giovedì 11 marzo 2021

Figlie che se ne vanno

Domani Francesca, mia figlia minore, se ne andrà di casa e andrà ad abitare altrove, per conto suo. Non lontano da qui, ma comunque in un altro posto. Era da tempo che lo desiderava, che avvertiva questo bisogno di staccarsi, di prendere il volo, di avere una sua indipendenza. Ha messo tutte le sue cose in scatoloni di cartone, le ha caricate in macchina e le ha portate via. Qui non ha lasciato niente di suo, neppure una penna, quasi a voler simboleggiare con questo gesto il bisogno ormai improcrastinabile di tagliare con un percorso per iniziarne uno completamente nuovo. In uno di questi scatoloni ha messo i suoi diari, li ha osservati e poi ha detto: "In questi anni ho scritto quattro diari, ormai scrivo più io di Stephen King", e poi ha sorriso. 

Fa un effetto strano pensare che un figlio se ne va, e noi che restiamo magari ci metteremo un po' ad abituarci all'idea che da ora in avanti in casa saremo in tre e non più in quattro. Ma d'altra parte è normale che sia così, ci siamo passati tutti, no? 

In bocca al lupo, Fra.

21 commenti:

  1. Secondo me tutto sommato sarebbe più preoccupante se non succedesse, il che non toglie che il vuoto lasciato, almeno finchè non ci si abitua, sia grande (mi sbaglio se immagino che lo riempirai presto di libri..? ;-))
    Un caloroso in bocca al lupo a tua figlia anche da parte mia.

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    1. Non sbaglieresti, se lo spazio in questione non fosse già stato occupato dalla sorella. :-)

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  2. ci sono passato.
    il taglio del cordone ombelicale è un passaggio necessario, doloroso, certo, ma utile a potersi guardare negli occhi, tra padre e figlia, in modo nuovo, due persone diventate adulte.
    massimolegnani

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    1. Sì, è così. Anche se forse "doloroso" è eccessivo. Magari un po' triste, quello sì.

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  3. Non ci sono passato, perché non ho figli. Ma ho fatto l'abbandonante di casa. Prima la casa dei miei, poi quella della mia prima moglie, poi di nuovo quella dei miei, dove comunque ho lasciato mille cose (anche i quadri si è portata via?). Lascio sempre qualcosa, oltre al cuore e l'irrequietezza.

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    1. Un paio di quadri li ha lasciati, ma solo perché in macchina non ci stava più niente, lì verrà a prendere presto. :-)

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  4. Figli che diventano indipendenti: da un lato fa strano non averli più in giro per casa, dall'altro penso che per noi genitori sia anche motivo di orgoglio. Tra l'altro beato te che Francesca si è presa tutte le sue cose; mio figlio maggiore vive da solo da un anno, ma ha lasciato vestiti e altro nella sua vecchia stanza... non perchè pensi di tornarci, mi sa che è una differenza fra maschi e femmine XD

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    1. Non posso fare paragoni perché le mie figlie sono femmine, ma immagino tu abbia ragione. :-)

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    1. (a occhio e croce a me mancano ancora una ventina d'anni a questo momento 😀)

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    2. Hai tutto il tempo per prepararti come di deve. :-)

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  6. Tempo fa lessi da qualche parte che un bravo genitore deve stare molto coi figli quando sono piccoli, poi sempre meno, man mano che crescono, mentre purtroppo spesso capita il contrario.
    In ogni caso lasciarli andare è faticosissimo ma necessario e bellissimo.
    Tocca vivere la mancanza come bella cosa, sacra, santa e giusta, mentre nel cuore si vorrebbe continuare a viverci insieme tutta la vita.
    Credo sia necessario un periodo di elaborazione del lutto. Te lo dico io che faccio lo psicologo, ho un figlio di 21 anni al secondo anno di medicina a Ferrara, che sono stato contento del lockdown che me lo ha lasciato a studiare in casa per due anni, anche se so che sarebbe stato meglio per lui andare a vivere da solo a Ferrara e stare coi compagni di università. Credo che non dobbiamo vergognarci delle nostre contraddizioni, ma viverle fino in fondo affrontandole a muso duro e, ovviamente, lasciare con gioia che i nostri figli vadano per la loro strada...

