domenica 23 luglio 2023

Su Gardini

Usare strumentalmente la ricorrenza della morte di Gardini per supportare la propria visione ultra-liberista del mercato del lavoro, quella che è ai perfetti antipodi di una cultura di stampo più "socialista" che mira alla redistribuzione del reddito e all'aiuto a chi non ce la fa, è un'operazione che si avvicina a quelle di altri "politici" di destra noti già da tempo al pubblico per uscite di questo stampo.

Non si può non notare, a questo proposito, la perfetta assonanza tra l'uscita di Renzi e quella di Musumeci, ministro dell'attuale esecutivo, relative a una supposta "cultura dell'assistenzialismo" che non c'entra assolutamente niente col salario minimo e altre misure di contrasto allo sfruttamento di chi lavora e alla povertà dilagante. C'è da notare, en passant, come non passi giorno in cui non si noti la sempre più collimante visione del mondo di Renzi con quella di Meloni e soci. Prendiamo atto, anche se i più attenti l'avevano già capito da tempo.

Tornando a Gardini, c'è da aggiungere che dovere di un giornalista (anche se Renzi formalmente non lo è) non è quello di imbastire agiografie dei personaggi di cui si occupa; dovere di un giornalista è quello di raccontare tutto ciò che riguarda chi è oggetto della sua narrazione, compresi gli aspetti meno edificanti e più controversi, che nel caso di Raul Gardini non mancano; perché altrimenti siamo ai livelli di un Emilio Fede qualsiasi.

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