giovedì 31 luglio 2025

Il cherry picking di Rampini

C'è stato un periodo in cui non mi dispiaceva l'idea di abbonarmi al Corriere della Sera e bypassare così il paywall per leggere integralmente gli articoli, ma non mi sono mai deciso. Poi, quasi due anni fa, è iniziato il genocidio a Gaza e il Corriere ha scelto di seguire la linea dell'omertà, della minimizzazione, se non a volte della giustificazione e lì il mio proposito di abbonamento si è definitivamente spento. 

A dare il colpo di grazia alle mie frequentazioni internettiane del quotidiano su cui in epoche di gloria scrissero Calvino, Buzzati, Montale, Moravia, Pasolini, Montanelli, Biagi (solo per citarne alcuni) è arrivato Federico Rampini a sproloquiare di clima.

Siamo vuoti dentro


Il titolo di questo post non tragga in inganno. Non mi sto riferendo al vuoto inteso in termini psicopatologici ma al vuoto meramente fisico che alberga dentro ognuno di noi. Tutto nasce dalla mia mente un po' ballerina che tende a fare strane associazioni. 

Ieri mi è capitata su whatsapp questa immagine, che ovviamente mi ha strappato un sorriso. Ma, passato il sorriso, la vista di un atomo mi ha fatto venire in mente una conferenza di Stefano Mancuso di qualche tempo fa, conferenza che mi sbalordì parecchio e che appunto aveva a che fare anche con gli atomi. Riassumo brevemente in base a quanto mi ricordo: eventuali laureati in fisica che passassero di qui sono pregati di non ridere ed eventualmente correggere ciò che riporto a memoria.

Dunque, tutto ciò che esiste è composto da atomi, che sono la unità fondamentali che costituiscono la materia. Siamo fatti di atomi noi, le piante, il mare, il nostro smartphone, il pappagallo con cui chiacchieriamo in salotto, la pompa della bicicletta, il tappino di gomma sotto le gambe dei tavolini, il geko che si arrampica sul muro della nostra camera, le vibrisse del nostro gatto, la brioche che immergiamo nel cappuccino la mattina, la prof di italiano e storia che ci chiama per essere interrogati e via così. Più o meno tutti sanno che gli atomi sono composti da un nucleo, all'interno del quale stanno protoni e neutroni, e da elettroni che ruotano attorno, esattamente come l'immagine che mi è arrivata su whatsapp.

Quello che io non sapevo, e che mi ha sorpreso, è che la distanza che esiste tra il nucleo e gli elettroni che gli ruotano attorno è molto grande. Se ipoteticamente potessimo ingrandire il nucleo di un atomo, che di per sé ha dimensioni talmente piccole che la mente umana non riesce a concepire, fino alle dimensioni di una mela, troveremmo che gli elettroni gli ruotano attorno a un chilometro di distanza. Quindi, diceva Mancuso, gli atomi sono sostanzialmente vuoti, e se è vero che noi, il nostro gatto, la prof ecc. siamo fatti di atomi, anche noi siamo vuoti. Ma se siamo vuoti, perché quando andiamo alla sagra della polenta e dello strozzaprete a Saludecio urtiamo l'altra gente? In teoria dovremmo compenetrarci a vicenda. Andiamo a sbattere nell'altra gente perché gli elettroni che ruotano attorno agli atomi di cui siamo fatti hanno carica negativa, e dato che le cariche negative si respingono, vengono respinti dagli elettroni degli atomi che compongono le altre persone.

Questo spiega anche perché distrussi il muso della mia vecchia Punto quando, anni fa, in un giorno di neve, tamponai il mio vicino di casa: gli elettroni degli atomi che componevano la carrozzeria della mia macchina furono respinti dagli elettroni della carrozzeria della macchina del mio vicino, il quale vicino ricordo che s'incazzò assai e per parecchio tempo mi tolse pure il saluto. 

Vabbe', scherzi a parte (scherzi si fa per dire: lo tamponai per davvero), a me quella conferenza di Mancuso mi sorprese davvero. Ancora oggi a 'sta cosa che gli atomi sono vuoti ogni tanto ci penso.

mercoledì 30 luglio 2025

Lorenzo, non è più tempo di equidistanza

Io penso che Jovanotti sia una persona dotata di una normale intelligenza, come la mia o quella di chiunque altro. Ciò mi porta a ritenere un po' ridicola e un po' imbarazzante l'equidistanza tenuta durante il concerto di sabato scorso a Udine su ciò che sta succedendo a Gaza. 

A Gaza non c'è una guerra, Lorenzo, a Gaza c'è un genocidio pianificato scientemente. Una guerra c'è semmai in Ucraina, dove si fronteggiano due eserciti, ma a Gaza non si fronteggiano due eserciti, a Gaza c'è uno dei più forti e tecnologicamente meglio attrezzati eserciti del mondo che spara su civili disarmati mentre sono in fila per il pane e l'acqua. Non è una guerra, è uno sterminio, c'è differenza tra le due cose. E non è accettabile che tu dica: "non è una questione di tifoseria. Io sono tifoso solamente per sostenere la pace, la tregua." 

Non è vero che non è una questione di tifoseria, perché a un certo punto bisogna schierarsi, non si può stare sempre con quelli che non scelgono, non prendono parte, non si sbilanciano, o molto comodamente e facilmente sostengono la pace. Grazie al cazzo. Tutti sosteniamo la pace. Conosci forse qualcuno che è contro la pace? Io no. Ma durante un genocidio ci si schiera, o di qua o di là. Altrimenti meglio starsene zitti: suonare, cantare e basta. 

Dio santo, che fastidio l'equidistanza.

Troppo poco tempo

Ogni tanto prendo atto di questa verità: non ho tempo per fare tutto. È una cosa che in maniera più o meno conscia so da sempre, ma ci sono momenti in cui questa consapevolezza emerge in maniera più vistosa rispetto ad altri. Torno a casa dal lavoro verso le tre di ogni pomeriggio e da lì in poi vorrei fare tutto ciò che mi piace: andare avanti col libro in lettura, scrivere qui sul blog, suonare il pianoforte, la chitarra, ascoltare conferenze e interventi su youtube dei divulgatori che amo, oppure un vecchio album dei Genesis. Ma non riesco a fare tutto perché il tempo non basta. E c'è poi da mettere in conto che alcuni pomeriggi ho comunque incombenze e commissioni da sbrigare.

Dovrei smettere di lavorare e recuperare così quelle otto/nove ore di vita che ogni giorno sono obbligato a sacrificare sull'altare del lavoro per poter vivere. A volte penso che le persone che non hanno alcun interesse e alcuna passione forse vivono meglio. Mi capita di vedere quelli che passano le ore seduti ai tavolini del bar a cazzeggiare e a parlare di Temptation island e mi chiedo se non stiano meglio loro di me. Magari non sanno niente di come funziona il mondo e non gli importa niente di saperlo, ma stanno bene lo stesso e non si fanno i problemi che mi faccio io. Forse essere interessati e curiosi di troppe cose è una condanna, non una virtù.

martedì 29 luglio 2025

Figlio di Dio?

