Non so quanto siano autorevoli e/o attendibili i test Invalsi, ma è indubbio che certificano una realtà a dire poco sconfortante. Uno studente su due che esce dalle superiori ha scarsissime conoscenze di matematica e notevoli difficoltà con la lingua italiana. E il guaio è che questi problemi cominciano per la prima volta a manifestarsi già alle scuole primarie.
Non sto qui a ritirare fuori il pistolotto trito e ritrito sul sistematico smantellamento della scuola pubblica attuato da governi di ogni colore negli ultimi decenni, ma mi chiedo: come si può pretendere di vivere in una società complessa, provare di capire i suoi problemi, se si ha difficoltà anche a capire cosa si legge? Poi, dopo, è logico che il primo arruffapopolo che arriva e spara due slogan, conquista tutti e gli si va dietro. È naturale che sia così, dal momento che non sono stati forniti gli strumenti per capire che sta intortando chi lo ascolta.
Qui mi piace sempre citare Umberto Galimberti: "Vogliamo il progresso? Guardate che le nazioni progrediscono a partire dal livello culturale."
Fine.
Ho un'amica che insegna alle medie e da quello che mi racconta, la cosa non mi stupisce. I genitori vogliono che i figli abbiano dei bei voti a prescindere dal fatto che abbiano studiato e imparato qualcosa, se mette voti bassi se li ritrova il giorno dopo a sbraitarle addosso, se dice che i figli sono andati male alla verifica perchè non hanno studiato, rispondono che no, è colpa sua che fa domande troppo difficili... Quando mi racconta queste cose giuro che sto male.
RispondiEliminaTi racconto la mia esperienza.
RispondiEliminaMio figlio frequenta la seconda elementare.
Abbiamo ricevuto il link con le prove INVALSI, qualche giorno dopo che i bambini le hanno svolte.
Io che ho una discreta cultura ho fatto tre errori. TRE ERRORI.
Molti quesiti erano a dir poco incomprensibili per me che ho 35 anni, figuriamoci per mio figlio di sette.
In un caso, una domanda era completamente sbagliata e non esisteva una risposta giusta tra quelle presenti.
Inoltre, trattandosi di prove generalizzate, non tengono conto di quello che gli studenti hanno realmente approfondito durante l'anno.
Nelle prove di seconda elementare, ad esempio, c'erano diversi quesiti sulla divisione che, al momento dell'esecuzione, mio figlio non aveva ancora mai studiato.
Insomma, è stato un disastro annunciato, è vero, ma molto dipende dall'assurda formulazione di questi test a dir poco ridicoli.
Provare per credere.
Vuoi che ti mandi il link così fai una simulazione? :))
Il punto è questo: il “sistematico smantellamento della scuola pubblica attuato da governi di ogni colore negli ultimi decenni”.
RispondiEliminaEvidentemente TUTTI i governi sono ben felici di costruire una società sostanzialmente ignorante.
Come mai?
Ti cito cosa “rispose” Gramsci (in “Scritti Politici 1”: lo puoi scaricare da Liber Liber, è piacevolissimo) al riguardo:
«La corrente umanistica e quella professionale si urtano ancora nel campo dell’insegnamento popolare: occorre riuscire a fonderle, ma non bisogna dimenticare che prima dell’operaio vi è ancora l’uomo, al quale non bisogna precludere la possibilità di spaziare nei più ampi orizzonti dello spirito, per asservirlo subito alla macchina»
e poi
«La scuola professionale non deve diventare una incubatrice di piccoli mostri aridamente istruiti per un mestiere, senza idee generali, senza cultura generale, senza anima, ma solo dall’occhio infallibile e dalla mano ferma. Anche attraverso la cultura professionale può farsi scaturire, dal fanciullo, l’uomo. Purché essa sia cultura educativa e non solo informativa, o non solo pratica manuale. Il consigliere Sincero, che è un industriale, è troppo gretto borghese quando protesta contro la filosofia.»
Il punto è che l’ignorante, ma anche chi sa solo fare senza aver capito, o il vuoto nozionismo, è un prigioniero destinato a essere sfruttato perché incapace di riconoscere le proprie catene.
Si creano lavoratori/consumatori invece di formare uomini e donne capaci di pensare con la propria testa….
Vedi poi la direzione data alla scuola con "l'alternanza scuola/lavoro"...
Da insegnante ho avuto diciottenni che a malapena sapevano scrivere, studenti che non avevano idea di come passare da ciò che stava loro in testa alla pagina scritta, tantissimi che in tandem avevano difficoltà tanto in latino quanto in matematica, perché entrambe le materie richiedono logica. Era - ed è - sconfortante. Si prova a migliorare, a tirar su la situazione, ma è tanto tanto complicato. Sarebbero necessari cambiamenti strutturali. Bisogna dire però che un tempo la scuola sembrava una cosa più seria: la mia generazione faceva i cerchi e le aste, ma intanto imparava l'uso razionale dello spazio. Imparava le basi.
RispondiEliminaGuchi, è verissimo quello che dici. A gran parte dei genitori importa la promozione, del percorso istruttivo-educativo ben poco. Dal punto di vista di come è strutturata la nostra società, dove gli unici valori che contano sono efficienza e produttività, ha anche senso se vogliamo, ma che tristezza.
RispondiEliminaClaudia, non mi mandare il link, mi fido :-) Anche perché ciò che lamenti, l'approssimazione e l'assurdità di molti dei test, è spesso riportato dalle cronache e dalle testimonianze di molti genitori.
Vapore Sodo, bellissimo ed estremamente attuale il brano di Gramsci che hai riportato. Il tema riguardo a cosa debba essere la scuola era vivo ai tempi di Gramsci e lo è ancora di più oggi. La scuola, prima ancora di formare e preparare dei bravi professionisti e dei bravi tecnici, dovrebbe formare l'uomo. Fino almeno a 18 anni dovrebbe essere di formazione, le competenze dopo. Prima l'uomo, poi il funzionario, altrimenti il rischio è di formare degli ottimi professionisti senza umanità. Naturalmente ho generalizzato ed esagerato un po', ma è per indicare la direzione del discorso.
LadyJack, hai perfettamente ragione: una volta la scuola era una cosa seria. Io porto sempre l'esempio di mia madre. Lei è del '45 e ha fatto le scuole medie nella seconda metà degli anni Cinquanta, poi è stata costretta a fermarsi anche se le sarebbe piaciuto tanto continuare a studiare. Il raffronto tra le sue medie e le mie medie e superiori è stato impietoso. Le medie di allora preparavano quasi come un liceo classico di oggi. Oltretutto, l'esame di terza media di quegli anni era tostissimo ed era elevata la possibilità di non passarlo. Oggi alla maturità viene promosso il 99,9 per cento dei candidati, che è una farsa. Vabbe', mala tempora currunt.