venerdì 9 gennaio 2009

Alitalia, atto finale con farsa

La storia pare essersi definitivamente chiusa. L'epico scontro tra la Moratti e Bossi da una parte e Berlusconi dall'altra ha il suo vincitore: Berlusconi, sostenitore senza se e senza ma del matrimonio di Alitalia con AirFrance a scapito di Lufthansa o altri.

Quella che ormai più che un'operazione di salvataggio di una compagnia aerea si è trasformata da tempo in qualcosa che assomiglia a una buffonata, ha avuto il suo epilogo. Ma il corso frenetico degli eventi che ha portato a questo tipo di epilogo ha forse messo in ombra un paio di aspetti che probabilmente ai più sono sfuggiti.

Il primo ha a che fare con la memoria e per focalizzarlo bene occorre fare un salto all'indietro nel tempo, precisamente fino a marzo dell'anno scorso. In quel periodo, con il governo precedente già avviato verso l'uscita di servizio, Romano Prodi era ormai sulla strada buona per liquidare definitivamente la questione Alitalia, nel senso che era riuscito a trovare un partner straniero che si accollasse interamente la nostra compagnia di bandiera, debiti compresi. Guarda a caso tale compagnia era proprio AirFrance. Scriveva il Corriere il 28 marzo scorso:

Air France-Klm ha inviato nella notte la proposta di accordo quadro ai sindacati. La bozza conferma il numero di 2.100 esuberi: 1.500 per Alitalia, 100 tra i dipendenti all'estero, e 500 tra le attività di Az Servizi di cui è prevista la reinternalizzazione: perimetro che viene ampliato per comprendere un numero maggiore di dipendenti. In programma anche un forte piano di accompagnamento sociale: il gruppo francese «ha scelto come linea di condotta di non abbandonare nessun dipendente».

Insomma, AirFrance si prendeva tutto, passività comprese. Sul nostro groppone sarebbero rimasti circa 2500 esuberi per i quali sarebbero scattati gli amortizzatori sociali. Finita lì. Poteva una soluzione così semplice andare in porto senza storie? Troppo bello. Ecco infatti saltare su il futuro premier che, di concerto coi sindacati (quando è ora di fare danni loro ci sono sempre), giudicò irricevibile la proposta francese, adducendo tra le motivazioni - siete pronti a ridere? - che la questione Malpensa fosse stata portata avanti in modo dilettantesco (fonte).

Il resto è storia nota: AirFrance, convinta di avere a che fare con un branco di matti, scappò a gambe levate; seguì la discesa in campo della formidabile cordata di imprenditori caldeggiata da Berlusconi - quella con a capo Colaninno - e Alitalia venne suddivisa in bad company, la parte coi debiti, e good company, la parte sana e produttiva. La parte sana e produttiva se la accaparrarono ovviamente i cosiddetti capitani "coraggiosi" (bella forza), mentre la parte coi debiti rimase - guarda un po' - a carico dello stato, cioè nostro, con un aggravio di costi per lo stato stesso valutato in una forbice che oscilla tra i 2,8 e 4,4 miliardi di euro in più rispetto a quanto sarebbe successo con la soluzione AirFrance-Klm (fonte).

Torniamo a oggi. L'accordo (fino all'altro ieri definito "una stupidata" da Bossi) con AirFrance - nel frattempo rientrata dalla finestra e alla quale non pare vero questa volta di poter diventare partner della sola parte buona di Alitalia - è cosa fatta, con relativi malumori e mal di pancia del leader leghista e company. Malumori generati dal fatto che di uno degli ultimi baluardi di "padanità" rimasti, e cioè lo scalo proprio di Malpensa, a Berlusconi e ad AirFrance non può fregare di meno, loro guardano al più redditizio Fiumicino (un disperato Bossi cerca di consolarsi per ora con la promessa ricevuta che Malpensa resterà comunque un hub).

Questa è per sommi capi la vicenda. C'è però, in tutto questo, anche un risvolto politico che ha a che fare proprio con la Lega. Il partito di Bossi paga, a mio parere, la fedeltà a un soggetto politico che fondamentalmente l'ha sempre presa in giro. Provate a pensare ai rospi che hanno dovuto ingoiare i leghisti in nome del tanto promesso (e finora mai realizzato) federalismo: penso ad esempio alla sottoscrizione delle peggiori leggi vergogna (vedi lodo Alfano), l'accondiscendenza verso provvedimenti che, contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale, vanno esattamente contro la tanto strombazzata questione sicurezza (a parte quella del premier), penso all'eterna discussione del ponte sullo stretto, penso agli immigrati clandestini, che sbarcavano prima e continuano a sbarcare adesso, penso ai rifiuti di Napoli mandati negli inceneritori del nord, penso alla recente "donazione" di 140 milioni di euro, ovviamente nostri, da parte di Berlusconi al comune di Catania in bancarotta (dov'era la Lega, alle fonti del Po con l'ampolla?). E potrei continuare.

E poi, a parte lo smacco odierno di Malpensa (sarà interessante sentire come giustificherà Bossi la cosa davanti al suo popolo, che aveva fatto della vicenda una vera e propria battaglia), anche nel recente periodo la questione federalismo è sempre passata in secondo piano: prima il presidenzialismo, poi la giustizia e via di questo passo. Prendetela come impressione personale, ma mi pare che la Lega sia sempre stata usata come una sorta di stampella buona solo per tenere su il governo, per poi, una volta usata, essere mandata allegramente a quel paese.

Un patto, insomma, quello Berlusconi-Lega, in cui a incassare è stato finora solo il primo.

2 commenti:

andynaz ha detto...

ma quanto sono contento!! je sta proprio bene... se nn fosse che in mezzo ai due litiganti ci siamo noi :(

Andrea Sacchini ha detto...

Già, come sempre. il bello è che lui continua a dire che si è trattato di un'ottima soluzione.

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