Mentre ascoltavo questo breve intervento di Galimberti pensavo che se l'avesse pronunciato appena un po' di tempo fa probabilmente non l'avrebbe scampata. Magari non sarebbe stato mandato al rogo, ma un bel processo per eresia non gliel'avrebbe tolto nessuno. Mi sembra comunque che almeno un paio di punti siano interessanti. 

Il primo è quello in cui il filosofo afferma che Gesù non ha mai detto di essere figlio di Dio, quindi non lo è. A supporto di questa sua affermazione cita il dialogo tra Gesù e Pilato nella parte in cui quest'ultimo gli chiede se è figlio di Dio e Gesù gli risponde: "Tu lo dici", a significare che questa affermazione l'ha fatta Pilato, non Gesù. Ora, intendiamoci, io non sono un teologo ma tra le mie perversioni passate c'è stata quella di aver letto alcuni libri su questi argomenti. Ma anche senza leggere libri, è sufficiente una breve googlata per vedere come invece ci sono alcuni passi del nuovo testamento in cui Gesù fa capire di esserlo, figlio di Dio, anche se non lo dice mai in maniera esplicita ma sempre implicita, racchiudendo il concetto all'interno di perifrasi, parabole o discorsi. Quindi diciamo che qui Galimberti potrebbe avere in parte ragione e in parte no. In ogni caso, sulla natura del rapporto tra Gesù e il suo presunto padre celeste dibattono da secoli pensatori, filosofi e teologi, spesso con morti e feriti, quindi non sarò certo io in questo post a mettere la parola fine alla secolare diatriba.

L'altro punto interessante, e qui mi pare che Galimberti abbia ampi margini di ragione, è quello in cui afferma che Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione che porti il suo nome, né ha mai avuto intenzione di farlo. A questo proposito ricordo un libro di Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo (Cacitti è stato ordinario di Storia del cristianesimo antico all'Università degli studi di Milano), nel quale lo studioso esprime il medesimo concetto, e cioè che Gesù è venuto per rinnovare, non per creare una nuova religione, e il cuore della sua predicazione è l'annuncio del Regno di Dio, non l'istituzione di una "Chiesa" nel senso moderno. Poi vabbe', le cose sono andate come sono andate e ancora oggi ci ritroviamo sul groppone il cristianesimo inteso come religione, ma anche come cultura e inconscio collettivo, tutte cose che ovviamente non hanno nulla a che fare con la spiritualità.

lunedì 28 luglio 2025

Il turista cretino

Confesso che, inizialmente, sentire apostrofare come cretino chi va a visitare paesi o città - nel mio piccolo a volte lo faccio anch'io - mi ha un po' spiazzato, per non dire infastidito. Poi, riflettendoci un po', mi sono reso conto che una certa dose di ragione Fabbri ce l'ha. Magari ha calcato un po' troppo la mano nel suo ragionamento, ma credo che i fondamenti siano condivisibili. Probabilmente il problema nasce dal fatto che noi, in genere, facciamo molta fatica a distinguere il viaggiare dal fare turismo, tendiamo a considerarle due attività analoghe, mentre invece sono profondamente differenti.

Comunque sia, mi sembra un ragionamento in grado di stimolare più di una riflessione. Se poi avete voglia di ascoltare la lezione per intero e non solo i cinque minuti che ho selezionato io, direi che le riflessioni aumentano esponenzialmente.


800.000 anni

Il livello di CO2 presente oggi nell'atmosfera terrestre è il più alto degli ultimi 800.000 anni. Qualcuno, legittimamente, potrebbe chiedersi: Come è possibile poter fare questi calcoli dal momento che in quell'epoca remota non esistevano strumenti di rilevazione? Beh, se è per questo, 800.000 anni fa non esistevamo neppure noi, dal momento che la nostra specie ne ha qualcosa meno di 300.000. Tuttavia oggi abbiamo gli strumenti per vedere e studiare il clima e l'atmosfera di epoche così lontane e rapportarli a quelli odierni.

È uno degli argomenti di cui parla il climatologo Luca Mercalli in questa bellissima lezione apparsa sul canale youtube di divulgazione scientifica Lucy. Dura appena mezz'ora, ma in questa mezz'ora il noto climatologo riesce magnificamente a condensare la storia del clima da quelle epoche remote al 2003 e a oggi. Perché il 2003? Perché nell'estate di quell'anno per la prima volta nella storia alcune grandi città del nord tra cui Forlì, Bologna, Milano e altre superarono la temperatura di 40° e in quell'estate, sempre per la prima volta nella storia, si ebbero quasi due mesi consecutivi di caldo con temperature elevatissime.

Come suggerimento, io terrei sottomano il link a questa lezione e lo manderei a tutti quelli che vi mostrano le prime pagine di Libero o del Giornale dove si dice che i cambiamenti climatici e gli aumenti delle temperature ci sono sempre stati. Che poi niente, lasciate stare, va'. Come dicono a Roma: Quelli so' de coccio. Tutta fatica sprecata.


domenica 27 luglio 2025

Silenzio

Stasera ho fatto una lunga camminata nel silenzio più assoluto. Nelle campagne dietro a casa mia ci sono chilometri di stradine, alcune asfaltate e altre sterrate, che si snodano in mezzo a campi e boscaglia dove non ci passa mai nessuno. 

A tratti mi è capitato si sentire i canti delle cicale, mentre a un certo punto è spuntato fuori un gatto, un bel micio nero con chiazze bianche che mi ha guardato con la stessa espressione che devono avere avuto gli indio d'America quando hanno visto i primi conquistadores spagnoli. È scappato via subito.

Comunque, due ore di totale solitudine, silenzio, pensieri. Ogni tanto bisogna farlo.

sabato 26 luglio 2025

L'amore mio non muore


Mi sento di dire solo un paio di cose relativamente a questo bellissimo romanzo di Saviano, che ho appena terminato. Solo due perché penso che dire di più sia superfluo. 

La prima è che, probabilmente, se i genitori di Rossella fossero ancora vivi ringrazierebbero l'autore per avere "riportato in vita" la loro figlia perduta. Dopo la loro morte, infatti, nulla sembrava rimanere di lei.

La seconda riguarda il fatto che si tratta fondamentalmente di un romanzo sulla disillusione, il disincanto. In particolare qui viene ridotta a brandelli la romantica e un po' ingenua convinzione, ampiamente diffusa, che l'amore può tutto, che l'amore vince su tutto. No, non è così. O almeno non sempre è così. A volte l'amore soccombe, così come a volte soccombe chi se ne fa latore contro tutto e tutti.

La storia raccontata in questo libro in forma romanzata è una storia vera, realmente accaduta e rimasta sepolta per decenni in un faldone di un tribunale, una storia drammatica e ingiusta. Veri sono perfino i nomi dei personaggi che ne fanno parte. Vera, fino alla fine, è stata sicuramente Rossella.

