Alla fine ci siamo riusciti. L'Unione Europea, che ultimamente pare averci preso gusto ad aprire nei nostri confronti procedimenti di infrazione, sta per avviare l'ennesimo in merito alla famosa questione del prestito-ponte, sul quale si puntava per tentare di salvare la nostra compagnia di bandiera.
L'ipotesi che lo Stato "presti" alla compagnia 300 milioni di euro (nostri) per tirare avanti ancora un po', è infatti giudicata illegale in quanto considerata aiuto di stato, e quindi in contrasto con le regole europee in materia (dettagli qui).
Ora, naturalmente, io non sono particolarmente esperto di questioni economiche di questo genere, ma alcune considerazioni mi sorgono spontanee. Ad esempio, non sarebbe stato il caso di approfittare quando si faceva ancora tempo (adesso Alitalia non se la fila più nessuno) dell'offerta di AirFrance? Ha avuto senso arroccarsi su posizioni intransigenti per poi cambiare idea adesso che ormai è troppo tardi?
Il piano di AirFrance è stato inizialmente ostacolato in tutti i modi, sia dall'attuale premier (in nome di uno pseudo-campanilismo acritico e controproducente) che dai sindacati, inorriditi dal numero degli esuberi (circa 1600) stimati dalla compagnia francese (non mi pare di aver ancora letto di analoghe proteste per i 5000 previsti da Telecom). E adesso? L'Unione Europea, a partire dalla data di avvio della procedura d'infrazione, dà all'Italia 4 mesi di tempo per trovare la famosa cordata tanto strombazzata in campagna elettorale, dopodiché si chiude baracca e burattini, con buona pace del premier e dei sindacati.
A meno che, naturalmente, non intervenga l'esorcista.
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Si, certo, bello, non fosse che AirFrance ci ha mandati affangùl per colpa dei sindacati che hanno eretto barricate riguardo i licenziamenti in blocco del personale inutile.
RispondiEliminaTra l'altro non so se ne sei a conoscenza ma, il governo Prodi (e qui mi ricorda qualcosa tipo la Cirio) ha ben pensato di "regalare" ad Alitalia (un mese prima della vendita, e la magistratura sonnecchiosa indaga) alcune rotte in esclusiva che, la nostra compagnia di bandiera non ha mai sfruttato per renderla più appetibile al colosso francese.
Chi è causa del suo mal...
Indubbiamente i sindacati ci hanno messo del loro, come del resto ho scritto anch'io nel post, ma mi pare che addebitargli l'intera responsabilità sia un po' riduttivo.
RispondiEliminaA mio parere, se il cavaliere avesse subito mostrato interesse per l'offerta di AirFrance, invece di reclamizzare una fantomatica cordata di imprenditori italiani (tra i quali inizialmente i suoi figli) che in realtà non è mai esistita, forse le cose sarebbero andate diversamente. Forse.
Per quanto riguarda la questione delle tratte regalate in esclusiva da Prodi ad Alitalia un mese prima di andare a casa, sono sincero, non ne sapevo niente. E a dire la verità non ho neppure trovato qualche riferimento in rete che ne parli. Se magari puoi mettere tu qualche link...
Panorama di 2 mesi fa... cerca sul sito...
RispondiEliminaAnonimo, tu "cerchi sul sito", non io, visto che la "notizia" l'hai riportata tu.
RispondiEliminaNon sono io che devo linkare ciò che viene riportato da terzi. Io mi limito a documentare ciò che riporto io.
Grazie.
http://blog.panorama.it/economia/2008/04/02/alitalia-tutte-le-rotte-dellaccordo-segreto-con-lenac/
RispondiEliminaIl gruppo Air France Klm ha abbandonato il tavolo di trattativa dell’Alitalia. La decisione è maturata dopo la presentazione della controproposta avanzata dalle otto sigle sindacali in base alla quale si chiedeva che non fossero chiuse le attività cargo e che fosse dismesso un numero minore di aerei. ‘’Questa proposta non è accettabile perché non rientra nel mio mandato” ha detto il numero uno del gruppo Jean Cyril Spinetta per spiegare il suo gesto.
di Guido Fontanelli
Il titolo sembra inoffensivo: “Convenzione per l’attribuzione di servizi di trasporto aereo di linea extra-comunitario”. Ma nelle 8 pagine, più 4 di allegati, del documento confidenziale che Panorama ha potuto consultare, c’è uno dei punti più importanti e controversi della trattativa tra Alitalia e Air France. Tanto da provocare qualche mal di pancia all’interno del governo uscente e l’ira delle altre compagnie aeree italiane.
