Io, pur con molti dubbi, penso che l'atleta ucraina abbia sbagliato a non stringere la mano all'avversaria russa. La valenza simbolica del gesto è chiara, intendiamoci: voi siete gli invasori, siete quelli che stanno procurando sofferenze e perpetrando atrocità contro il mio popolo e io la mano a voi non la stringo.
Ragionamento apparentemente legittimo, ma a una più attenta lettura mi pare la classica semplificazione di tematiche complesse tanto in voga nella nostra epoca storica, e a me ricorda un po' il puerile e un po' sciocco ostracismo verso esponenti della cultura russa da parte di noi occidentali, di cui da mesi parlano le cronache.
La valenza simbolica del gesto è chiara, come dicevo, ma noi non sappiamo cosa passa per la testa dell'atleta russa. Chi ci dice che, pur essendo russa, non provi, come tanti russi, sentimenti di orrore e repulsa per ciò che il suo paese sta facendo? E se così è, è giusto esporla a tale umiliazione mediatica? Secondo me no.
Oltretutto lo sport è per definizione, tra le attività umane, quella che maggiormente nell'immaginario collettivo rappresenta la fratellanza, l'ecumenismo se vogliamo, il mettere da parte tutto ciò che divide in favore di ciò che unisce. Io, poi, da inguaribile e ingenuo romantico quale sono, penso al sotteso e alla valenza "pedagogica" di una stretta di mano in mondovisione: due atleti si stringono la mano, perché non possono stringersela anche due popoli?
Tutto giusto, tutto (romanticamente) vero.
RispondiEliminaIo però mi sono chiesta cosa avrei fatto al posto dell'atleta ucraina, ed ho dovuto rispondermi che probabilmente avrei fatto la stessa cosa.
Quello che hai scritto è condivisibile e accettabile, però è concepito in un contesto di totale serenità civile, di democrazia, di benessere personale e sociale...l'atleta Ucraina sta vivendo un momento personale e dell'intera sua nazione terrificante, ha sperimentato la barbarie, la sopraffazione, l'umiliazione, il dolore dell'anima e dello spirito...non me la sento di darle torto, ragionando lucida e libera dal mio angolino preferito.
RispondiEliminaIo penso che una stretta di mano mano in questo contesto avrebbe potuto essere il preludio per una stretta di mano in un contesto ben più alto.
RispondiEliminaCapisco la tua posizione, ma in questa circostanza mi sembri un po' troppo ottimista.
RispondiEliminaCon la stretta di mano l'atleta si sarebbe presa il plauso di qualcuno e il biasimo di qualcun altro. Ma sarebbe finita lì, non avrebbe significato nulla di particolare.
Rifiutando, almeno ha richiamato l'attenzione.
>Io però mi sono chiesta cosa avrei fatto al posto dell'atleta ucraina, ed ho dovuto rispondermi che probabilmente avrei fatto la stessa cosa
RispondiEliminaAnche io, temo. Sono un romantico ma anche un realista, ahimè.
>Quello che hai scritto è condivisibile e accettabile, però è concepito in un contesto di totale serenità civile
Verissimo, ma d'altra parte i ragionamenti razionali si fanno quando non si è emotivamente coinvolti in una vicenda.
>Io penso che una stretta di mano mano in questo contesto avrebbe potuto essere il preludio per una stretta di mano in un contesto ben più alto
Ingenuamente, anch'io.
LADY JAK Avrebbe attirato l'attenzione ben più forte e la discussione sarebbe durata più a lungo
RispondiEliminaLo sport dovrebbe essere superiore alla politica.
RispondiElimina>Lo sport dovrebbe essere superiore alla politica
RispondiEliminaVero, ma qui non c'è solo la politica, c'è ben altro.
L'atleta russa non avrebbe dovuto partecipare, anche senza identificarsi nel paese d'origine, non crei loro nessun disagio altrimenti, e di conseguenza nessuna reazione contro scelte politiche e militari della Russia. I discorsi sul potere dello sport non c'entrano con questa situazione, bisogna creare opposizioni in tutte le fasce della popolazione russa contro Putin. Anche in modi apparentemente antipatici.
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