lunedì 14 luglio 2025

La dottrina della morte


Mi sono chiesto spesso quali sono i motivi della risposta sproporzionata (eufemismo con cui si usa indicare il genocidio in corso dei palestinesi) che Israele sta infliggendo alla popolazione di Gaza in risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Una dei motivi di questa risposta, ne parla Lucio Caracciolo qui, si chiama Dottrina Dahiya. 

È una strategia di guerra asimmetrica, elaborata dal generale israeliano Gadi Eizenkot durante la Guerra del Libano del 2006, che prevede esplicitamente l'uso di una forza sproporzionata per distruggere infrastrutture civili di regimi ritenuti ostili a Israele.

Scrive Wikipedia: Il primo annuncio pubblico della dottrina è stato fatto dal generale Gadi Eizenkot, comandante del fronte settentrionale dell'IDF, nell'ottobre 2008. Ha detto che ciò che è accaduto nel quartiere Dahya (anche traslitterato come Dahiyeh e Dahieh) di Beirut nel 2006 sarebbe: “accaduto in ogni villaggio da cui sono stati sparati colpi in direzione di Israele. Eserciteremo un potere sproporzionato contro [loro] e causeremo danni e distruzioni immensi. Dal nostro punto di vista, queste sono basi militari. [...] Questo non è un suggerimento. È un piano che è già stato autorizzato. [...] Danneggiare la popolazione è l'unico mezzo per frenare Nasrallah.

Sempre da Wikipedia: Alcuni analisti hanno sostenuto che Israele abbia implementato una tale strategia durante la guerra di Gaza del 2008-2009, seguendo la dottrina contenuta nel rapporto Goldstone, il quale concludeva che la strategia israeliana era "progettata per punire, umiliare e terrorizzare una popolazione civile". La commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite del 2009 sul conflitto di Gaza fa diversi riferimenti alla dottrina Dahya, definendola come un concetto che richiede l'applicazione di una "distruzione diffusa come mezzo di deterrenza" e che implica "l'applicazione di una forza sproporzionata e la creazione di grandi danni e distruzioni alle proprietà e alle infrastrutture civili, e sofferenze alle popolazioni.

Scopro solo oggi che morte e sofferenza possono essere codificate da una dottrina.

9 commenti:

  1. Non ho parole non ce ne sono

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    1. Esatto. Soprattutto, le parole che mancano sono quelle di chi invece dovrebbe averle chiare e forti (Europa, governi europei...). Invece, solo silenzio assordante e connivente.

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  2. Il generale israeliano non ha inventato nulla, ha solo replicato la dottrina che i nazisti avevano applicato a Marzabotto e a Sant’Anna. E questa è la cosa più triste
    massimolegnani

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    1. Infatti massimolegnani, da una dottrina, si fanno macelli.

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    2. Esatto Massimo, ci pensavo mentre lo scrivevo.

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  3. Un post importante, che apre uno squarcio su una realtà spesso raccontata solo a metà. Scoprire che esiste una dottrina che prevede esplicitamente la sofferenza civile come strumento di deterrenza fa riflettere sul grado di disumanità a cui può arrivare la logica militare. Leggere, informarsi, non voltarsi dall’altra parte è già un primo passo.

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    1. Avevo letto teorie diverse di vari analisti relative alla spiegazione del genocidio, finché mi sono imbattuto in questa, spiegata da Lucio Caracciolo nel breve video che ho linkato nel post, e sono rimasto colpito. Non la conoscevo.

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    2. Mi piace molto Caracciolo per la sua lucidità, soprattutto quando riesce a condensare in pochi minuti quello che altrove viene spesso diluito o taciuto. Quel passaggio sulla dottrina Dahiya è spiazzante proprio perché toglie ogni alibi: non si tratta più di reazioni "eccessive", ma di una strategia precisa, codificata. Fa impressione rendersi conto che il dolore possa essere non solo previsto, ma pianificato.

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    3. Anche a me piace molto. Assieme a Dario Fabbri è uno degli analisti geopolitici che seguo di più.

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