Su La Stampa di stamattina l'economista Pasquale Tridico fa notare che la contrattazione collettiva, quella che Brunetta dice che bisogna potenziare per risolvere il problema del lavoro povero, è il sistema che è stato utilizzato negli ultimi 30 anni per regolare i rapporti di lavoro di circa quattro milioni di lavoratori, principalmente nei comparti dei servizi, della logistica, del turismo, della ristorazione, dei servizi fiduciari.
Guarda caso, però, quando all'onore delle cronache balzano casi di lavoratori malpagati, sfruttati e mettiamoci pure schiavizzati, notizie che si leggono tutti i giorni, si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di persone inserite in qualcuna di queste categorie, il che mi fa pensare che forse, dico forse, la contrattazione collettiva non è la soluzione per risolvere il problema del lavoro povero in Italia, visti i risultati degli ultimi tre decenni con questo sistema.
Ma Brunetta non cede e la sua parola d'ordine è una: "Contrattare, contrattare, contrattare!" Bene, contrattiamo e il salario minimo lasciamolo pure da parte ché tanto non serve. Lo dicono Brunetta, Renzi (lui c'è sempre), Meloni, Salvini (figurarsi!) e compagnia cantante.
A me, che sono malizioso, viene il sospetto che tra i motivi per cui non si vuole il salario minimo garantito ce ne sia uno che prevale sugli altri. Tantissime aziende e attività medio-piccole riescono a stare in piedi in qualche modo proprio perché pagano i lavoratori con stipendi da sfruttamento e se dovessero pagarli secondo il minimo garantito di 9 euro chiuderebbero domattina, con tutto ciò che ne consegue.
Come diceva Andreotti: "A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina."
Nessun commento:
Posta un commento