venerdì 13 ottobre 2023

Sui talk show

Leggo su Twitter (sì, lo so, adesso si chiama X ma per me è ancora Twitter) che ieri sera ci sarebbe stata un'animatissima (ufemismo) puntata di Piazza pulita ovviamente dedicata alla guerra israelo-palestinese, e ogni volta mi chiedo qualche sia il senso di queste trasmissioni e in che modo possano contribuire a dipanare un po' la complessa matassa che sta alla base di tragedie come quella mediorientale.

I talk show è noto che piacciono e fanno audience perché sostanzialmente sono arene in cui personaggi dalle visioni contrapposte rispetto al tema in oggetto se le danno (verbalmente, ovviamente) di santa ragione. Quindi spesso si urla, ci si sovrappone, i contendenti si parlano addosso interrompendosi continuamente e facendo così strame di una delle principali regole di buona educazione che prevede appunto di non interrompere chi sta parlando. Poi magari ci sono anche talk show tranquilli, pacati, dove c'è un moderatore intransigente che blocca i maleducati, ma non credo siano tanti (o almeno quando in casa avevo ancora la TV e ogni tanto li guardavo ne vedevo pochissimi). D'altra parte personaggi come Sgarbi e simili non è che vengono chiamati perché forieri di contenuti di qualche valore, ma semplicemente perché bravissimi a buttarla in caciara e allo spettatore generalmente la caciara piace.

I talk show, quindi, specialmente se concepiti e strutturati come arene, non credo abbiano qualche utilità se non di tipo economico per l'azienda sulle cui reti sono ospitati. Umberto Galimberti scriveva ne I miti del nostro tempo che i talk show non sono concepiti per cercare la verità delle cose perché i partecipanti non si dispongono a dialogare con atteggiamento filosofico, ossia accettando che un interlocutore possa avere un gradiente di verità superiore al proprio, ma si dispongono con l'atteggiamento di chi vuole demolire l'interlocutore.

Diciamo quindi che se dovessi dare un consiglio spassionato e non richiesto sarebbe questo: piuttosto che guardare un talk show guardate un film, una serie TV, un concerto, un documentario storico, una trasmissione di approfondimento fatta da persone autorevoli. Lasciate perdere i talk show. A meno che, ovviamente, non vi piaccia la caciara.

6 commenti:

  1. Io sono tra quelli a cui non piace. La trovo imbarazzante oltre che fastidiosa. I talk show lì evito accuratamente e non è snobismo: è autodifesa.

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  2. Ignoravo il cambio di nome di Twitter in X! Eppure ci sono finito un paio di volte attraverso ricerche su Google. Avevo notato il nuovo logo, ma credevo fosse appunto soltanto un rinnovo grafico. Poco me ne tange, tanto non sono iscritto perché mi sta antipatico Musk, a pelle.

    I "salotti televisivi" (preferisco esprimermi in madrelingua) sono effettivamente utili, quando convivevo capitava spesso che la tv fosse accesa su robe presentate da Floris, Santoro, Giletti... La mia domanda espressa era sempre la stessa: dove sta l'utilità di questi programmi? Cioè se viene fuori qualche verità circa l'argomento trattato e si scopre un qualche colpevole, a noi che ce ne viene? Tali rivelazioni non hanno effetto giuridico, e gli accusati se ne tornano a casa come se nulla fosse. Ricordo casi eclatanti trattati da "Mi manda Raitre", dove mi dava sui nervi che truffatori invitati in studio per rendere conto dei propri raggiri alle vittime, non venissero arrestati in diretta. Lì sì che i dati di ascolto salirebbero e non mi perderei una puntata!!!

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  3. >dove sta l'utilità di questi programmi? Cioè se viene fuori qualche verità circa l'argomento trattato e si scopre un qualche colpevole, a noi che ce ne viene?

    Beh, la risposta mi sembra abbastanza intuitiva. L'utilità dei programmi di informazione, se fatti bene e seriamente, sta nel fatto che si aumentano le proprie conoscenze e si comprende meglio il fatto stesso. Prendi la guerra in Ucraina, un esempio tra i tanti che si potrebbero fare. Se una trasmissione di informazione invita esperti che spiegano in maniera documentata tutti i fatti storici che nel corso del tempo hanno poi portato all'invasione, io capisco meglio tutto, e magari evito di schierarmi acriticamente con una parte per motivi legati all'emotività. E se io capisco le cose che succedono o sono successe nel mondo, capisco meglio anche quello in cui vivo.

    Poi certo, occorre distinguere i vari tipi di informazione e di temi trattati. Se una trasmissione mi spiega i meccanismi economici che portano, che ne so, all'aumento delle bollette o dell'inflazione a me interessa, perché le bollette le pago e a fare la spesa vado tutti i giorni. Poi è chiaro che al lato pratico non serve a niente saperlo, ma almeno hai un'idea di ciò che succede. A me non pare poco.

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  4. I temi che dici tu non hanno bisogno di un salotto televisivo per essere esposti, è sufficiente un filmato documentario.
    Io trovo inutili (prima mi è uscito "utili"...) gli spettacoli tra politicanti o tra truffatori e pubblico finalizzati a mostrare toni accesi tramite telecamere.
    Non mi esalta la gente che grida: un tempo gridavo ancora più forte, ora mi ci allontano perché a chi grida gli si è chiuso il cuore. Vedere un truffatore che nega spudoratamente le proprie colpe in faccia al pubblico di testimoni mi inacidisce e basta, se una emittente vuole fare informazione deve usarmi altri metodi meno barbari.

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  5. >Io trovo inutili (prima mi è uscito "utili"...) gli spettacoli tra politicanti o tra truffatori e pubblico finalizzati a mostrare toni accesi tramite telecamere

    È esattamente quello che ho scritto nel post. Ho poi puntualizzato, giusto per non generalizzare troppo, che alcune (poche) trasmissioni di informazione serie, dove persone competenti spiegano bene le cose senza urlare, magari ci sono.
    Poi sul fatto che per trattare certi temi non occorra un talk show ma basta un documentario sono perfettamente d'accordo, ma se la stragrande maggioranza di chi guarda la TV è interessata ai talk show (e a giudicare dalla loro proliferazione credo sia così), sarebbe cosa buona che ogni tanto se ne facesse qualcuno fatto bene. E qui casca l'asino.

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