giovedì 4 marzo 2021

Zona rossa?

Non ci sono conferme ufficiali, ancora, ma dalle notizie che circolano sembra che l'Emilia-Romagna tornerà in zona rossa a partire dalla prossima settimana. E così siamo punto e a capo rispetto a un anno fa, quando venne istituita la zona rossa nazionale nel mese di marzo. Come ho già scritto altre volte, queste limitazioni non mi sono mai risultate eccessivamente pesanti da sopportare, perché il mio stile di vita è sempre stato prevalentemente improntato alla sedentarietà; tuttavia non posso non registrare un lieve senso di frustrazione pensando alla situazione generale, oltre che a quella personale.

Un anno fa ci dicevamo che sarebbe andato tutto bene e in quell'"andrà tutto bene" era racchiusa la maggiore peculiarità dell'essere umano: la capacità di appoggiarsi a una speranza e di darsi coraggio utilizzando l'immaginazione. Poi, vabbe', spesso la speranza si trasforma in delusione, fa parte del gioco e allora lì è più difficile ripartire. Leggevo in un libro, tempo fa, che sarebbe cosa buona cominciare a prendere coscienza del fatto che non è vero che a ogni problema c'è soluzione, che ogni dramma prima o poi si risolverà. Ci sono problemi che non hanno soluzione e drammi da cui non si esce, e prendere coscienza di questo può essere un buon viatico per affrontarli nel modo giusto, non solo affidandosi alla passività di una speranza o dell'immaginazione 

Non mi riferisco alla faccenda della pandemia in particolare, ma in generale a ogni situazione della vita. Dalla pandemia bene o male usciremo, prima o poi, o comunque troveremo il modo di conviverci senza farci troppo male. Certo è che il panorama e gli sviluppi attuali della situazione non autorizzano a immaginare che ciò avverrà in tempi brevi, e il malessere e la frustrazione dilaganti ne sono la inevitabile conseguenza. È cambiato un governo (o almeno la sua facciata, i personaggi che gli ruotano sotto mi pare siano più o meno sempre quelli) ma il virus continua a correre pressoché indisturbato. Ora più e ora meno, in alcune zone di più e in altre meno, in un andamento ciclico abbastanza sconfortante. In più abbiamo sotto gli occhi il sostanziale fallimento del piano vaccinale, segnato da disorganizzazione, ritardi, regioni che viaggiano in ordine sparso e che ripropongono in piccolo lo stesso caos che regna a livello europeo. Non è un bel vedere, ed è normale sentirsi poi disorientati di fronte al continuo viavai di colori sui quali dobbiamo regolare la nostra vita. Per natura abbiamo bisogno di certezze, punti di riferimento, appigli, pianificazioni, programmi e quando si è costretti a cambiarli ogni settimana, se non addirittura ogni giorno, poi subentrano l'angoscia e lo scoramento.

Per coincidenza, inizio oggi un libro di Vittorino Andreoli intitolato Homo incertus, uscito circa un annetto fa. Sottotitolo: Il bisogno di sicurezza nella società della paura. Non mi poteva capitare in mano in un momento più appropriato.

8 commenti:

  1. Confermo: saremo zona rossa a breve, forse anche prima di lunedì.
    Il tuo pensiero rispecchia il mio. Da arancione ad arancione scuro, a rosso, a me cambia solo che lavoro da casa, ma più per mia scelta.
    Per il resto esco di casa per prendere il giornale e fare la spesa.
    Ma sono addolorato per la situazione generale. Ancora boom di contagi, di ricoveri, poi avremo il boom di morti.
    La campagna vaccinale è stata un disastro.
    Bisognava correre il rischio sulle Rsa e vaccinare subito gli anziani dai 70 agli 89.
    Con Astrazeneca fare liste da 11 che comprendessero anche normali cittadini pronti a subentrare in caso di defezioni di qualcuno di questi undici. Questo perché da un flacone si ricavano undici dosi e bisogna usarle tutte.
    Ma spesso non si arriva a trovare undici nominativi.
    Fonte: il vice presidente dell'ordine dei medici di Rimini.

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    1. Per mia fortuna il mio lavoro non è possibile svolgerlo da casa ma esclusivamente in presenza. Dico per fortuna perché il fatto di continuare a uscire di casa per andare al lavoro, indipendentemente dal tipo di colore in cui ci si trova, lo considero un segno di normalità in mezzo a questo mare di anormalità.

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  2. L'anno scorso, quando cominciò tutto, lessi il commento di qualche esperto che disse che le pandemie durano in media due anni. Per questo avevo già messo una pietra sopra al 2021 ed essendo come te una persona con uno stile di vita sedentario, non è che mi sposti molto il colore che ci viene assegnato. In realtà amo viaggiare e prima andavo spesso in giro, però ci sono tante altre cose che si possono fare. Penso che la speranza sia necessaria, però è verissimo ciò che dici, ovvero che ci sono anche situazioni dalle quali non si esce. Sarebbe cosa buona e giusta che le persone acquisissero questa consapevolezza e imparassero a vivere di conseguenza. In questo caso la speranza non è speranza di uscirne, ma speranza di riuscire a vivere comunque pienamente.

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    1. Anche io, prima, andavo abbastanza spesso in giro (gitarelle domenicali, a volte qualche weekend) e, quando potevo, anche in vacanza per brevi periodi. Adesso tutto questo non si può più fare e in fondo la cosa non mi pesa. Ciò che mi peserebbe sarebbe non poter uscire di casa per fare le mie camminate giornaliere in collina, ma, se non ho letto male, quelle sono permesse anche in zona rossa, a patto di indossare la mascherina, stare a distanza dagli altri e non allontanarsi eccessivamente da casa.
      Mi basta, per adesso.

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  3. I libri arrivano quando servono...sempre. Sono loro che ci trovano e non il contrario

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    1. Verissimo. È noto da sempre che è il libro a scegliere il lettore e non viceversa, a differenza di quanto comunemente si crede.

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  4. Io spero che tutto scorra via il prima possibile e che mio padre, che vive da solo e senza parenti vicini, possa vaccinarsi il prima possibile (dubito, perché con i suoi 73 anni, anche se soggetto a rischio, è uno dei tanti dimenticati) perché ultimamente sta cominciando ad appassire vista l'impossibilità di muoversi liberamente.

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    1. Capisco perfettamente. Anche i miei sono in questa situazione. Magari non sembra, ma l'impossibilità di muoversi, per gli anziani è a volte maggiore motivo di sofferenza che per i giovani.

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