lunedì 18 agosto 2008

Ma come si fa a venire in vacanza a Rimini?

Questa domanda me la pongo regolarmente da un po' di anni, e non sono ancora riuscito a trovare una risposta. La cosa che (parzialmente) mi consola è che non me la pongo solo io.

In questi giorni di ferie ferragostane, in cui ho regolarmente lavorato (se la gente vuole leggere i giornali bisogna che qualcuno alle edicole glieli consegni), mi è capitato di coprire le zone di Rivabella e Miramare, piccole frazioni che si affacciano sul tratto di lungomare che da Rimini si snoda verso Riccione. Passare la mattina presto per questi posti è un'esperienza che difficilmente si dimentica, perché ci si imbatte inevitabilmente nei segni che testimoniano la "battaglia" della notte prima.

Eh sì, perché di vera e propria battaglia si tratta: sacchetti di spazzatura sparsi qua e là lungo i bordi dei marciapiedi, bottiglie spaccate, giovani addormentati sulle panchine a smaltire la sbronza, zombi vistosamente ubriachi - ancora con in mano la bottiglia - intenti a cercare di reggersi in piedi a vicenda, e cose di questo genere.

Una volta non era così. A Rimini venivano in vacanza famiglie con figli che stavano una o anche due settimane; adesso sono una sparuta minoranza, e quelli che vengono si fermano per un weekend e poi telano. Adesso il turismo è fatto quasi esclusivamente di gente che pensa di venire qua emulando la calata degli Unni in Europa: arrivano, devastano e via. Tanto è vero che in agosto, periodo in cui l'affluenza dei "turisti" è massima, si assiste quasi ogni giorno (anzi, ogni notte) a risse tra ubriachi fuori dalle discoteche, vandalismi notturni in spiaggia (o quel che ne è rimasto) e altre simpatiche cosette.

Cose come questa, accaduta la vigilia di ferragosto in pieno centro storico, sono quasi all'ordine del giorno. E in un episodio molto simile è rimasto coinvolto tre anni fa addirittura il sindaco con la sua famiglia. Nel frattempo il questore di Rimini ha disposto per l'ennesima volta la chiusura per una settimana del Cocoricò (droga, risse, malori, ecc...), come se servisse a qualcosa.

Concludendo, ma chi glielo fa fare a quei pochi rimasti di venire in vacanza qui?

2 commenti:

Romina ha detto...

Nell'articolo hai sintetizzato alcuni dei motivi fondamentali per cui non vado in vacanza al mare. Non che non mi piaccia il mare in se stesso, ma detesto lo stile di vita che in genere si conduce nelle località marine, in cui sembra che le persone si sentano autorizzate a comportarsi come cavernicoli, in vari sensi: baccano a ogni ora, strepito continuo e inutile, urla e amenità varie in mare (non mi diffondo su quello che ci buttano e ci fanno dentro, fanno fede i racconti di certi bagnini che, di mattina, trovano sulle spiagge di tutto e di più).
In sintesi, una volta giunto al mare l'italiano medio si scatena e mette in mostra il peggio di sé. A salvarsi è solo un'esigua minoranza, secondo me.

In tal senso, sono pienamente d'accordo con quest'articolo di Travaglio:
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/1999632.html

O.T. Il mio povero "Intersezioni" è di nuovo raggiungibile.

Buona serata. :)

Andrea Sacchini ha detto...

> Non che non mi piaccia il mare in se stesso, ma detesto lo stile di vita che in genere si conduce nelle località marine

Lo so, e la cosa tutto sommato dispiace. Il caso di Rimini, poi, penso sia emblematico. E dispiace soprattutto perché una volta non era così: come ho scritto nel post, fino a pochi anni fa Rimini era più "tranquilla", più vivibile. Oggi è una specie di Bronx in cui diventa poco consigliabile perfino uscire di sera in certe zone.

Lieto che il tuo blog sia di nuovo raggiungibile.

Ciao.

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