domenica 6 febbraio 2022

La necessità genera l'invenzione?

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"Nel 1942, in piena guerra, il governo statunitense varò il Progetto Manhattan allo scopo esplicito di costruire una bomba atomica prima che lo facessero i tedeschi. Il progetto raggiunse i suoi obiettivi in tre anni, al costo di due miliardi di dollari di allora (circa venti di adesso). Altri esempi sono la sgranatrice inventata nel 1794 da Eli Whitney per rimpiazzare la faticosa sgranatura a mano del cotone, e la macchina a vapore di Watt del 1796, nata per risolvere il problema di pompare l'acqua al di fuori delle miniere.

Queste vicende molto note ci spingono a credere che gran parte delle invenzioni avvengano dietro sollecitazioni esplicite. Ma non è così: in realtà, molte idee sono state partorite grazie alla curiosità o alla voglia di giocherellare con le macchine, senza che ci fosse una richiesta specifica dall'esterno. Inventato un marchingegno, si trattava di trovare qualche applicazione: solo dopo averlo usato per parecchio tempo il pubblico si accorgeva di averne bisogno. In più, alcuni apparecchi pensati per esigenze specifiche finirono poi per essere utilizzati in modi inaspettati. Può sorprendere sapere che tra queste invenzioni in cerca di utilità ci siano alcuni oggetti fondamentali per la storia moderna come l'aeroplano, l'automobile, il motore a scoppio, la lampadina, il fonografo e il transistor. Spesso l'invenzione è la madre della necessità, e non viceversa.

Una storia istruttiva in questo senso è quella di Edison e del fonografo, che fu l'idea più originale del più grande inventore dei nostri tempi. Dopo aver costruito il prototipo nel 1877, egli scrisse un articolo in cui proponeva dieci possibili usi per il nuovo oggetto: fissare per sempre le ultime parole dei moribondi, registrare libri da fare ascoltare ai ciechi, annunciare l'ora esatta, insegnare a scrivere sotto dettato e altri ancora. La riproduzione della musica sembrava non interessarlo particolarmente. Dopo qualche anno Edison disse al suo assistente che il fonografo non aveva alcun valore commerciale. Ma dopo un po' ci ripensò, e si mise a venderli... come dittafoni per ufficio. Quando altri imprenditori lanciarono sul mercato il juke-box, che permetteva di ascoltare le canzonette al prezzo di una moneta, Edison criticò questo svilimento della sua invenzione. Solo dopo una ventina d'anni ammise, riluttante, che il suo fonografo serviva soprattutto a registrare ed ascoltare musica.

L'automobile ci sembra oggi rispondere a un bisogno del tutto ovvio, ma non fu inventata per soddisfare una particolare esigenza. Quando Niklaus Otto costruì il suo primo motore nel 1866, non si sentiva la necessità di un nuovo mezzo di trasporto: i cavalli servivano alla bisogna da 6000 anni (e non si vedevano segni di crisi dell'offerta) e le ferrovie a vapore funzionavano bene da qualche decennio. Il modello di Otto era poco potente, pesante e ingombrante, e non sembrava preferibile ai cavalli. Solo nel 1885 le migliorie tecniche permisero a Gottfried Daimler di installare il motore su una bicicletta e creare così la moto; per i camion si dovette aspettare il 1896. Nel 1905 le automobili erano ancora costose e poco affidabili, poco più che un giocattolo per ricchi. Il successo dei cavalli e delle ferrovie fu totale fino alla prima guerra mondiale, quando l'esercito si accorse di avere davvero bisogno di camionette a motore. Dopo la guerra, un'intensa attività di lobbying rese il pubblico consapevole dei suoi bisogni, e i camion presero a soppiantare i carri nei paesi industrializzati. Anche nelle grandi città americane, per la sostituzione totale ci vollero però cinquant'anni.

Gli inventori devono spesso giocherellare a lungo coi loro modelli, in assenza di una spinta data da un bisogno riconosciuto, perché i prototipi il più delle volte funzionano troppo male per avere un qualche uso. Le prime televisioni, macchine fotografiche e macchine per scrivere erano pessime, proprio come il motore gigante di Niklaus Otto. È difficile capire se un cattivo modello possa in futuro diventare qualcosa di utile, e quindi se valga la pena di spendere altro tempo e denaro a perfezionarlo. Ogni anno gli Stati Uniti rilasciano circa 70.000 brevetti, pochissimi dei quali raggiungono lo stadio dello sfruttamento commerciale: per ogni grande invenzione che trova alla fine un uso ce ne sono migliaia che si perdono per strada. E capita che una macchina progettata per soddisfare una certa esigenza si mostri più valida in altri campi: il motore di Watt doveva servire solo come pompa nelle miniere, ma presto fu utilizzato nei cotonifici e (con molto maggior profitto) sui treni e sulle navi."

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(Jared Diamond. Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, 2014)

2 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

A volte le abitudini, le consuetudini o anche solo la mancanza di visione, rendono vita dura al futuro. Penso agli stenografi della Camera.

Andrea Sacchini ha detto...

Roba da antiquariato :-)

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A volte invidio la vita "anarchica" di Francesca, mia figlia minore, anche se spesso non concordo con le sue scelte. Anarchica nel...