mercoledì 10 dicembre 2008

La questione (im)morale

Ieri l'argomento si era già "sgonfiato", ma per tutto il weekend il tema clou su cui scrivere pagine e pagine è stato quello della "questione morale"; in particolare riguardo al Partito Democratico e alla valanga di inchieste che in mezza Italia hanno come protagonisti molti dei suoi membri.

Non è che ci sia molto da dire: il centrosinistra si è risvegliato bruscamente dal bel sogno che continuava a cullare di essere l'unico depositario dell'etica nella politica. Esplicitamente non l'aveva mai detto nessuno, ma - si sa - nell'immaginario collettivo la sinistra è sempre stata quella che a pieno titolo poteva fregiarsi del diritto di contestare agli avversari una certa immoralità nella gestione della cosa pubblica.

Tutto finito. La nuova tangentopoli che ha investito molti esponenti di spicco e molte amministrazioni gestite dal centrosinistra ha fatto piazza pulita anche di questo, spiattellando davanti a tutti quello che solo chi non voleva vedere non vedeva: e cioè che sono tutti uguali, senza distinzioni di casacca, di idee (quali?), di schieramenti. Tutti impegnati pervicacemente nel conseguimento dell'interesse privato, o al massimo del partito (che spesso concidono).

Fateci caso: i partiti oggi sono dappertutto, sono infiltrati con i loro tentacoli in ogni meandro della cosa pubblica: enti locali, banche, università, Rai (vi ricorda qualcosa il caso Villari?). Una invasione che come tante metastasi si espande costantemente coll'unico risultato di indirizzare le funzioni proprie di ogni istituzione non verso l'interesse pubblico, ma verso l'interesse della corrente di appartenenza.

Davanti a questo sfacelo, destra e sinistra non trovano di meglio che litigare pure su questa benedetta (maledetta) questione morale, facendo la conta degli inquisiti e delle inchieste per vedere chi ne ha di meno, come se tutto ciò potesse sminuire in qualche modo la portata della vergogna. E quindi da una parte abbiamo Berlusconi, che in barba a qualsiasi faccia tosta dichiara che a sinistra c'è una questione morale (che detto da uno che ha passato gli ultimi 15 anni a farsi leggi su misura è spettacolare), e dall'altra la risposta piccata dei destinatari che in sostanza si limitano a far notare da che pulpito venga la predica.

Questa è la politica oggi. Quella politica per la quale molti milioni di italiani continuano inspiegabilmente a recarsi alle urne per mettere una croce su una lista di nomi che non hanno neppure il potere di scegliere, ma che sono messi lì dalle segreterie dei partiti in base a quale criterio o logica non si sa (o forse sì?).

Questa, forse, è la vera questione (im)morale che andrebbe risolta una volta per tutte.

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