Distanze

Stamattina, quando sono arrivato dall'oculista, nella sala d'aspetto c'erano due persone che erano posizionate agli antipodi una rispetto all'altra. Io mi sono seduto in posizione di equidistanza da entrambe. La persona che è arrivata dopo di me ha fatto lo stesso, posizionandosi alla maggiore distanza possibile dai presenti. E via così tutte le altre che mano a mano arrivavano. Ovviamente gli ultimi arrivati, per evitare di stare in piedi, hanno occupato i posti rimasti liberi tra una persona e l'altra. Mentre osservavo tutto questo mi chiedevo perché, in generale, entrando in una sala con un certo numero di posti liberi si tende a scegliere quelli più distanti dagli altri e, dando in pasto il quesito a ChatGPT, la risposta è stata questa:

"È una tendenza psicologica molto comune e ha a che fare con diversi fattori legati al comportamento umano e alla gestione dello spazio personale. Ecco le ragioni principali:

1. Spazio personale (o "zona di comfort")

Le persone hanno bisogno di mantenere una certa distanza dagli altri per sentirsi a proprio agio, specialmente con sconosciuti. Questo spazio invisibile varia a seconda della cultura, della personalità e del contesto, ma in generale si tende a evitare di sedersi troppo vicino ad altri se non necessario.

2. Ricerca di privacy

Anche in spazi pubblici, le persone cercano un minimo di riservatezza. Sedersi lontano dagli altri dà l’illusione di maggiore controllo e isolamento, riducendo il rischio di essere osservati o ascoltati.

3. Evitare l’imbarazzo sociale

Stare vicini a sconosciuti può portare a situazioni scomode: contatti visivi forzati, conversazioni indesiderate o semplicemente disagio per il silenzio condiviso. Sedersi lontano minimizza queste potenziali interazioni.

4. Norme sociali implicite

C’è una sorta di "etichetta non scritta" secondo cui, se ci sono posti liberi, è meglio lasciare spazio tra sé e gli altri. È una forma di rispetto e di buona educazione.

5. Istinto di auto-protezione

In ambienti sconosciuti, molte persone scelgono istintivamente una posizione "strategica", ad esempio con le spalle al muro o con una buona visuale della stanza, per sentirsi più sicure. In pratica, è un mix di istinti sociali, culturali e psicologici che ci porta a comportarci in questo modo. È così comune che in psicologia ambientale è stato anche studiato come "comportamento di distribuzione spaziale" nei luoghi pubblici."

Tutte risposta molto interessanti, ma credo manchi quella che forse più si attaglia a me: la misantropia :-)

Per quanto riguarda la visita, il mio oculista mi ha confermato ciò che so più o meno da quando andavo alle elementari, e cioè che gli occhi sono la parte del mio organismo più fragile e con maggiori problemi. Amen.

Riconoscimenti

Non so se la mossa di Macron di riconoscere lo stato di Palestina avrà effetti sulla fine della mattanza a Gaza. Se l'iniziativa fosse seguita da altre nazioni, forse sì. Ma è comunque un passo di una certa rilevanza.

In ambito psicologico essere riconosciuti è importantissimo, in ambito geopolitico probabilmente è lo stesso. Umberto Galimberti scriveva che la condizione indispensabile per esistere è il riconoscimento degli altri; l'identità, infatti, non l'abbiamo per natura o in virtù della nostra nascita ma perché qualcun altro ci riconosce.

Per la Palestina potrebbe essere la stessa cosa. Essere visti, riconosciuti, sia come comunità che come singoli, potrebbe essere una delle precondizioni indispensabili per proteggersi da chi aspira alla nostra eliminazione.

venerdì 25 luglio 2025

Chi ci va, poi, a combattere?

A me piace leggere sempre i pro e i contro delle cose, e questo ovviamente vale anche per la questione del riarmo europeo e italiano e per la questione dell'aumento delle spese militari per difenderci. Leggendo e ascoltando le due campane, quelle favorevoli e quelle contrarie - quelle favorevoli si possono leggere ovunque, su qualsiasi media mainstream - a me convincono di più quelle contrarie. 

I motivi sono parecchi, ma quello principale è che non ho ancora trovato nessuno che mi spieghi in maniera seria e documentata chi è il nemico contro cui dobbiamo difenderci. È una domanda semplice, ma evidentemente la risposta non lo deve essere altrettanto, dal momento che nessuno è in grado di fornirla con criteri di serietà e senza il ricorso a bufale/barzellette tipo quella che i russi vorrebbero invaderci.

giovedì 24 luglio 2025

Muhammad

Ieri il quotidiano inglese Daily Express ha pubblicato questa foto. Non è un'immagine generata con l'intelligenza artificiale, è semmai un'immagine generata dalla cattiveria e dalla spietatezza degli esseri umani. L'autore dell'articolo a corredo di questa immagine (e altre) si chiama Giles Sheldrick. Il bambino scheletrico nell'immagine si chiama Muhammad Zakariya Ayyoub al-Matouq, pesa sei chili (come un bambino di tre mesi) mentre prima del blocco delle forniture alimentari delle organizzazioni umanitarie voluto da Netanyahu ne pesava nove. Vive (si fa per dire) in una tenda assieme a sua madre. È un bambino di Gaza che sta morendo di fame. I dati sui bambini nella stessa situazione di Muhammad parlano di circa 900.000 piccoli, 70.000 dei quali in gravissimo stato di denutrizione, al punto che se anche si ricominciasse a nutrirli la loro sorte sarebbe comunque segnata.

Dopo i bombardamenti di case, quartieri, ospedali, scuole, università, campi profughi, l'ultima arma usata da Netanyahu per sterminare i palestinesi è la fame. 

Tutto questo mentre la donna/madre/cristiana tace, Salvini riceve il premio Italia-Israele per le sue "posizioni coraggiose" e Tajani afferma, senza alcuna vergogna, che nei confronti di Israele più che mandare una lettera di protesta non si può fare. Blocco delle armi? Sanzioni? Interruzione dei rapporti? Queste cose non si possono fare? Nei confronti di Netanyahu, evidentemente no.

mercoledì 23 luglio 2025

Laura Santi

Ogni volta che le cronache riportano casi come quello di Laura Santi la domanda che mi pongo è sempre quella: perché in Italia è così difficile farla finita? Perché è così complicato fare una legge che stabilisca che ognuno è libero di farla finita quando ritiene di non poterne più?

Se si guardano i sondaggi, oltretutto, si scopre che la libertà di scelta sul fine vita sarebbe apprezzata dalla maggioranza degli italiani. Lo certifica ad esempio il rapporto Eurispes Italia del 2023, secondo cui il 68% degli italiani è favorevole all'eutanasia legale, sostegno che era al 75% nel 2020. Tutti i sondaggi svolti negli ultimi anni indicano come una forte maggioranza degli italiani sia favorevole sia all'eutanasia che al suicidio assistito, anche se quest'ultimo con percentuali leggermente inferiori, quindi un governo che si decidesse a fare una legge per regolamentarli ne avrebbe anche vantaggi in termini di consenso.

Invece niente. Nonostante anche la Corte Costituzionale abbia da anni dato indicazioni ai vari governi di colmare una volta per tutte questo gap legislativo, tutto rimane lettera morta. E quindi continuiamo ad avere casi come quello di Laura: 25 anni di sofferenze e tre di battaglie legali per poter ottenere di smettere di soffrire. 