La convenzione definisce il portafoglio di diritti di traffico dell’Alitalia su una sessantina di rotte extra-comunitarie ed è stata firmata il 14 marzo tra l’Enac, l’ente che vigila sul trasporto aereo in Italia, e l’ex compagnia di bandiera. La data è importante: proprio quel giorno l’Air France ha presentato la sua offerta vincolante per acquistare l’Alitalia. E tra le condizioni a cui il contratto era subordinato c’è anche “il mantenimento dell’attuale portafoglio dei diritti di traffico internazionali della compagnia” per almeno 5 anni. Una condizione importante: se non verrà rispettata, ogni impegno verso lo Stato italiano decadrebbe, anche dopo la firma del contratto.
Il ministero dell’Economia, che possiede il 49,9 per cento dell’Alitalia, doveva aver ben chiaro questo aspetto, visto che nella convenzione si fa esplicito riferimento ad una comunicazione arrivata proprio dal ministero all’Enac il giorno precedente, cioè il 13 marzo, evidentemente per solleciare la firma di un documento che stava tanto a cuore all’Air France. Ovvio: le rotte sono uno dei patrimoni più importanti di una compagnia aerea.
Nella convenzione si assegnano all’Alitalia 63 diritti di volo, frutto di accordi intergovernativi. Alcuni sono di tipo “a mono-designazione”: soltanto un vettore nazionale di ciascun paese può operare i collegamenti con l’altro. In base al documento, l’Enac consegna all’Alitalia (e quindi al gruppo Air France nel caso di acquisizione) per esempio le rotte verso Arabia Saudita, Colombia, Filippine, Giordania, Libia, Macedonia, Nepal, Perù, Somalia, Angola, Iraq, Panama. A questi paesi si aggiungono Corea del Sud, Kuwait, Malaysia e Taiwan, rotte a mono-designazione che Alitalia oggi raggiunge attraverso accordi di code share con altre compagnie. Inoltre la convenzione attribuisce all’Alitalia i diritti di volo che non ha mai utilizzato o ha cessato di utilizzare nel corso degli anni e che quindi erano tornati in capo all’Enac stessa (come Australia, Cile, Etiopia, India, Rep. Dominicana, Singapore, Sud Africa, Yemen).
Se questi diritti verranno assegnati al nuovo gruppo Air France-Klm-Alitalia per 5 anni, sostengono i concorrenti, di fatto si impedirà a qualsiasi altra compagnia italiana di fornire un servizio verso quelle destinazioni, bloccando il mercato.
Va aggiunto che di quelle 63 rotte, meno della metà attualmente sono operate oggi dall’Alitalia, sostengono fonti del settore.
Non solo: la convenzione trasferisce all’Alitalia anche i diritti della Volare (per esempio verso Mauritius, Maldive, Cuba e Jamaica), società rilevata dalla ex compagnia di bandiera attraverso un’asta che è stata però contestata e che si dovrà rifare: l’attribuzione di queste rotte sarebbe dunque illegittima.
Nella convenzione, inoltre, l’Enac si impegna con l’Alitalia a mantenere le designazioni degli attuali diritti di traffico; a non discriminare Alitalia in future assegnazioni (impegno che di solito l’Enac non prende nelle convenzioni con altre compagnie); ad appoggiare Alitalia ove le autorità straniere obiettassero alla sua designazione (forse perché non sarà più italiana?).
Ultima “chicca” nella convenzione, di cui il ministero del Trasporti non sembra fosse a conoscenza, riguarda lo stato di salute dell’Alitalia: nel documento si sostiene testualmente che la compagnia “risulta essere in possesso dei requisiti economico, finanziari” e “dei requisiti tecnici” per esercitare i diritti di traffico. Ma è evidente che la flotta a lungo raggio molto ridotta di cui dispone non potrà mai consentire di raggiungere tutte queste destinazioni. E poi, non è lo stesso ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa a ripetere che la situazione finanziaria della società è “cronicamente in rosso”?
Yawn