domenica 16 luglio 2023

Social card

A chi non è più un giovane virgulto, come lo scrivente, il temine social card riporterà sicuramente alla mente Giulio Tremonti, ministro dell'economia in più di un governo Berlusconi, che in quei tempi bellissimi ideò qualcosa di simile a ciò che ha partorito in questi giorni il governo Meloni: un'altra social card, appunto. Oggi, come allora, si tratta di una generosa elargizione (più o meno l'equivalente di un caffè al giorno) destinata a chi è più in difficoltà economiche. Uno potrebbe dire: Vabbe', un caffè al giorno è sempre meglio di niente, ma oggi come allora, approfondendo alcuni aspetti, viene da pensare che sarebbe stato meglio niente.

Il primo motivo di perplessità è dato dal fatto che per avere diritto alla lauta elargizione occorre avere una dichiarazione Isee inferiore a 15.000 euro ma non si deve essere beneficiari di RdC o altri sussidi. Perché? E se uno pur percependo qualche misura di sostegno al reddito ha comunque l'Isee inferiore alla suddetta cifra? E poi scusate, se si tratta di una misura destinata a chi è più in difficoltà, perché escludere chi percepisce già aiuti proprio perché è in difficoltà? Boh, non si sa. 

Ancora. Hanno diritto all'elargizione solo i nuclei familiari composti di almeno tre persone. Perché? Mi risulta che anche chi vive solo sia formalmente famiglia (un ragazzo che abbia trovato un lavoro e abbia deciso di sganciarsi dalla famiglia e di andare a vivere per conto suo perché deve essere escluso?). Ma anche una mamma che viva col suo bambino è famiglia. Per il governo no, i nuclei mono e bi-familiari sono esclusi, e qui il puzzo che emana da ogni misura identitaria concepita sull'ideologia e non sulla realtà fattuale è fortissimo.

Altro capolavoro di questa geniale trovata è la lista predeterminata dall'alto di ciò che si può comprare col tesoretto magnanimamente elargito. Cioè, io Stato ti do i soldi per aiutarti, ma tu con quei soldi non ci compri quello ti pare ma quello che dico io. Ad esempio, sono inclusi carne e pesce (purché fresco), olio, uova, latte, zucchero, cacao, acqua, caffè. Non si trovano nell'elenco, invece, prodotti come il sale, il pesce surgelato, la marmellata.

Perché il pesce fresco sì e quello surgelato no e perché lo zucchero sì e il sale no è un mistero. Sembra quasi che la lista sia stata redatta utilizzando qualche fumoso criterio di salubrità degli alimenti, cosa che se fosse vera autorizzerebbe a pensare che lo Stato inquadri come poco affidabili e bisognosi di una qualche sorta di educazione alimentare gli aventi diritto al contributo. Il sotteso è chiaro: sei povero quindi non sei affidabile, anzi sicuramente sei povero proprio a causa di questa tua inaffidabilità, e allora io, Stato, ti do sì i soldi ma ti insegno anche come si mangia. In pratica ti offrono un caffè al giorno e ti insegnano anche a vivere. Cosa si può chiedere di più a un governo?

3 commenti:

  1. Più vecchia e sicuramente più arpia di te, non ho neanche lontanamente pensato che il criterio d'inclusione/esclusione dei prodotti acquistabili con la card fosse ispirato a principi di salubrità alimentare, ma piuttosto che s'intendesse favorire qualche lobby amica a scapito di altre. A voler essere meno malevoli, e ricordando ad esempio che Findus non è italiana, si potrebbero anche immaginare lobbies italiche rispetto a quelle straniere. Ma ammetto che probabilmente sono solo cattivi pensieri miei (però se li ho avuti una ragione ci sarà... o no?)
    Ciao Andrea, buona domenica.
    siu

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  2. Il pesce surgelato no, mejo la panna, sur gelato..dicevano a Roma pe' ride. Qui invece da ridere c'è davvero molto poco.

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  3. >Più vecchia e sicuramente più arpia di te, non ho neanche lontanamente pensato che il criterio d'inclusione/esclusione dei prodotti acquistabili con la card fosse ispirato a principi di salubrità alimentare

    Il punto è proprio questo. Il governo non deve applicare nessun criterio. Dà i soldi a chi ne ha bisogno? Benissimo, la faccenda finisce lì e ognuno con quei soldi si compra ciò che desidera mangiare. Stop.
    Per quanto riguarda l'italianità di certi prodotti, quasi niente di ciò che arriva sulle nostre tavole è interamente italiano. Neppure la italianissima Nutella, dal momento che le nocciole le compriamo dalla Turchia. Ma non glielo diciamo a Salvini, altrimenti poi tutte quelle foto sui social in cui si abbuffa di Nutella... XD

    Ciao, cara Siu.

    Franco, voi romani mi piacete perché siete capaci di ridere su tutto, anche su cose su cui ce n'è ben poco XD

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