E niente, non ce la faremo mai a riconoscere a ognuno il diritto di decidere da sé come morire e diventare un Paese un po' più civile. Si deve continuare a soffrire, perché la sofferenza è bella, ha un senso, è una caparra per l'eternità e un viatico per la salvezza. Quindi, cari malati terminali, continuate pure a restare nei vostri letti attaccati a qualche macchina che vi tiene in vita artificialmente e vi somministra la morfina, perché è vero che di qua soffrite come cani, ma dopo di là vi aspetta il premio.

martedì 22 luglio 2025

A parti invertite

La direzione della Reggia di Caserta ha deciso di annullare il concerto sinfonico che avrebbe dovuto essere diretto dal direttore d'orchestra russo Valery Gergiev, ritenuto politicamente troppo vicino a Putin. 

Stavo pensando che, se si usasse lo stesso metro, a direttori come Riccardo Muti non sarebbe permesso di dirigere in parecchi Paesi del mondo, dal momento che a partire dalla Seconda guerra mondiale in qua le guerre illegali iniziate da Paesi Nato si contano a decine: la guerra illegale contro l'Iran (1953); la guerra illegale contro l'Egitto (1956); la guerra illegale contro Cuba (1961); la guerra illegale contro il Vietnam (1964); la guerra illegale contro il Nicaragua (1981); la guerra illegale contro la Serbia (1999); la guerra illegale contro l'Iraq (2003); la guerra illegale contro la Libia (2011); la guerra illegale contro l'Ucraina (2014).

Si tratta, per capirci, di guerre scatenate in spregio al diritto internazionale e senza alcun mandato ONU con cui paesi sovrani sono stati invasi da Paesi Nato, esattamente come la guerra iniziata da Putin invadendo l'Ucraina. Stessa identica cosa.

Ci sarebbe poi da rimarcare come, sempre alla Reggia di Caserta, sia stato invece confermato - giustamente, intendiamoci - il concerto sinfonico diretto dal direttore israeliano Daniel Oren, che non risulta abbia mai detto alcunché nei confronti del genocidio dei palestinesi in corso.

lunedì 21 luglio 2025

Kiss-cam ed evoluzione

La faccenda della kiss-cam al concerto dei Coldplay, di cui forse si è parlato fin troppo, mi ha fatto venire in mente una cosa che non c'entra niente, o almeno non c'entra niente col caso specifico, e cioè che la funzione originaria della bocca non era quella di scambiarsi baci ma esclusivamente quella di introdurre nell'organismo sostanze nutrienti per poter vivere.

La bocca, insomma, è un organo che tutte le specie animali hanno e che serve per mangiare. Poi, col tempo, durante l'evoluzione, la nostra specie ha cominciato a utilizzarla anche per altre cose, come ad esempio baciare il partner, togliere le spolette dalle bombe a mano come fa Rambo e altro. Questo per dire che la quasi totalità degli organi e delle strutture dell'organismo delle varie specie, noi compresi, in origine avevano funzioni totalmente diverse da quelle attuali. 

Le ali, ad esempio, si sono evolute partendo da sottili membrane che in un tempo lontano avevano funzioni di termoregolazione dell'organismo. Poi, col tempo (lunghissimo), si sono evolute fino a diventare le ali come le conosciamo oggi e permettere così ad alcune specie di poter alzarsi in volo.

Ecco, coi Coldplay questa roba non c'entra niente, ma leggere tanti libri di Telmo Pievani ha come conseguenza che poi si guardano i fatti del mondo da altre angolazioni :-)

domenica 20 luglio 2025

Di corsa

Ieri, verso le due di un caldissimo pomeriggio, ero incolonnato sulla due corsie che porta all'imbocco del casello di Trento. Mentre tutta la colonna si muoveva a passo d'uomo verso l'agognato casello (tra l'altro la mia Corsa ha anche l'aria condizionata fuori uso, quindi io e mia moglie boccheggiavamo) odo avvicinarsi alle mie spalle il suono delle sirene di qualche mezzo di emergenza. Guardo negli specchietti e, anche se non scorgo niente, mi accosto il più possibile al guard rail alla mia destra. Dopo un po' ecco arrivare due auto blu, col lampeggiante posizionato sul tetto, che si fanno strada zigzagando tra la colonna di auto che a passo d'uomo procedono sotto il sole.

Non era un mezzo dei vigili del fuoco, o ambulanza, o polizia, o carabinieri. Insomma, non si trattava di un'operazione di soccorso. Erano solo due auto blu che trasportavano qualcuno che aveva molta fretta e che ovviamente non poteva permettersi di fare la fila come i comuni mortali. Probabilmente, uno dei tanti marchesi del grillo di cui sono piene le strade.

venerdì 18 luglio 2025

Solo parole

Dopo quasi due anni di genocidio sistematico, l'esercito israeliano colpisce una chiesa cattolica a Gaza, la chiesa della Sacra Famiglia, e come d'incanto la bella addormentata si sveglia e si indigna. Chissà dove è stata nei due anni precedenti. Due cose è interessante notare. 

La prima è che fino a che era vivo papa Francesco, che telefonava tutte le sere a padre Gabriel, Israele non aveva mai toccato quella parrocchia. Adesso che Bergoglio non c'è più e quella parrocchia è tornata nell'oblio, ecco le bombe. Magari è un caso, magari no, chissà.

L'altra cosa da notare è che appena il giorno prima delle parole indignate di Meloni e Tajani (un altro che si è svegliato con due anni di ritardo), il governo aveva dato indicazioni di votare contro la risoluzione europea che doveva comminare sanzioni a Israele per violazione dei diritti umani. Per dire il valore di quelle parole.

Due bufale medievali

Nel libro Dietro le quinte della storia, che sto leggendo in questi giorni tra una camminata e l'altra sulle Dolomiti, Alessandro Barbero smonta due bufale medievali piuttosto in voga ancora oggi. Una riguarda il famoso ius primae noctis, ossia la legge secondo cui il signore aveva il diritto di prendere il posto del marito la prima notte di nozze. Si tratta di una delle leggende più diffuse sul Medioevo, smentita però dalla enorme mole di documentazione arrivata fino a noi riguardo a quel periodo, in cui mai si menziona questa legge. Secondo Barbero questa leggenda nacque verso la fine del XV secolo, quando i contadini cominciarono a emanciparsi dai soprusi e dalle pretese dei signori e, per celebrare la libertà e dare l'idea di come erano brutti i tempi andati e cattivi i signori che li soggiogavano, inventarono appunto la storia dello ius primae noctis, che poi ovviamente si diffuse fino ad arrivare a oggi.

L'altra bufala medievale smontata da Barbero riguarda la cintura di castità, che i mariti che partivano per la guerra mettevano alle loro mogli per preservarne la fedeltà. Anche qui, come nel caso dello ius primae noctis, non esiste un solo documento o fonte arrivati fino a noi che la citi. La leggenda della cintura di castità nacque in epoca rinascimentale, quando cominciarono a comparire disegni e manoscritti, inventati di sana pianta, relativi a questa fantomatica cintura di castità, i quali fecero nascere la leggenda poi arrivata fino a noi.

