mal di testa e 37° di febbre per alcune ore. Lo so, un caso non fa testo, ma se lo si inserisce all'interno dei milioni di casi simili che non fanno testo, qualcosa alla fine significa.

giovedì 11 marzo 2021

Figlie che se ne vanno

Domani Francesca, mia figlia minore, se ne andrà di casa e andrà ad abitare altrove, per conto suo. Non lontano da qui, ma comunque in un altro posto. Era da tempo che lo desiderava, che avvertiva questo bisogno di staccarsi, di prendere il volo, di avere una sua indipendenza. Ha messo tutte le sue cose in scatoloni di cartone, le ha caricate in macchina e le ha portate via. Qui non ha lasciato niente di suo, neppure una penna, quasi a voler simboleggiare con questo gesto il bisogno ormai improcrastinabile di tagliare con un percorso per iniziarne uno completamente nuovo. In uno di questi scatoloni ha messo i suoi diari, li ha osservati e poi ha detto: "In questi anni ho scritto quattro diari, ormai scrivo più io di Stephen King", e poi ha sorriso. 

Fa un effetto strano pensare che un figlio se ne va, e noi che restiamo magari ci metteremo un po' ad abituarci all'idea che da ora in avanti in casa saremo in tre e non più in quattro. Ma d'altra parte è normale che sia così, ci siamo passati tutti, no? 

In bocca al lupo, Fra.

mercoledì 10 marzo 2021

Condizionatori di oggi e di ieri

Questa mattina è venuto il tecnico a montare il nuovo condizionatore a muro comprato qualche giorno fa all'Unieuro. Il condizionatore precedente (marca: Ferroli, per la cronaca) ci ha rinfrescato le estati per la bellezza di 24 anni. Lo acquistammo infatti nel 1997, l'anno dopo il nostro trasferimento qui.

Quando ho fatto presente la cosa al tecnico, lui non ha voluto assolutamente crederci, tanto che è andato di persona a vedere l'anno di produzione sulla targhetta del vecchio Ferroli appena smontato. Dopo essersi ricreduto, mi ha detto: "Non pensi neanche che un condizionatore attuale duri così tanto, sarà già fortunato se durerà una decina d'anni."

Lo sapevo, naturalmente, e le parole del tecnico mi hanno fatto venire in mente questo post, che scrissi l'anno scorso, in cui commentavo il fatto che oggi viviamo tutti nella civiltà dell'obsolescenza programmata.

domenica 7 marzo 2021

I dati e i negazionisti

I negazionisti del covid sono persone con le quali non vale certamente la pena di mettersi a discutere. Si può tentare di comprenderli, poveretti; un certo interesse potrebbe nascere dall'esaminare e studiare la loro psicologia, ma una discussione con loro non è da prendere in considerazione, anche in ossequio al famoso proverbio del sapone e dell'asino. Ecco perché i dati appena pubblicati dall'Istat, relativamente alla responsabilità del virus circa l'aumento di deceduti nel 2020 rispetto agli anni precedenti, a un negazionista non faranno mai né caldo né freddo e non lo smuoveranno di un millimetro dalle sue convinzioni. Sarebbe un po' come mettersi a discutere con un terrapiattista o un negazionista dell'olocausto. Ne vale la pena?

venerdì 5 marzo 2021

Sulle banche

[...]
Il denaro, dai tempi degli dèi dell'Olimpo, trova ora la propria dimora nelle banche. Il percorso è stato vario e anche accidentato, e in questo salto di secoli, guardando alle banche del tempo presente, si può facilmente rilevare che non hanno più nulla di sacro e certamente non sono gestite dagli dèi, ma da uomini che vedono soltanto il proprio tornaconto. Danno forza a questa conclusione tre caratteristiche assunte dal denaro.

