Se invece non vi siete mai posti il problema, e continuate tranquillamente a fare le vostre telefonate pensando che nessuno in realtà le capta e che se anche fosse di quello che dite non gliene potrebbe fregare di meno, appartenete - assieme al sottoscritto - a quella categoria di persone che ha cose più importanti a cui dare credito.
Questo breve preambolo per collegarmi alla notizia, di cui sicuramente avrete letto, dell'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dell'ormai famoso ddl sulle intercettazioni, che adesso dovrà passare alle camere per essere definitivamente convertito in legge. Si è scritto e si è detto di tutto e di più su questo controverso provvedimento, nato - va ricordato - nella precedente legislatura per iniziativa di Mastella e votato in maniera bipartisan da esponenti di quasi tutti gli schieramenti. Cosa prevedibile del resto: da quando in qua, infatti, lorsignori non si buttano a pesce su qualsiasi provvedimento che tende a limitare la nostra possibilità di sapere cosa combinano là dentro (e fuori)?
Bene. Come dicevo, il cdm ha dato il via libera. Ovviamente il testo è stato oggetto di qualche restyling (più che altro per pudore), perché così com'era stato presentato inizialmente dal premier alla assemblea degli industriali a Santa Margherita Ligure, aveva creato parecchi malumori nell'opposizione, accompagnati da qualche mal di pancia anche nella stessa maggioranza (senza contare Napolitano). Qualcuno, addirittura, ha subito parlato di nuova ed ennesima legge ad personam (c'è da chiedersi come abbia fatto a pensare una cosa del genere).
Non mi dilungo particolarmente su quelle che sono le mie considerazioni in merito al ddl (i punti principali li trovate qui), dico solo che mi sento di condividere pienamente tutte le obiezioni sollevate in merito da Antonio Di Pietro. Da parte mia mi limito solo ad aggiungere che trovo semplicemente vergognoso che venga imposto per legge ai giornalisti cosa possono o non possono fare, cosa pubblicare e cosa non pubblicare pena la galera o elevatissime sanzioni. Tutto questo, a mio modesto parere, si chiama di fatto censura della stampa, un atto espressamente proibito dalla stessa Costituzione Italiana alla quale tutti, sempre a parole, si richiamano (se non ci credete andatevi a leggere l'articolo 21). Tutto l'impianto del provvedimento pare quindi andare nell'unica direzione di voler colpire chi si batte per garantire la legalità e nel contempo tutelare chi delinque.
Ma queste, come dicevo, sono considerazioni mie. In questo momento mi interessa di più dare risalto a tutto ciò che è stato costruito attorno alla storia delle intercettazioni e della privacy, compresa la camionata di balle che sono state raccontate per giustificare l'adozione urgente di questo provvedimento. A mio parere, infatti, e non solo mio, il famoso problema della violazione della privacy, col quale ultimamente tutti si stanno sciacquando la bocca, è stato creato in maniera artificiosa e ingannevole al solo scopo di indorare la pillola, come si suol dire.
E a ciò ha contribuito buona parte della stampa e della televisione con titoli come quello che vedete qui sopra, comparsi a spron battuto specialmente negli ultimi giorni. Ora, a me sta bene tutto: mi sta bene che al governo ci sia una coalizione che a me non piace, mi sta bene al limite che qualcuno provi anche a farsi qualche leggina su misura (se va bene al popolo italiano...), ma quello che non sopporto è che mi si vengano a raccontare frottole, che al limite possono ingannare qualche credulone ipnotizzato da anni di tg4, ma che non possono fare presa su chi usa un minimo di raziocinio, visto che oltretutto sono facilmente sbugiardabili con due clic del mouse.
Vi faccio solo pochi esempi, che non mi sono inventato io ma che ho preso direttamente dalle dichiarazioni fatte da esponenti politici, in questo caso l'attuale guardasigilli, e riportate in gran parte dall'articolo de Il Giornale che ho linkato sopra:
"Le intercettazioni, spiega Angelino Alfano, sono ogni anno 100mila".