Che lo ius primae noctis fosse una bufala lo sapevo, la cintura di castità invece pensavo fosse esistita per davvero, anche perché mi è capitato di visitare musei in cui è esposta. Comunque sia, le due leggende smontate da Barbero dimostrano come le bufale sono sempre esistite e probabilmente sono vecchie quanto l'uomo. Internet quindi non le ha create, come magari molti pensano, ne ha solo aumentato la velocità di diffusione.

mercoledì 16 luglio 2025

Priorità

L'Italia tutta (almeno quella dei social) è indignata perché Mattarella e Meloni non erano a Wimbledon ad assistere alla finale di Sinner contro Alcaraz. Io, e spero una altrettanto cospicua parte d'Italia, sono indignato perché Mattarella, Meloni e compagnia cantante non hanno trovato 30 secondi per dire una parola in difesa di Francesca Albanese, la relatrice italiana alle Nazioni Unite bullizzata e massacrata da Vance e Trump per il suo impegno nel documentare ciò che succede a Gaza.

lunedì 14 luglio 2025

La dottrina della morte


Mi sono chiesto spesso quali sono i motivi della risposta sproporzionata (eufemismo con cui si usa indicare il genocidio in corso dei palestinesi) che Israele sta infliggendo alla popolazione di Gaza in risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Una dei motivi di questa risposta, ne parla Lucio Caracciolo qui, si chiama Dottrina Dahiya. 

È una strategia di guerra asimmetrica, elaborata dal generale israeliano Gadi Eizenkot durante la Guerra del Libano del 2006, che prevede esplicitamente l'uso di una forza sproporzionata per distruggere infrastrutture civili di regimi ritenuti ostili a Israele.

Scrive Wikipedia: Il primo annuncio pubblico della dottrina è stato fatto dal generale Gadi Eizenkot, comandante del fronte settentrionale dell'IDF, nell'ottobre 2008. Ha detto che ciò che è accaduto nel quartiere Dahya (anche traslitterato come Dahiyeh e Dahieh) di Beirut nel 2006 sarebbe: “accaduto in ogni villaggio da cui sono stati sparati colpi in direzione di Israele. Eserciteremo un potere sproporzionato contro [loro] e causeremo danni e distruzioni immensi. Dal nostro punto di vista, queste sono basi militari. [...] Questo non è un suggerimento. È un piano che è già stato autorizzato. [...] Danneggiare la popolazione è l'unico mezzo per frenare Nasrallah.

Sempre da Wikipedia: Alcuni analisti hanno sostenuto che Israele abbia implementato una tale strategia durante la guerra di Gaza del 2008-2009, seguendo la dottrina contenuta nel rapporto Goldstone, il quale concludeva che la strategia israeliana era "progettata per punire, umiliare e terrorizzare una popolazione civile". La commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite del 2009 sul conflitto di Gaza fa diversi riferimenti alla dottrina Dahya, definendola come un concetto che richiede l'applicazione di una "distruzione diffusa come mezzo di deterrenza" e che implica "l'applicazione di una forza sproporzionata e la creazione di grandi danni e distruzioni alle proprietà e alle infrastrutture civili, e sofferenze alle popolazioni.

Scopro solo oggi che morte e sofferenza possono essere codificate da una dottrina.

Primo giorno


Non male, devo dire, come primo giorno. Vabbe', a camminare sono abituato, lo faccio abbastanza regolarmente anche a casa, ma un conto è camminare sui soliti percorsi caserecci e un conto è camminare da queste parti. Queste sono alcune immagini delle baite della Valle di San Nicolò, nella zona di Pozza di Fassa, attraversata ieri.





Oggi non so ancora dove andremo. Valutavamo, assieme alla coppia di amici che è con noi, la camminata in quota che dal passo Costalunga porta al rifugio Roda di Vael, nel gruppo del Catinaccio. Ma è ancora da decidere. Alla fine, comunque, in Trentino un posto vale l'altro, è tutta bellezza.

domenica 13 luglio 2025

I giovani stiano zitti

I tre maturandi che in tre licei diversi (uno di Padova, uno di Belluno, uno di Treviso) hanno fatto scena muta all'orale della maturità credo non siano stati capiti. La stragrande maggioranza dei commentatori si è infatti focalizzata sul mero giudizio relativo al gesto in sé, pochi sono andati oltre cercando di capirne i motivi, motivi che sostanzialmente si possono riassumere nella frustrazione generata dal sentirsi "numeri" e nel fatto di essere valutati esclusivamente in base alla prestazione e non alla crescita personale. Col loro gesto questi studenti hanno in sostanza voluto denunciare un sistema scolastico fortemente orientato verso i voti e la competitività, privo di ascolto e di empatia. 

Giusto? Sbagliato? Non so, ma quello che più mi ha fatto irritare è stata la reazione del ministro Valditara, il quale ha prontamente annunciato che alla prossima riforma dell'esame di maturità chi farà scena muta all'orale sarà automaticamente bocciato. Ammesso che sia possibile farlo (se uno studente raggiunge coi crediti del triennio e con le prove scritte il punteggio minimo per essere promosso su quali basi lo di boccia?), io vedo in questa reazione una forma di intimidazione. Una intimazione a stare zitti.

Non so chi ci abbia fatto caso, ma nel nostro paese i giovani vengono regolarmente zittiti. Nelle piazze e nelle strade a suon di manganellate, a scuola a suon di intimazioni. Quale che sia il motivo della protesta: una scuola che non educa e non si occupa della persona, il genocidio a Gaza, l'ambiente, o qualsiasi altra forma di rivendicazione, i giovani vengono sempre zittiti. Ricordo una vecchia canzone dei Nomadi, Sempre di corsa. Un suo verso recita: "Sei solo uno studente, non ti agitare ché non serve a niente".

Forse è una questione socio-antropologica. L'Italia, dopo il Giappone, è il paese più vecchio del mondo (48,5 anni di età media). I paesi vecchi probabilmente mal sopportano i giovani, li vedono come dei piantagrane e dei rompicoglioni (una delle condizioni per essere veramente giovani è essere rompicoglioni), non vogliono ragazzi inquieti che mettano in discussione il sistema. Un paese di vecchi vuole morire vecchio, i pochi giovani rimasti stiano zitti e non disturbino lo status quo.

sabato 12 luglio 2025

Coglione

Ieri ho ritirato dall'officina la mia macchina tagliandata. Spesa: 275 euro. Ho quindi tirato fuori il bancomat per pagare il dovuto. Il meccanico mi ha proposto di pagare in contanti, evitare la fattura e risparmiare i soldi dell'IVA. Ho rifiutato. 

È un gesto che non serve a niente in un paese, il nostro, che è tra i primi al mondo per evasione fiscale e in cui l'IVA è proprio la tassa più evasa. 

Sono un coglione, lo so (tra l'altro questo tipo di spesa non è neppure deducibile), ma non si può continuare a lamentarsi che in Italia non funziona niente, che i servizi e la sanità sono allo sfascio e poi continuare coi nostri comportamenti a essere corresponsabili di questo disastro. Ma anche se sono contento del mio inutile gesto, non riesco a zittire quella vocina interiore che mi ripete che sono un coglione.

venerdì 11 luglio 2025

Due libri

Ho terminato ieri sera, a fatica, tra un abbiocco e l'altro, questo dimenticabilissimo giallo.

Non si tratta di un'indagine da brivido, come recita la copertina, ma di una noia mortale. Non so neppure perché l'ho finito. Forse perché prima di iniziarlo avevo letto la sinossi e mi sembrava interessante. Vabbe', archiviato nei libri non piaciuti.