La prima è che il valore delle monete (e della carta moneta) non ha più alcun riferimento all'oro, su cui dovrebbero fondare il loro senso; la quantità di denaro circolante non è fissata su un ubi consistam che ne rappresenti il valore. La seconda è che le banche non sono condotte da figure che ne garantiscano i diritti e l'interesse di chi affida loro il proprio denaro: l'istituto di credito è una società per azioni, in mano a privati che devono ottenere un dividendo, e pertanto la gestione del denaro depositato deve essere fruttifera per gli azionisti. La dimostrazione, perfino paradossale, è che i clienti ottengono quello che oggi si chiama "interesse negativo". I due termini "interesse" e "negativo" sono antinomici, quando, per definizione, un interesse dovrebbe essere positivo e occorrerebbe attribuirgli un'entità.

La terza caratteristica è nello statuto bancario che prevede, in caso di crisi dell'azienda e di rischio di bancarotta, che i gestori siano autorizzati a sanare i deficit usando il depositato dai clienti. Il quadro che ne emerge è che le banche sono un sistema che lucra sui depositi, senza che i clienti possano in alcun modo difendersi. Si tratta di una vera organizzazione di profitto mascherato che, ogni anno, dà agli azionisti i dividendi ottenuti dalle spese che i clienti devono sostenere per ogni operazione bancaria e contemporaneamente per una lenta svalutazione del potere di acquisto della carta moneta: operazione facile poiché manca, come abbiamo detto, qualsiasi riferimento a un valore reale in oro. Quest'attività di prodotto negativo potrebbe facilmente essere vista come un imbroglio, ma ne viene difesa falsamente l'immagine dallo Stato, che ha nel tempo coperto il proprio debito nazionale emettendo buoni del tesoro che ha collocato nelle banche. Un debito che non solo non viene pagato, ma aumenta con l'emissione crescente di buoni a coprire il debito in aumento dello Stato. Con un'ulteriore schematizzazione, possiamo dire che i depositi provenienti dal risparmio, dal lavoro, dalle attività produttive delle imprese, servono a sanare il deficit delle banche, deputate a coprire il deficit dello Stato comprando (con il denaro dei clienti) i buoni del tesoro. In poche parole, sconvolgenti e drammatiche, i cittadini sono spinti al risparmio, e quindi a rinunciare a benefici immediati, depositando il loro denaro che serve a coprire l'indebitamento dello Stato. Non solo, occorre aggiungere anche che l'intermediario di questa operazione, cioè le banche, deve produrre un beneficio destinato agli azionisti che, per definizione, ne sono i padroni in misura proporzionale alle azioni possedute.

Un esempio di questo mastodontico imbroglio che lo Stato mette in atto sui cittadini attraverso gli istituti bancari è dato dalla constatazione che la richiesta di un prestito è gravata da un costo travasato nelle quote distribuite ogni anno agli azionisti. È evidente che gli operatori, i manager delle banche, ottengono salari esorbitanti per compensarli dello svolgimento operativo che li pone sullo stesso piano degli imbroglioni e dei profittatori, di coloro che con belle maniere "rubano" sui risparmi, soprattutto dei cittadini. La differenza tra un malfattore e un bancario sta proprio negli "stipendi d'oro" di quest'ultimo. Da questa descrizione si evince che il denaro, come strumento di operazioni commerciali e di attività produttive fondato su un reale equivalente in valore oro, è diventato un mezzo di inganno per molti e di vantaggio per pochi. È un sistema che si sostiene giocando sulla credulità della gente comune e sull'ignoranza, da sempre la forza delle oligarchie e, ancora prima, delle dittature. Le persone che hanno ben presente questa realtà portano i loro averi in Stati piccoli, che non solo non hanno debiti, ma che non possono farne, come il Liechtenstein, il Lussemburgo, San Marino, il principato di Monaco, e in paradiso fiscali che diventano vere e proprie casseforti internazionali.
[...]

(da Homo incertus. Il bisogno di sicurezza nella società della paura - Vittorino Andreoli)

giovedì 4 marzo 2021

La guerra delle Falkland

Quand'ero bambino sentivo spesso parlare delle Falkland. All'epoca non è che seguissi i telegiornali, preferivo di gran lunga i cartoni animati, ma i miei genitori sì e capitava sovente che passassi davanti alla tv proprio mentre qualche notiziario ne parlava. Oppure capitava che adocchiassi distrattamente qualche titolo sui giornali che mio padre leggeva e che poi lasciava in giro per casa. Quindi, astrattamente, di quella che è passata alla storia come guerra delle Falkland ho sentito parlare ma senza mai approfondire. 

