mercoledì 6 agosto 2008

La "percezione della sicurezza" secondo lui

Sia chiaro: in linea di principio non ho niente contro l'impiego dei militari nelle grandi città come deterrente al dilagare (?) della criminalità, anche se, come ho già scritto, avrei preferito qualcosa di diverso. Mi inalbero un tantino solo quando sento La Russa (foto) ribadire, dall'alto della sua pluriennale e comprovata esperienza di comando nelle forze armate, che non si tratta di operazione di facciata.

Allora, va bene i militari, va bene l'aumento della "percezione della sicurezza", va bene tutto, ma per favore la smetta di prenderci per i fondelli, altrimenti sembra che il generale Mario Buscemi, che dal 1992 al 1998 è stato a capo di 20.000 (ventimila) soldati nella sola Sicilia per l'operazione "Vespri Siciliani", dica cretinate quando afferma che si tratta di pura operazione simbolica. La Russa abbia l'onestà di dirci le cose come stanno. Ma niente, lui è convinto che il dispiegamento in modalità random di 3.000 militari, un po' qua e un po' là in giro per lo stivale, aumenterà questa benedetta percezione della sicurezza, e vabbè...

Tra l'altro è interessante notare come in concomitanza con questa grande operazione militare, il Censis pubblichi uno studio in cui risulta ad esempio che le morti da incidenti stradali superano di gran lunga quelle causate dalla cosiddetta criminalità, per non parlare poi delle morti bianche, superiori di ben 8 volte rispetto sempre a quelle da criminalità.

Ecco uno stralcio di ciò che scriveva in proposito ieri il Corriere:
E nonostante i decessi sul lavoro e quelli legati a incidenti stradali superino quelli legati alla criminalità, nel nostro Paese, sottolinea il Censis, «gran parte dell'attenzione pubblica si concentra sulla dimensione della sicurezza rispetto ai fenomeni di criminalità». Il numero degli omicidi in Italia continua a diminuire. In base ai dati delle fonti ufficiali disponibili elaborati dal Censis, sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni). Sono molti di più negli altri grandi Paesi europei, dove pure si registra una tendenza alla riduzione: 879 casi in Francia (erano 1.336 nel 1995 e 1.051 nel 2000), 727 in Germania (erano 1.373 nel 1995 e 960 nel 2000), 901 casi nel Regno Unito (erano 909 nel 1995 e 1.002 nel 2000). Anche rispetto alle grandi capitali europee, nelle cittá italiane si registra un numero minore di omicidi. Nel 2006 a Roma si sono contati 30 casi, quasi come Parigi (29 omicidi, ma erano 102 nel 1995), 33 a Bruxelles, 35 ad Atene, 46 a Madrid, 50 a Berlino, 169 a Londra, che aveva toccato la punta massima (212 omicidi) nel 2003. (fonte)
Insomma, stando ai numeri forniti dal Censis non sembra che l'Italia sia questo covo di delinquenti e assassini che molti vogliono dipingere, al punto che sia necessario mobilitare l'esercito, e comunque non è messa peggio della maggior parte dei paesi europei presi come riferimento. La sensazione è insomma che si voglia distogliere l'attenzione da quella che è forse la vera piaga che flagella il nostro tessuto sociale: la corruzione.

C'è in proposito un interessante dato (aggiornato al 2006) pubblicato dal Sole24ore: l'Italia si trova al 45° posto nella lista dei paesi in cui è più alto il tasso di corruzione a tutti i livelli. Una cosa ritenuta da lorsignori evidentemente poco importante, visto che:
  • tale reato era stato inizialmente inserito tra quelli i cui processi non erano considerati urgenti
  • è stato approvato il lodo Alfano, che impedisce per i prossimi 5 anni la prosecuzione del processo a carico del premier, indagato e rinviato a giudizio guarda a caso proprio per corruzione in atti giudiziari (processo Mills)
  • è stato soppresso per decreto legge - misura operativa a partire dal prossimo 25 agosto - l'alto commissariato per la lotta alla corruzione (notizia passata pressoché inosservata)
  • una delle priorità della futura riforma della giustizia sarà la limitazione delle intercettazioni telefoniche ai soli reati di mafia e terrorismo (guarda a caso l'intercettazione è uno degli strumenti principe nella lotta alla corruzione)
Ovviamente di questo aspetto i media nostrani (chissà mai per quale motivo) si guardano bene dal parlare, tanto è vero che per trovarne traccia bisogna andare a fare un giretto su qualche testata estera. Come il Financial Times, ad esempio, che in questo editoriale dice senza tanti giri di parole quello che sembra essere sfuggito a tutti: la corruzione in Italia non solo non è minimamente contrastata, ma pare si faccia di tutto per agevolarla.

Scriveva ieri l'Unità a proposito del suddetto articolo:
Dati positivi, quelli sulla sicurezza in Italia, ma ingannevoli? Si chiede il Financial Times. Evidentemente sì. O meglio poco importa cosa dicono le statistiche, sottolinea il giornale, poco importa in realtà che il tasso di criminalità in Italia sia più basso che in altri Paesi europei e che i cittadini romani vivano più sicuri di quelli di Londra, Copenaghen e Amsterdam. Berlusconi ha ragione a pensarla diversamente, perché - scrive Dinmore - «come ogni politico sa, è la percezione che conta».

Ma se per quanto riguarda la criminalità il Belpaese non è messo così male in Europa, lo stesso non può dirsi per quanto riguarda la corruzione, che vede l'Italia al 40mo posto tra le nazioni più corrotte secondo l'indice globale di Transparency international. Peggio fra i paesi «fondatori» fa solo la Grecia. Eppure, osserva il giornale, «la lotta alla corruzione non figurava tra le priorità» della campagna elettorale.
Insomma, alla fine, è sufficientemente chiaro a cosa servono i soldati nelle città o no? E voi, vi siete fatti la vostra "percezione" della situazione?

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