Il libro che inizio oggi, invece, è un saggio: questo, che tra l'altro è in edicola in questi giorni:

Qui ci sono Piero Angela e Alessandro Barbero che parlano di storia e non può non essere un grande libro. Avendo letto sia libri dell'uno che dell'altro (di Angela credo di avere letto quasi tutto) e se è vero che l'unione fa la forza, questo dev'essere per forza un grande saggio. Tra l'altro sarà il libro che mi porterò dietro in vacanza. Domani, infatti, io e consorte partiremo per Canazei e per una settimana staccheremo da tutto e penseremo solo alle passeggiate tra i monti e al relax. Credo che ce lo siamo meritati.

Se qualcuno dei miei 32 lettori è sua volta in vacanza o ha in programma di andarci, i miei auguri di buone vacanze.

La fuga dei cervelli e l'auto elettrica

In questi giorni sono comparsi due nuovi video sul canale Youtube Lucy, di cui avevo parlato qualche giorno fa. Uno è questo e analizza il problema annoso della fuga dei cervelli dal nostro paese, che ci costa la bellezza di 14 miliardi di euro all'anno. Va detto che, in generale, l'emorragia dei cervelli non è sempre e solo un danno (se ad esempio gente come Gasparri andasse all'estero avremmo solo da guadagnarci), perché a volte i Paesi che cercano di contrastare il fenomeno - l'Italia naturalmente non è tra questi - mettono in campo misure e provvedimenti per cercare di trattenerli che sul medio e lungo periodo recano benefici ai suddetti Paesi. 

Interessante la parte finale del breve intervento di Telmo Pievani, in cui lo scienziato, con una nota lievemente polemica, critica i tempi lunghissimi per la concessione della cittadinanza. Buona parte di chi se ne va, infatti, è composta di persone di altri paesi arrivate da noi in tenerissima età, quando non nate direttamente qui. Questi bambini imparano la nostra lingua, le nostre tradizioni, vanno a scuola qui, si laureano qui e si trovano a 25 o 30 anni senza cittadinanza. Uno dei motivi per cui se ne vanno, assieme naturalmente alle condizioni migliori che offrono altri paesi europei o extraeuropei, e rispetto a ciò che offre l'Italia non è che ci voglia granché, è proprio questo. Recentemente abbiamo avuto la possibilità di migliorare questa situazione con un referendum, ma la maggioranza di noi ha preferito andare al mare. Spero che gli ottusi politici che hanno stupidamente invitato la gente a boicottare quel referendum non siano gli stessi che poi lanciano continui e ipocriti allarmi sulla fuga dei cervelli.

Il secondo video, questo, forse ancora più interessante del primo, parla della spinosa questione dell'auto elettrica, a cui ovviamente si allaccia il tema della neutralità tecnologica. L'auto elettrica, assieme ai vaccini, alla guerra russo-ucraina, alla guerra Israele vs Gaza, assieme alle puerili guerre politiche destra vs sinistra e altro, è forse il tema su cui le persone, sui social ma anche fuori, si scannano di più. Bene. Nel breve video linkato sopra Telmo Pievani raffronta le due tipologie di automobili, quella classica a motore a combustibile fossile e quella elettrica, e lo fa analizzando l'enorme mole di dati che oggi sono disponibili al riguardo. Ovviamente non c'è storia: l'auto elettrica vince su tutta la linea. Naturalmente l'analisi dei dati non si limita alla sola emissione di inquinanti durante l'utilizzo. È logico, infatti, che se si fa fare il tragitto Milano-Bologna a un'auto elettrica e a una tradizionale e si misura chi ha inquinato di meno la prima vince a mani basse, ma si analizzano le emissioni prodotte durante tutto il ciclo di vita dei veicoli: estrazione delle materie prime, produzione dei componenti (batterie ecc.), utilizzo del veicolo, dismissione a fine vita. Ecco, considerando tutti questi fattori nel loro insieme, l'auto elettrica è migliore, c'è poco da fare.

Sì, lo so, conosco le obiezioni: costano ancora troppo, fare rifornimento è un'odissea e altro. Tutto vero. D'altra parte la storia insegna che ogni nuova tecnologia alla nascita ha avuto i suoi problemi. Ma il tema del dibattere, qui, non è questo, è quello di valutare, dati alla mano, l'impatto sull'ambiente dei nuovi modelli elettrici rispetto a quelli tradizionali.

giovedì 10 luglio 2025

Francesca Albanese


Francesca Albanese dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati (qui la sua pagina Wikipedia). Da qualche tempo è entrata nel mirino degli USA e di Israele per i suoi rapporti in cui accusa il governo israeliano di genocidio e apartheid nei confronti dei palestinesi. È la prima funzionaria delle Nazioni Unite a essere sanzionata dagli Stati Uniti, sanzioni annunciate da Marco Rubio che prevedono il congelamento dei beni e il divieto di ingresso negli USA.

Anche Israele si è mosso contro la funzionaria delle Nazioni Unite, ma in altro modo: utilizzando la rete. Ne parla Fanpage in questo dettagliato articolo. In pratica il governo israeliano sta attuando una campagna di discredito della funzionaria attraverso l'acquisto massiccio di sponsorizzazioni su Google. Lo scopo dell'operazione è quello di fare comparire, in caso di ricerca di informazioni sul motore di ricerca, non la sua pagina Wikipedia come primo risultato, ma le pagine denigratorie commissionate da Israele. Un'operazione di manipolazione della narrazione attraverso l'utilizzo della comunicazione commerciale.

Immagino che, se potessero, gli USA eliminirebbero fisicamente Francesca Albanese, ma non possono e quindi si va di sanzioni. Sarebbe interessante un commento dei liberali nostrani sulla democrazia USA, ma il loro silenzio era già assordante nei lunghi anni della vicenda di Julian Assange: figurarsi adesso. E comunque Rubio è stato chiaro: Bisogna sanzionare chi danneggia l'immagine degli USA o di Israele, facendo finta di ignorare che l'immagine di Israele la sta rovinando Israele stesso, come documenta la storica Anna Foa nel libro Il suicidio di Israele.

Quindi c'è questa donna coraggiosa, Francesca Albanese, nostra connazionale, che sta dalla parte giusta della storia e che viene massacrata mediaticamente da USA e Israele nel silenzio generale delle nostre istituzioni, istituzioni sempre così loquaci in altre occasioni.

Pensare a un libro


Nelle sale d'aspetto dell'ospedale di Rimini ci sono piccoli contenitori con i libri. Chi vuole può attendere leggendo. Carina anche la frase motivazionale (al netto della sintassi traballante). In attesa del mio turno per la visita ho preso in mano un vecchissimo giallo Mondadori (anno di pubblicazione: 1970) e ho cominciato a leggere. Una ventina di pagine e poi ho dovuto interrompere quando mi hanno chiamato.

Pensavo che la cosa fosse finita lì. Invece, una volta a casa, mi sono tornate in mente quelle 20 pagine lette e anche Rick, il protagonista. Perché in fondo quella storia aveva cominciato a prendermi. Sto pensando di tornare giù, portare via quel libro e lasciare lì uno dei miei.

mercoledì 9 luglio 2025

"Sta uccidendo molti uomini"


Col linguaggio fine e garbato a cui ci ha da tempo abituati, Trump esprime tutta la sua irritazione nei confronti di Putin, il quale Putin è accusato da Trump di non volere la tregua e di condurre una guerra in cui gli ucraini vengono colpiti molto duramente e "muoiono un sacco di persone". 