Stamattina mi sono imbattuto per caso in questo video del sempre grande Alessandro Barbero, in cui il noto divulgatore racconta la guerra delle Falkland: i motivi che la causarono, cosa succedeva in Argentina in quei primi anni Ottanta, perché Margaret Tatcher dopo quella guerra venne denominata "la lady di ferro" e perché, soprattutto, quella guerra costituì per lei una insperata occasione di rilancio personale e politico, che le permise di vincere le successive elezioni con un consenso quasi plebiscitario.

Se la storia (in questo caso recente) vi interessa, questa lezione di Barbero è interessantissima. In caso contrario, diventa comunque interessante per solo fatto che sia Alessandro Barbero a raccontarla.


Zona rossa?

Non ci sono conferme ufficiali, ancora, ma dalle notizie che circolano sembra che l'Emilia-Romagna tornerà in zona rossa a partire dalla prossima settimana. E così siamo punto e a capo rispetto a un anno fa, quando venne istituita la zona rossa nazionale nel mese di marzo. Come ho già scritto altre volte, queste limitazioni non mi sono mai risultate eccessivamente pesanti da sopportare, perché il mio stile di vita è sempre stato prevalentemente improntato alla sedentarietà; tuttavia non posso non registrare un lieve senso di frustrazione pensando alla situazione generale, oltre che a quella personale.

Un anno fa ci dicevamo che sarebbe andato tutto bene e in quell'"andrà tutto bene" era racchiusa la maggiore peculiarità dell'essere umano: la capacità di appoggiarsi a una speranza e di darsi coraggio utilizzando l'immaginazione. Poi, vabbe', spesso la speranza si trasforma in delusione, fa parte del gioco e allora lì è più difficile ripartire. Leggevo in un libro, tempo fa, che sarebbe cosa buona cominciare a prendere coscienza del fatto che non è vero che a ogni problema c'è soluzione, che ogni dramma prima o poi si risolverà. Ci sono problemi che non hanno soluzione e drammi da cui non si esce, e prendere coscienza di questo può essere un buon viatico per affrontarli nel modo giusto, non solo affidandosi alla passività di una speranza o dell'immaginazione 

Non mi riferisco alla faccenda della pandemia in particolare, ma in generale a ogni situazione della vita. Dalla pandemia bene o male usciremo, prima o poi, o comunque troveremo il modo di conviverci senza farci troppo male. Certo è che il panorama e gli sviluppi attuali della situazione non autorizzano a immaginare che ciò avverrà in tempi brevi, e il malessere e la frustrazione dilaganti ne sono la inevitabile conseguenza. È cambiato un governo (o almeno la sua facciata, i personaggi che gli ruotano sotto mi pare siano più o meno sempre quelli) ma il virus continua a correre pressoché indisturbato. Ora più e ora meno, in alcune zone di più e in altre meno, in un andamento ciclico abbastanza sconfortante. In più abbiamo sotto gli occhi il sostanziale fallimento del piano vaccinale, segnato da disorganizzazione, ritardi, regioni che viaggiano in ordine sparso e che ripropongono in piccolo lo stesso caos che regna a livello europeo. Non è un bel vedere, ed è normale sentirsi poi disorientati di fronte al continuo viavai di colori sui quali dobbiamo regolare la nostra vita. Per natura abbiamo bisogno di certezze, punti di riferimento, appigli, pianificazioni, programmi e quando si è costretti a cambiarli ogni settimana, se non addirittura ogni giorno, poi subentrano l'angoscia e lo scoramento.

Per coincidenza, inizio oggi un libro di Vittorino Andreoli intitolato Homo incertus, uscito circa un annetto fa. Sottotitolo: Il bisogno di sicurezza nella società della paura. Non mi poteva capitare in mano in un momento più appropriato.

