lunedì 1 dicembre 2008

Crisi finanziaria e pornotax

Quando certe crisi finanziarie, come quella attuale, raggiungono livelli che obbligano i nostri zelanti legislatori ad attaccarsi a tutto (tranne che ai loro stipendi) per cercare di far cassa, è normale, appunto... attaccarsi a tutto.

Tra le notizie più curiose che ho letto in questi giorni in merito ai vari pacchetti anticrisi, c'è quella del ritorno alla famosa pornotax, che sarebbe una maggiorazione del prelievo fiscale su tutto quanto ruota attorno alla pornografia: film, riviste, spettacoli e compagnia bella. Per la verità non si tratta di una cosa nuova, in quanto una proposta simile era già stata stata presentata nel 2002 da Forza Italia, proposta che comunque è sempre rimasta sulla carta.

In pratica, questa nuova norma (art. 31), contenuta appunto nel suddetto pacchetto anticrisi, prevede che i proventi che derivano da tutto quanto ruota attorno al mercato della pornografia siano gravati da un'imposta addizionale del 25%. La proposta, che deve naturalmente espletare tutto l'iter parlamentare prima di essere approvata, vedrà il ministro dei beni culturali, Sandro Bondi, alle prese con il difficile compito di cosa rientra nella normativa in discussione. Scrive infatti il Corriere che "Spetterà al ministro per la Cultura Sandro Bondi individuare cosa è porno e cosa è soft".

Questa precisazione è necessaria in quanto nel decreto è presente un distinguo non da poco, che riguarda appunto la definizione di materiale pornografico. Scrive in proposito La Stampa (il neretto è mio):

Viene inoltre ridefinito il concetto di materiale pornografico: «si intendono i giornali quotidiani o periodici, con i relativi supporti integrativi, e ogni opera letteraria, teatrale e cinematografica, audiovisiva o multimediale, anche realizzata o riprodotta su supporto informatico o telematico, in cui siano presenti immagini o scene contenenti atti sessuali espliciti e non simulati tra adulti consenzienti come determinati con decreto del presidente del consiglio su proposta del Ministro dei beni culturali entro due mesi dall’entrata in vigore del decreto.

Ora, a parte il fatto che a mio parere la trovata di tassare i prodotti dove l'amplesso è reale a scapito di quelli in cui è solo mimato è una cosa ridicola, rimane tuttora insoluto il quesito più difficile: come farà Bondi a distinguere tra i due?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

per Bondi potrebbe essere dura la cosa

ma qualcuno dovrà pur sacrificarsi

andynaz ha detto...

ecco una proposta sensata!! mi candido io alla visione/scrematura di tutto il materiale possibile!! :P

Andrea Sacchini ha detto...

> mi candido io alla visione/scrematura di tutto il materiale possibile!! :P

Sei sicuro di riuscirci? Guarda che gli attori alla Rocco Siffredi sono bravi a simulare!

:-D

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