Se non fossimo di fronte a una delle maggiori tragedie del nostro tempo, la guerra russo-ucraina, questa uscita del gangster che sta a Washington susciterebbe quanto meno ilarità. Il motivo di questa ilarità sta nel fatto che Trump ha sfogato la sua frustrazione a margine di una cena con Netanyahu. Cioè, lui è a cena e scambia pacche sulle spalle e salamelecchi col maggiore criminale di guerra della storia contemporanea (ha ucciso più di 60.000 palestinesi dall'attentato di Hamas del 2023), su cui pende un mandato di cattura da parte della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, e accusa Putin di stare uccidendo un sacco di persone.

Ora, chiariamo. Putin è un criminale di guerra? Sì. Ha invaso un paese sovrano in sprezzo di ogni diritto internazionale? Sì. Ha provocato molte vittime civili in territorio ucraino? Sì. Su di lui pende lo stesso mandato di cattura da parte della Corte penale internazionale? Sì. Bene, quindi siamo in presenza di due criminali di guerra, con la differenza che uno è nostro amico da sempre e quindi ci andiamo a cena, l'altro è nostro nemico quindi lo combattiamo. Il nostro famoso doppio standard per cui siamo celebri nel mondo.

Genitori amici dei figli?

Mentre ascoltavo questo breve intervento di Nicola Donti mi rendevo conto che, come genitore, in questo senso un pochino ho mancato. Che il rapporto genitori-figli non debba essere caratterizzato dall'amicizia credo sia noto a tutti. Lo dicono e lo scrivono da sempre Umberto Galimberti, Paolo Crepet, Vittorino Andreoli, Claudia Denti, Massimo Ammaniti e tanti altri.

Neppure i professori dovrebbero essere "amici" dei loro studenti, perché l'amicizia prevede sempre che vi sia un rapporto tra pari. Ma i genitori e gli insegnanti non possono essere messi su un piano relazionale paritario con i loro figli e i loro allievi perché ciò andrebbe a detrimento dell'autorevolezza, la cui mancanza, come scrivono gli esperti di sviluppo infantile, genera difficoltà nel porre limiti, insicurezza psicologica nei figli, mancanza di rispetto nei confronti sia dei genitori che degli insegnanti. E mi pare che di questo le cronache siano, purtroppo, ampiamente testimoni.

martedì 8 luglio 2025

Nemesi


Può anche capitare che chi respinge, alla fine venga a sua volta respinto.

Lo chef stellato

Il cuoco stellato Paolo Cappuccio - mai sentito nominare - cerca personale per il suo locale. I candidati devono rispettare alcuni requisiti: non essere gay, non essere comunisti, non essere fancazzisti. 

Non condivido l'ondata di proteste che si sono levate sul web: il ristorante è suo e ha diritto di gestirlo come crede (al netto di eventuali violazioni della legge insite in annunci come questo). 

Personaggi simili mi fanno orrore e mi provocano repulsione, ma il nostro paese, purtroppo, è pieno di gente con un simile livello intellettivo. È sufficiente evitarli. Molte di queste persone tendono a restare nascoste; altre, come appunto il Cappuccio, non hanno problemi a manifestarsi. Una volta che si conoscono basta evitare i loro locali e andare altrove. Un po' come la famosa pubblicità progresso che negli anni Novanta spiegava come difendersi dall'Aids con lo slogan "Se lo conosci lo eviti".

Ecco, per Cappuccio e simili vale lo stesso discorso.

lunedì 7 luglio 2025

Anonimi?

È in corso da un paio di giorni una discussione fiume sul blog di Moz. Tema: cosa resterà dei blog. Tra i tanti argomenti di cui si dibatte ce n'è uno che, diciamo, non è fondamentale per i destini dell'umanità ma è comunque interessante per noi blogger: i commenti anonimi.

Come ho scritto anche là, i commenti anonimi non li capisco. Per carità, va benissimo usarli, almeno sulle piattaforme che ancora lo consentono, ma non ne capisco il senso. Mi riportano sempre alla mente i franchi tiratori in parlamento durante certe votazioni. Uno dovrebbe dire: io mi chiamo così e la penso così, non nascondere il suo voto dietro l'anonimato. Chi ha avuto occasione di assistere a conferenze o a dibattiti pubblici sa che in coda a volte è previsto uno spazio in cui il pubblico può porre domande ai relatori. Chi pone le domande dice sempre come si chiama, e se per qualche motivo lo omette gli viene chiesto dal relatore. Perché sul web non può essere la stessa cosa?

Poi certo, uno può avere motivi suoi per commentare da anonimo, magari motivi di privacy, timori di qualche tipo, ci sta. Ma allora si scelga un nickname, giusto per rendersi riconoscibile ogni volta che commenta. Boh, non so. Come dico, non capisco il senso dell'anonimato.

domenica 6 luglio 2025

Il fine ultimo delle cose

Ogni intellettuale, storico, scienziato, pensatore che a causa di ciò che dice conquista spazi più o meno grandi di notorietà, ha più o meno sempre gli stessi cavalli di battaglia. Non so, se prendiamo ad esempio Galimberti il pensiero va subito al nichilismo attivo, oppure al fatto che il cristianesimo inteso come religione non c'entra niente con Gesù; se prendiamo Barbero lo pensiamo come colui che ha sovvertito il paradigma del medioevo come epoca oscura e buia. E si potrebbe continuare.

Dario Fabbri credo si sia dato una missione tra le più impossibili che ci siano: cercare di fare capire a noi occidentali che noi occidentali non siamo la luce del mondo, non siamo il fine ultimo della creazione e, soprattutto, che il resto del mondo che sta là fuori, ossia circa i 7/8 dell'umanità, non vuole vivere come noi. 

Ed è una missione impossibile perché noi siamo cresciuti in questo brodo di coltura e non c'è possibilità di redenzione. Così, ad esempio, quando nel 2022 abbiamo assistito alla nascita delle proteste delle giovani donne in Iran subito i media mainstream hanno scritto: Le giovani donne iraniane hanno iniziato le rivolte perché vogliono vivere come noi. Che non è assolutamente vero niente. Quelle rivolte hanno avuto come scopo, purtroppo fallito, quello di ribaltare l'orribile teocrazia al potere in quel paese, ma di vivere come noi a loro non importa assolutamente niente. Anzi, mediamente a noi occidentali gli iraniani ci schifano proprio.

Poi, certo, ogni comunità umana ha da sempre visto sé stessa come il centro del mondo e la migliore mai apparsa sul globo terracqueo, ma qua da noi queste convinzioni hanno raggiunto livelli che rasentano il patologico. Quindi, lode a Dario Fabbri, una specie di novello Don Chisciotte, per essersi imbarcato per una missione persa in partenza. Qui c'è una sua ennesima lezione, di pochi giorni fa, su questi temi.

sabato 5 luglio 2025

Farselo spiegare da Luca Mercalli

Luca Mercalli è uno dei più noti climatologi e divulgatori scientifici italiani. Qualche giorno fa ha intrattenuto un bel dialogo con Luca Sommi da cui è nata una interessantissima lezione sulla storia dei cambiamenti climatici: la loro genesi, la loro evoluzione, le cause, gli sviluppi e gli scenari futuri. Ovviamente, tra gli argomenti toccati, c'è anche il famoso "Ha sempre fatto caldo" di cui si parla tanto in questo periodo, uno dei ritornelli più stupidi utilizzati dai negazionisti del cambiamento climatico.