Davvero? Guardate cosa scrive Repubblica, dati alla mano, in proposito:
Come ogni addetto - magistrato, investigatore o avvocato che sia - sa ed è pronto a spiegare, il numero di utenze intercettate non equivale ad altrettanti cittadini sottoposti a controllo. In un'indagine penale, uno stesso indagato è intercettato su più utenze: abitazione, ufficio, telefonia mobile. Soprattutto, come la routine giudiziaria documenta, non esiste ormai indagato appena avveduto che non cambi con frequenza settimanale la propria o le proprie schede telefoniche cellulari.Capite anche voi che lo 0,2% della popolazione stona un pochino col titolone riportato da Il Giornale e da altri, e che quindi numero di utenze controllate non significa necessariamente numero di persone controllate. Ma questo, ovviamente, si evita accuratamente di farlo notare. Ma c'è un'altra cosa interessante, anche questa inserita nel libro nero dei dettagli che è meglio non divulgare troppo: circa l'80% delle intercettazioni - come riportato nello stesso articolo di Repubblica - vengono fatte per reati di criminalità organizzata (mafia, camorra, 'ndrangheta e compagnia cantando), e quindi, qualora il ddl diventasse legge, resterebbero comunque permesse. Ma andiamo avanti:
Quel primo numero, dunque - 124.845 - racconta di una popolazione di ascoltati meno fitta di quel che appare. Verosimilmente inferiore agli 80 mila indagati, meno dello 0,2 per cento della popolazione del nostro Paese. (fonte)
"Il numero record di autorizzazioni nel nostro Paese, sottolinea il ministro, «non è giustificato», visto che negli Stati Uniti se ne fanno 1700 e in Svizzera 1300, in Olanda 3.700, in Gran Bretagna 5.500, in Francia 20.000".
Anche qui basta leggere un po' in giro:
Paragonare il dato italiano con quello degli altri paesi è come raffrontare le mele con le patate, visto che negli altri paesi il grosso delle intercettazioni le fanno, senza controlli né statistiche, i servizi segreti, le polizie, i pompieri, gli enti locali, le autorità di borsa ecc. Il nostro, come ha appurato nel 2006 la commissione Giustizia del Senato, è il sistema più garantista d’Europa. E l’80% degli ascolti riguarda la criminalità organizzata, cioè le mafie, sconosciute negli altri paesi europei. (fonte)Cioè, se non fosse sufficientemente chiaro, nel nostro paese le intercettazioni - a differenza che altrove - le può disporre solo ed esclusivamente la magistratura, e dalla prima all'ultima sono tutte registrate, numerate e catalogate. Su quale base, quindi, il ministro dice che non sono giustificate?
Si può cercare di somministrare - anche a grandi dosi - molte storie alla gente, magari con sofisticati giri di parole, ma non si può barare sui numeri:
"Da noi la spesa per le intercettazioni «è in continua crescita: ha avuto un incremento» del 50 per cento dal 2003 al 2006. Nel 2007 i «bersagli» sono stati 125mila e ogni intercettazione è costata 1.794 euro, per un totale di 224 milioni di euro". (fonte)
"Il Guardasigilli fornisce le cifre e stima nel 33% dell'ammontare complessivo delle spese della Giustizia, il costo delle intercettazioni". (fonte)
Ed ecco i numeri come sono in realtà:
La spesa per intercettazioni non è in aumento, ma in calo: nel 2005 era di 286 milioni, nel 2006 è scesa a 246, nel 2007 a 224 (40 in meno ogni anno). E 224 milioni non sono «il 33% delle spese per la Giustizia» (7,7 miliardi nel bilancio 2007), ma il 2,9%. (fonte)Repubblica si spinge ancora di più nel dettaglio:
Ma anche questa circostanza non appare esatta. Il bilancio per la giustizia del 2007 è stato di 7 miliardi di euro, di cui i 224 milioni per intercettazioni non rappresentano evidentemente il 30 per cento. Al contrario, quella cifra è un terzo di uno dei capitoli di bilancio del ministero. Quello cosiddetto delle "spese di giustizia obbligatorie". Quelle, per intendersi, su cui gravano anche i consulenti, i periti. Le stesse spese al cui pagamento è condannato, per legge, "l'intercettato" riconosciuto colpevole e che, normalmente, il ministero rinuncia quasi sempre ad esigere.Allora, appurato che la stragrande maggioranza delle cose che ci hanno raccontato riguardo alle intercettazioni sono barzellette, e che quindi non è che ci sono troppe indagini e intercettazioni ma semmai troppi delinquenti, quali sono i reali motivi di tutta questa fretta? Non lo so. Quello che so è che fin dal suo insediamento questo esecutivo ha promesso di darsi da fare, e non si può dire che non lo stia facendo.
