sabato 20 novembre 2010

I comuni pensino ad altro (dice il Vaticano), che a dire come si deve morire ci pensiamo noi

Non so se avete seguito la vicenda della circolare governativa contro i registri comunali sul biotestamento. Breve riassunto. Da più di un anno (più o meno febbraio 2009, dopo la morte di Eluana Englaro) in molti comuni italiani è stato predisposto un registro in cui chi lo desidera può indicare come intende essere assistito in caso di morte.

Oggi è arrivata una circolare da parte del governo nella quale si dice che questi registri sono privi di valore, in quanto manca una legge di riferimento (la famosa legge sul fine vita, da tempo immemorabile sepolta da qualche parte in Parlamento). Il sottosegretario Eugenia Roccella, infatti, dice: "è evidente che non essendoci una legge in materia, il medico non può ottemperare ad alcuna richiesta di tipo eutanasico indicata nei registri. Il medico, cioè, non può che riferirsi alle normative esistenti, che vietano ogni attività eutanasica".

Non entro nel merito della questione prettamente tecnico-legislativa, della quale non può fregarmi di meno, ma entro volentieri all'interno del "messaggio" che si cela dietro a tutto questo via vai di circolari: ossia la negazione della libertà per l'individuo di poter disporre della sua vita, e nella fattispecie della sua morte. Non è una novità, intendiamoci; basta solo ricordare cosa è successo coi casi Welby ed Englaro per sapere come la pensa questo governo sull'autodeterminazione della persona.

E, d'altra parte, la circolare in questione non potrebbe essere più chiara. Vi è scritto infatti: "occorre considerare che la materia del 'fine vita' rientra nell'esclusiva competenza del legislatore nazionale". In uno stato normale, laico, libero, che ha veramente - non a parole - a cuore la libertà dei cittadini, la dicitura dovrebbe essere questa: "occorre considerare che la materia del 'fine vita' rientra nell'esclusiva competenza della singola persona". Questo dovrebbe essere il perno su cui fare appoggiare anche tutto l'impianto legislativo attualmente arenato in Parlamento.

Ma, si sa, siamo in Italia. Non vorrete mica togliere a Sacconi, Fazio, Maroni e al Vaticano, che naturalmente si è felicitato della circolare, il diritto di decidere come dobbiamo morire?

1 commento:

  1. la solita storia.

    Mettiamo caso che un parente, la sorella che non ho, mio nonno, il mio trisavolo, o qualsiasi altra persona decida di lasciare un testamento biologico non può farlo. Ci penserà il pretuzzo, lo Stato, il politico di riferimento, il medico, il gatto silvestro ecc ecc a decidere quando staccare la spina.
    L'importante è che ci si infili in quel posto la volontà del paziente, ridotto quindi a mero strumento in mano ad altri.
    non siamo padroni delle nostre vite e neanche delle nostre morti.
    Come diceva Flavio Bucci nel film Il Marchese del Grillo: "non siamo padroni di un cazzo!!"

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