Non è una lezione noiosa, anche se tratta temi scientifici, perché Mercalli, da buon divulgatore, riesce a spiegare concetti complessi con semplicità e anche ironia. Poi lui è già simpatico di suo, per cui... 

Insomma, lasciate stare Cruciani e quando volete conoscere e approfondire temi complessi ascoltate chi quei temi li studia da tutta la vita.

venerdì 4 luglio 2025

Ha sempre fatto caldo


Giuseppe Cruciani pubblica sui social una prima pagine del Corriere della Sera del 1967 che titola: "La grandine squassa Milano. A Roma si soffoca: 42°". Poi ci piazza sotto l'hashtag #EcoNazi. Il messaggio che vuole veicolare è chiaro: temperature estreme ci sono sempre state, quindi non c'è nessuna emergenza climatica e, soprattutto, le attività umane non c'entrano niente. 

Tutto preso dalla sua furia ideologica negazionista, il Cruciani evita accuratamente di menzionare il fatto che è vero che temperature estreme in passato ci sono sempre state, così come è vero che ci sono sempre stati eventi meteorologici violenti, ma ciò che è cambiato negli ultimi decenni sono la frequenza e la potenza di questi eventi. Oggi sono molto più frequenti rispetto al passato e soprattutto arrivano con molto più anticipo.

I 40° (50 in certe zone d'Europa) raggiunti recentemente sono stati registrati alla fine del mese di giugno, non alla fine del mese di luglio come riporta l'articolo citato da Cruciani. Probabilmente quella grandinata e quella temperatura hanno conquistato le prime pagine perché all'epoca erano avvenimenti molto rari, mentre oggi sono la norma rispetto al passato, tanto che molti scienziati, un po' provocatoriamente, suggeriscono di cambiare la dicitura Stato di calamità, che viene sempre tirata fuori in caso di eventi estremi, in Stato di normalità, a indicare che oggi quegli eventi e quelle temperature sono la norma, non l'eccezione. E tutto questo a causa dei cambiamenti climatici innescati (anche) dalle attività umane. Con buona pace di Cruciani e del suo furore ideologico negazionista. 

Inutile ricordare che il ritornello "Ha sempre fatto caldo" è l'arma retorica per eccellenza dei negazionisti climatici, uno slogan che ha anche una sua efficacia e che fa presa sulle menti semplici perché è immediato, semplice, facilmente comprensibile. In più semplifica e banalizza un problema gigantesco e estremamente complesso. Come del resto Cruciani sa benissimo.

giovedì 3 luglio 2025

Pace?

Per carità, va benissimo che Vasco Rossi sul palco sventoli la bandiera della pace, così come va benissimo che tutti, dal papa a personaggi pubblici più o meno in vista, compresa tanta gente comune, chiedano la pace. Tutti vogliamo la pace, è logico, tutti vogliamo che finiscano le guerre, tutti vogliamo un mondo dove regnino solo amore e fratellanza. Il problema è che si tratta di una utopia.

Se io cammino per strada e vengo aggredito (il più banale degli esempi che mi viene in mente), posso mettermi a implorare la pace quanto voglio, ma intanto il mio aggressore mi riempie di bastonate, non è che si ferma. Purtroppo l'essere umano e la pace sono due entità incompatibili, per il semplice fatto che la conflittualità è la principale forma di interazione tra gli esseri umani. Da sempre. E la faccenda del porgere l'altra guancia funziona solo nel vangelo, non funziona nella vita reale.

Se abbiamo costruito un mondo dove il 20% dell'umanità consuma l'80% delle risorse mondiali e se la gode, quel restante 80% si incazza e ha ragione di incazzarsi. Se si vuole la pace, il primo requisito per ottenerla è la giustizia sociale e non è neppure detto che sia sufficiente, perché l'uomo per sua natura è comunque conflittuale e probabilmente troverebbe altri appigli per fare guerre. 

Quindi va bene spendersi e spandersi per la pace, e va bene che lo faccia Vasco Rossi o chi volete voi, basta solo sapere che si tratta di una utopia. Chiarito questo, via libera alle bandiere della pace dai nostri balconi, se ci fa stare meglio.

mercoledì 2 luglio 2025

La metà della vita


Andando un po' a memoria, credo che questo sia il primo romanzo che ho letto sul tema dei cosiddetti amori tossici, ed è un grande romanzo.

Molto brevemente, la storia ha come cornice la Germania dell'est (DDR) negli anni convulsi della caduta del muro e racconta le vicende di Muna, studentessa universitaria con una madre affetta da gravi problemi di alcolismo. Durante un'esperienza come tirocinante in una redazione, Muna incontra Magnus, ne rimane stregata e se ne innamora perdutamente. Quell'uomo da una parte diventerà il centro della sua vita, dall'altra la trasformerà in un inferno.

La peculiarità principale di questo romanzo è che il tema dell'amore tossico, ossia la dipendenza di una donna verso un uomo totalmente anafettivo e con evidenti tratti narcisistici e violenti, è trattato in maniera seria e profonda, mai banale. La prosa di Terézia Mora è diretta, concisa, introspettiva senza inutili fronzoli retorici e riesce a rendere come meglio non si potrebbe la complessità del personaggio di Muna.

Uno dei romanzi più belli letti quest'anno.

Mentre guardavamo di là

Mentre eravamo distratti dai resoconti giornalieri sulla guerra dei 12 giorni (l'attacco di Israele ai siti nucleari iraniani) a Gaza continuava indisturbata la mattanza dei palestinesi. Con tassi di brutalità se possibile ancora più elevati, visto che l'attenzione generale era dirottata altrove.

Il Guardian (tranquilli, queste inchieste non le trovate su Repubblica o Corriere) ha pubblicato un dettagliato reportage su cosa è successo in quei 12 giorni, elencando il numero di civili massacrati giorno per giorno mentre erano in fila e si accalcavano, stremati, per avere cibo e acqua. Uomini, donne e bambini presi di mira dalle mitragliatrici dei soldati israeliani mentre erano in coda verso i tendoni con i loro contenitori per avere un po' di farina o di acqua. Decine e decine di morti ogni giorno, mentre Tajani, con le mani sporche di sangue, dice che le stelle della bandiera europea rappresentano le 12 tribù di Israele. Senza vergogna alcuna.

martedì 1 luglio 2025

Immagini

Dopo l'incontro al bar con Stephen King di qualche giorno fa, il duetto con Laura Pausini. Questa cosa di generare immagini con l'IA mi sta un po' sfuggendo di mano, devo darmi una regolata :-)


Stomaci forti

Riguardo alla questione della casa editrice filo-fascista alla manifestazione Più libri Più liberi, non so bene cosa pensare. Da un lato la...