La notizia della sentenza d'appello su Mimmo Lucano occupa sul Resto del Carlino un trafilettino di una decina di righe a pagina 15. Ovviamente in prima pagina neppure una menzione, menzione invece presente su Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e quasi tutti gli altri.
Niente di cui stupirsi. Il Carlino è da sempre un quotidiano che strizza l'occhio a destra e rivolto a una platea formata principalmente da quelli che Gesù nel vangelo chiama i poveri di spirito. Gente insomma che si limita ai titoloni tipo, durante la pandemia, "Tizio si becca una brutta dermatite, sei giorni fa aveva fatto il vaccino anti-covid", li prende per buoni e chiusa lì. E poi adesso c'è la guerra israelo-palestinese a tenere banco e Lucano passa inevitabilmente in secondo piano. Come la guerra in Ucraina, uscita adesso di scena con la stessa velocità con cui uscì di scena la pandemia dopo l'invasione da parte delle truppe di Putin.
In linea generale, comunque, tutti i quotidiani di stamattina riportavano sì la notizia in prima pagina ma in trafilettini laterali poco visibili, niente a che vedere coi titoloni a caratteri cubitali con cui qualche anno fa annunciavano l'inizio dell'inchiesta e poi la sentenza di primo grado. La vetta della comicità credo l'abbia raggiunta il leggendario Giornale col titolo: "Mimmo Lucano è stato graziato", il sotteso del quale è semplice: Lucano è colpevole ma è stato perdonato. Un po' come quando si va dal prete a confessarsi: il peccato lo si è commesso ma il prete ti ha perdonato. Il Giornale è questo ed altro.
Naturalmente non c'è niente di cui scandalizzarsi, l'enfasi a targhe alterne (condanna = titoloni, assoluzione = dieci righe a pag. 15) è prassi da sempre, indipendentemente dal colore politico del media di turno, nessuno escluso. E mica si pretendeva che invertisse la tendenza proprio il Carlino.
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