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    1. Concordo: lasciarli andare è necessario. Il problema è che, spesso, non hanno la possibilità di potersene andare. È vero che viviamo in una società dove - si dice - i giovani tendono a stare in casa coi genitori per indolenza, rifiuto di mettersi in gioco e quant'altro, ma è anche vero che quelli che vorrebbero andarsene, spesso non hanno la possibilità materiale di farlo.
      Ma qui si aprirebbe un capitolo articolato e complesso.

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  7. Come ti/vi capisco.
    È una fase che noi genitori dobbiamo accettare, non è facile, lo so, e ci vuole tempo per abituarci a percepire la nostra famiglia che si restringe sempre più, per poi allargarsi nuovamente in caso di eventuali fidanzati/e/nipoti ecc.
    D'altra parte dal momento in cui i nostri figli vengono al mondo noi genitori e poi la scuola e le altre agenzie educative non facciamo altro che renderli sempre più autonomi. Ora è il momento per tua figlia di spiccare il volo.
    La sindrome del nido vuoto colpisce mamme e papà, tutti indistintamente, ma non dimentichiamo che per i nostri figli resteremo sempre i loro punti di riferimento. Buona nuova avventura.
    sinforosa

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    1. Sì, come del resto i nostri genitori hanno continuato a essere punti di riferimento per noi.
      Ciao sinforosa, buona serata.

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    2. Ciao , so che non è la stessa cosa perché mia figlia ha solo dodici anni però ieri è successo una cosa strana .
      Una cosa normale penso.
      È vero che lei sta prendendo le “distanze” da me ( sta cominciando l’adolescenza) e lo stacco che parli te un po’ lo sto cominciando a sentire .
      Si può essere distanti anche vivendo nella stessa casa.
      È una distanza fisiologia..non puoi farci niente.
      Beh ieri dopo 15 giorni ho avuto il tampone negativo al COVID.
      Son stati 15 giorni di distanza forzata ,con lei con la moglie..isolato in casa , non potersi sfiorare ecc..
      Alla notizia della mia negatività io e la consorte felici abbiamo un po’ tentennato prima di riabbracciarci e lasciarci andare alla felicità.
      Questione di microsecondi eh..ma ci son stati.
      Mia figlia appena mi ha visto , tornata da scuola e glielo ho detto è corsa saltandomi addosso e stringendomi in un forte abbraccio.
      Mi ha disarmato.
      Credo che anche le distanze fisiologiche e materiali non potranno mai spezzare quel filo invisibile che unisce i nostri figli a noi.
      Neanche quando lasceranno il nido.
      Vabbè poi ho letto il tuo post e ho pensato a questo.
      Comunque c’ho ancora un bel vantaggio rispetto a te.
      Almeno spero😂

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  8. Eh, l'adolescenza non è un periodo "tranquillo", tutt'altro. È quel passaggio in cui i figli devono fare l'Epido e "uccidere il padre" (mataforicamente, ovviamente). Io sono sopravvissuto, per fortuna.
    Ciao Max. :-)

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  9. Ho digerito il distaccamento di mio figlio con gradualità, visto che ha vissuto per 5 anni in un hotel facendo l'alberghiero a Fiuggi. Eppoi Miami, Malaga, Siviglia, Parigi... adesso è tornato ma vive da suo padre, dove ha più spazio. Lavora a Roma, fa il cuoco. Eppure per me è sempre struggente aprire il suo armadio e vedere le sue magliette o sperare che un giorno ci sia di più, perchè sono felice per lui, ma mi manca tanto fare la mamma a tempo pieno. Ti capisco

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    1. Io il rischio di struggermi aprendo l'armadio non lo corro, ha portato via tutto.

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    2. All'inizio anche a me, ma poi riportano sempre qualcosa, piano piano...

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