22.11.63

Ho terminato ieri sera tardi 22.11.63, di Stephen King. Lessi la prima volta questo romanzo dieci anni fa, quando uscì, prendendolo in prestito in biblioteca. Mi dispiacque restituirlo perché mi piacque molto e mi ripromisi di comprarne una copia per me. Poi, sapete com'è, no? I buoni propositi vengono quasi sempre inghiottiti dall'incessante fluire delle cose di ogni giorno e anche quello, come infiniti altri, non fece eccezione e restò lettera morta. Fino a Natale scorso, quando mi sono ritrovato il libro in questione sotto l'albero. 

L'ho terminato ieri sera tardi, come dicevo, e ho chiuso l'ultima delle sue 750 pagine emozionato, quasi commosso. Perché un libro è questo che deve fare, no? Deve coinvolgerti emotivamente, se no tanto vale guardare Sanremo. In questo senso, come ho già scritto altre volte, non faccio troppe distinzioni tra i classici e i cosiddetti best sellers. Una storia funziona? Coinvolge? Fa pensare? Insegna? Benissimo, per me ha lo stesso valore di un classico.

mercoledì 3 marzo 2021

Sogni

Stanotte ho fatto un sogno curioso - un eufemismo, questo, dal momento che i sogni sono il teatro della nostra follia, come dice Galimberti -, un sogno che si situa in una via di mezzo tra il tragico e il comico. Ne ho ricordi frammentari e confusi, come accade sovente con le attività oniriche, ma grosso modo i fatti sono questi. 

Un grosso camion che trasporta ghiaia (ma poteva essere anche sabbia), mentre fa una curva investe inavvertitamente una persona in bicicletta che gli sta a fianco. La persona rimane uccisa. Attorno alla scena della tragedia si raduna un capannello di persone mentre in lontananza si comincia a sentire la sirena della (ormai inutile) ambulanza in arrivo. Il camionista, riavutosi un po' dal trauma dell'incidente, risale sul mezzo e aziona il comando per sollevare il cassone e scaricare la sabbia, ricoprendo interamente il cadavere. Una delle persone curiose radunatesi lì attorno gli chiede il motivo del gesto e lui risponde: "Ormai è morto, tanto vale seppellirlo." Io, esterrefatto, osservo tutta la scena dalla finestra di un palazzo che dà sulla strada. Fine del sogno, o almeno della parte che ricordo.

Ho provato a fare alcuni collegamenti. Il fatto che io sia alla finestra di un palazzo si potrebbe collegare al romanzo di Stephen King che sto leggendo in questi giorni: 22.11.63. È un romanzo dove si narra di un insegnante di letteratura inglese che, attraverso una porta temporale (la "buca del coniglio"), scoperta per caso da un suo amico, torna indietro nel tempo e cerca di impedire l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy. Come è noto, Kennedy fu ucciso a Dallas da un ex marine, Lee Harvey Oswald, che sparò sul corteo presidenziale da una finestra di un deposito di libri che dava sulla strada. Nel libro, questo edificio è descritto in maniera abbastanza accurata.

Il camion... non saprei. Potrei collegarlo al fatto che la mia casa si affaccia sulla Santarcangiolese, una strada piuttosto trafficata con buona parte del traffico composto da mezzi pesanti. Tra l'altro, nelle zone qua attorno ci sono parecchie cave di ghiaia e sabbia e di camion che trasportano questi materiali inerti mi capita spesso di vederne passare. 

Rimane la bicicletta, e qui la cosa si fa un po' inquietante, perché giusto qualche giorno fa, invogliato dall'arrivo di temperature tipicamente primaverili, ho tirato fuori dal suo letargo invernale in garage la mia bicicletta, con la quale vado al lavoro nel periodo da aprile a novembre e che uso per fare dei bei giri nei pomeriggi in cui non lavoro. Alla luce di quanto sognato, e fatti gli ipotetici collegamenti, credo che rimetterò la bici in garage per un altro po'.

martedì 2 marzo 2021

Pomeriggi arancione scuro


Zona arancione scuro, esco poco di casa ("compreso quando è festa", mi viene in mente) e tra un libro e l'altro maltratto il pianoforte.

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...