Non entro nel merito della vicenda perché ovviamente non mi compete; dico solo che se Maroni vuole diritto di replica non ci vedo niente di male: Saviano ha detto la sua ed è giusto che anche Maroni faccia altrettanto.
Quello che vorrei far notare è che le collusioni tra la mafia e ambienti politici del nord non sono una novità. Lo disse già pubblicamente lo scorso gennaio Beppe Pisanu (Pdl), presidente della commissione parlamentare antimafia ("A Milano e in Lombardia primeggia la 'ndrangheta"). Non mi risulta che Maroni all'epoca si sia indignato più di tanto.
Anche le successive maxi-operazioni condotte recentemente al nord - celebre quella in cui quest'estate sono stati arrestati 300 esponenti della 'ndrangheta, alcuni dei quali in Lombardia - hanno dimostrato che la mafia si è saldamente insediata in territorio lombardo e non solo.
Scriveva il Corriere il 13 luglio scorso:
Diversi i fermi eseguiti dalla direzione investigativa antimafia del capoluogo lombardo, coordinata dai pm Ilda Boccassini, Alessandra Dolci e Paolo Storari, che ha arrestato Carlo Antonio Chiriaco, nato a Reggio Calabria, direttore sanitario dell'Asl di Pavia, Francesco Bertucca, imprenditore edile del pavese e Rocco Coluccio, biologo e imprenditore residente a Novara. Nell'inchiesta sono indagati anche l'assessore comunale di Pavia Pietro Trivi (Pdl, per corruzione elettorale) e l'ex assessore provinciale milanese dell'Udeur Antonio Oliviero (per corruzione e bancarotta).
Insomma, Maroni ha tutto il diritto di arrabbiarsi, se ritiene che Saviano abbia detto qualcosa di inesatto o di diffamatorio nei confronti della Lega. Dopo, però, passata l'arrabbiatura, potrebbe cominciare a spiegare come è stato possibile che la 'ndrangheta si sia impossessata senza troppe difficoltà di buona parte del nord Italia.
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