Ancora. I costi per le intercettazioni sono normalmente composti da due voci. Il noleggio delle attrezzature, la tariffa oraria o giornaliera da versare al gestore telefonico (fisso o mobile) per l'uso della linea. Bene, il prontuario con cui, ancora oggi, lo Stato salda queste voci è quello firmato con i gestori 10 anni fa. Più o meno, agli albori della rivoluzione del mercato telefonico. Il ministero paga dunque per intercettare ciò che nessun cittadino si sognerebbe mai di pagare e soprattutto che nessun gestore telefonico si sognerebbe mai di esigere.
Da aprile fino ad ora, infatti, sono stati più di uno i segnali che confermano questa tendenza, a cominciare dalle tre righe inserite e poi rimosse - tentando inutilmente di non dare nell'occhio - nel famoso decreto sicurezza. Tre piccole righe con le quali si intendeva sospendere i processi per uno o due anni (ridotti poi a qualche mese) col pretesto di dare all'imputato la possibilità di scegliere se patteggiare o no. Come dimenticare poi, appena un paio di settimane fa, l'ennesimo tentativo di prolungare ancora la questione rete4 in barba a qualsiasi sentenza, tentativo poi momentaneamente accantonato grazie alle proteste indignate dell'Italia dei Valori di Di Pietro.
Per arrivare infine a oggi con la storia delle intercettazioni, che comunque andrà a finire potete stare tranquilli non sarà certo l'ultima della serie. E non lo dico io, ma lo stesso cavaliere, il quale ha già annunciato di voler riproporre il famigerato lodo Schifani, la legge vergogna, già bocciata una volta per incostituzionalità, che garantisce l'immunità da qualsiasi processo alle 5 più alte cariche dello Stato (compresa la sua, ovviamente). Una legge che non esiste in nessun paese del mondo e che si fa beffe dell'articolo 3 della nostra Costituzione (e di quel cartello che vedete appeso alle spalle dei giudici nelle aule dei tribunali).
Allo stato attuale siamo messi così, c'è poco da fare. Per adesso non è possibile sapere se il famoso ddl intercettazioni subirà ulteriori modifiche in fase di discussione in parlamento. Certo è che se dovesse passare così com'è, molti giornalisti che si occupano di cronaca giudiziaria potranno tranquillamente cominciare a occuparsi di gossip, così, giusto per essere sicuri di evitare la galera. Anche se, fortunatamente, qualcuno ha fatto dichiarazioni rincuoranti:
Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, anche testualmente, per riassunto, nel contenuto o come mi gira, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera, di pagare multe, di essere licenziato. Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…”, con possibili restrizioni solo in caso di notizie “riservate” o dannose per la sicurezza e la reputazione). Mi auguro che altri colleghi si autodenuncino preventivamente insieme a me e che la Federazione della Stampa, l’Unione Cronisti, l’associazione Articolo21, oltre ai lettori, ci sostengano in questa battaglia di libertà. Disobbedienti per informare. Arrestateci tutti. (Marco Travaglio)Chiudo con questo breve video, che ha il solo scopo di dimostrare - se mai ce ne fosse ancora bisogno - che chi racconta barzellette non ha scampo in un confronto pubblico:
Ciao Andrea,
RispondiEliminacredo che tu abbia centrato il problema.
Questa e' una legge FASCISTA che serve ovviamente sappiamo bene a chi e che fa oltremodo comodo a molte persone, comprese ad alcune di quel partito che sta facendo finta di niente, pur stando (per modo di dire) all'opposizione. Si tratta di quel partito dal nome molto simile a quello che sorregge il governo, ma adesso mi sfugge il nome.
Ovviamente per far passare la legge stanno anche infarcendo di frottole i cittadini che o volente o nolente non hanno il tempo e/o la voglia di approfondire la cosa in rete.
Ad ogni modo sara' difficile (se non impossibile) intercettare d'ora in avanti, ma se qualcuno dovesse riuscirci (in maniera formalmente illegale) non sarebbe difficile diffonderle attraverso internet, l'unica vera ancora di salvezza che ci e' rimasta.
Ciao
Gaetano
> Si tratta di quel partito dal nome molto simile a quello che sorregge il governo, ma adesso mi sfugge il nome.
RispondiEliminaMa va? :-)
> non sarebbe difficile diffonderle attraverso internet, l'unica vera ancora di salvezza che ci e' rimasta.
Eh, caro Gaetano, mi piacerebbe che fosse così, ma ho paura che tu stia peccando di ottimismo. Non so infatti, ad esempio tra i giornalisti (tranne - finora - Travaglio, Martinelli e Beha), quanti sarebbero disposti a correre questo rischio.
In ogni caso, oggi (17/06) dovrebbe cominciare la discussione in parlamento. Speriamo che l'opposizione si faccia sentire.
Ciao.