lunedì 16 agosto 2021

Il fallimento della guerra in Afghanistan

C'è un dato incontrovertibile che riguarda la guerra in Afghanistan: è stata un fallimento. Ma non un fallimento generato, come impressione, dal terribile epilogo che i media di tutto il mondo stanno diffondendo in queste ore, dove si vedono persone che per scappare dal paese rincorrono a piedi gli aerei che decollano dall'aereoporto di Kabul. È stata un fallimento su tutta la linea per tutta la sua durata, a partire dal 2001, quando iniziò come ritorsione americana agli attentati dell'11 settembre.

Ma ciò che più impressiona, è che tutti, tranne il popolo americano o comunque gran parte di esso, sapevano che era una guerra persa fin dall'inizio. L'ha svelato, nel 2019, un'inchiesta del Washington Post il quale, dopo tre anni di battaglie legali, è riuscito a entrare in possesso di dichiarazioni, rapporti, interviste confidenziali che gli alti ufficiali dell'esercito americano inviano ai comandi generali. Documenti in cui gli ufficiali stessi ammettevano di non sapere che tipo di guerra si stava combattendo, perché si era lì, quali erano gli obiettivi, se si combatteva per dare forma a un nuovo paese, o magari per i diritti delle donne o per chissà quale altro motivo. 

Venivano falsati i rapporti sulle operazioni militari (gli insuccessi diventavano vittorie), i numeri, e tutto per dipingere un quadro totalmente difforme dalla realtà, per dare all'opinione pubblica americana l'immagine vittoriosa di un conflitto che si è rivelato essere una débâcle fin dal suo esordio e che in vent'anni è costato alle casse americane 23 miliardi di dollari e quasi tremila soldati uccisi, senza contare le decine di migliaia di vittime e centinaia di migliaia di feriti tra gli afghani. E ciò che più stupisce è che tutte le amministrazioni che si sono succedute dal 2001 a oggi (Bush, Obama, Trump) sapevano come stavano realmente le cose.

I talebani che hanno ripreso in mano il paese e il potere non hanno vinto oggi, avevano già vinto vent'anni fa.

12 commenti:

Enri1968 ha detto...

A me spiace per il popolo afghano, 20 anni sono tanti davvero, soni generazioni.
Gli americani sono un popolo nel vero senso della parola di ignoranti. Un po' lo siamo pure noi per esser stati complici in questa colossale operazione di mantenimento della pace. Concordo con la tua chiusa.

Faccio presente che Obama (nobel per la pace) intensificò i bombardamenti con i droni e chissà quanti furono i cosiddetti danni collaterali.

Andrea Sacchini ha detto...

A parte l'episodio che hai citato, ho sempre pensato che il Nobel per la pace a Obama sia stato incomprensibile e senza una reale giustificazione.

Franco Battaglia ha detto...

Come titolo del post avrei visto meglio: "Il fallimento della guerra". Punto.

Andrea Sacchini ha detto...

Che è ciò che ha sempre soatenuto Gino Strada.

Er Bestiassa ha detto...

Per creature che si vantano di essere raziocinanti la guerra, in generale, è un fallimento su tutta la linea. Poi le guerre totalmente incomprensibili come quella dell'Afghanistan sono un fallimento elevato al cubo – se nemmeno gli alti ufficiali statunitensi sapevano perché stavano combattendo... E gli stati appiccicati alla bella meglio d'america – le minuscole se le meritano in pieno, eh – non hanno capito un cazzo dalla guerra in Vietnam! Lezione non interiorizzata, e quindi altra guerra persa in partenza in Afghanistan. Poi non si lamentino se qualcuno porta la ritorsione in casa loro, eh: prima o poi si ritroveranno invischiati in una guerra sul loro stesso territorio.

Andrea Sacchini ha detto...

Una guerra in casa loro non lo vedo come uno scenario possibile, almeno adesso. Poi si sa che la storia è sempre imprevedibile.

Gas75 ha detto...

Perché esistono guerre non fallimentari?
Anche una sola morte civile per raggiungere uno scopo con la forza la rende un fallimento.
Questo dovrebbe essere l'inno nazionale di tutti i popoli: Il disertore.

Andrea Sacchini ha detto...

Non credo sia corretto marcare come fallimentari tutte le guerre, occorre fare delle distinzioni. Certo, sull'Afghanistan e il Vietnam siamo tutti d'accordo, ma nella storia le guerre hanno quasi sempre rappresentato degli spartiacque, dei cambiamenti, a volte in meglio, altre in peggio. Le società non sono mai rimaste le stesse dopo un conflitto.
La Guerra civile americana, ad esempio, che ha portato all'abolizione della schiavitù negli stati confederati, è stata una guerra giusta o ingiusta?
La Rivoluzione francese, che ha rappresentato lo spartiacque tra una società prima basata su valori gerarchici e, dopo, su valori di uguaglianza, è stata giusta o ingiusta? Ognuno ha ovviamente il proprio metro di valutazione, ma definire ogni guerra fallimentare mi sa di eccesso di generalizzazione.

Gas75 ha detto...

Per me uccidere non è mai una soluzione, perché violenza chiama violenza, e odio chiama odio, cosa che nella natura umana è molto più spontanea di altri sentimenti che ci fanno soltanto bene. E del resto, chi si è servito dei propri cittadini per mandarli al massacro, poi firma un pezzo di carta con la controparte, alla faccia delle vittime, cui semmai verrà realizzato un monumento alla memoria, quando invece avrebbero potuto godersi le proprie famiglie invece spezzate. Lo studio della Storia nelle scuole è in grandissima parte un'osanna di esaltati assassini.

Le situazioni di crisi vanno prevenute evitando che "teste calde" raggiungano il potere, concedendolo a chi si impegna a valorizzare le risorse del proprio territorio, minimizzando gli scambi commerciali con l'esterno che sono potenziale pretesto di attriti pericolosi. Utopia? Intanto Costa Rica, Panama e Haiti sono privi di un esercito.

Andrea Sacchini ha detto...

Sono perfettamente d'accordo che le situazioni di crisi vanno prevenute, non hai idea di quanto sia d'accordo. Ma, realisticamente, ci sono situazioni in cui ciò non è possibile. E non ammettere questo significa abbandonarsi a romantiche utopie che lasciano il tempo che trovano.
Anche la nostra Resistenza è stata una guerra, una guerra di liberazione con cui gli italiani che non si sono schierati dalla parte della dittatura nazifascista, una dittatura instaurata con le armi e il terrore, hanno preso a loro volta le armi e hanno combattuto questa guerra, fortunatamente vincendola, perché se fosse andata diversamente è probabile che tu io, adesso, non saremmo qui a parlare liberamente di quanto sono fallimentari le guerre.
Costa Rica e Panama non hanno un esercito? Bellissima questa cosa. I tedeschi purtroppo ce l'avevano, e all'epoca era uno degli eserciti megliori del mondo. Come avremmo dovuto reagire, secondo te, dopo l'armistizio del '43, ai tedeschi? Dicendo "scusate, noi non combattiamo perché riteniamo che le guerre siano sempre un fallimento, continuate pure a massacrarci tranquillamente"?
Le situazioni e i problemi vanno guardati in sé, singolarmente, non si può pretendere di risolverli adottando per tutti princìpi generali, per quanto nobili essi siano.

Anonimo ha detto...

23 miliardi di dollari?...magari? E' costata, quella guerra, 2.300 miliardi di dollari. Fulvio

Andrea Sacchini ha detto...

Ancora peggio...

Ritrovamenti

  Ho tr ovato, semisepolto nella libreria di mia mamma, questo libro. Non ho la più pallida idea di chi sia Gaspare Gozzi. Gliel'ho most...