L'espressione "Not one inch eastward", che significa "Non un centimetro a est" (la frase completa è: "La Nato non si espanderà un centimetro a est rispetto alla sua posizione attuale") fu pronunciata dal segretario di stato americano James Baker, sotto la presidenza USA di Bush padre, il 9 febbraio 1990 durante un incontro con l'allora presidente russo Michail Gorbačëv al Cremlino. L'incontro tra i due avvenne circa quattro mesi dopo la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989, e servì a definire gli sviluppi geopolitici successivi alla caduta del muro. In quell'incontro (riassumo) il segretario di stato americano prese l'impegno con Gorbačëv che la Nato non si sarebbe allargata oltre il confine della Germania ovest, mentre il presidente russo si impegnò a garantire una riunificazione pacifica delle due Germanie (nella Germania est stazionavano allora 600.000 soldati russi).
Perché è importante questo fatto? Perché diede l'avvio, nonostante le ripetute rassicurazioni, all'espansione della Nato verso est, e questa espansione è ciò che molti considerano la principale causa che ha portato la Russia a invadere l'Ucraina.
Le due narrazioni rispetto all'allargamento della Nato a est, quella della Nato e quella della Russia, divergono qui: per la Nato non fu data alcuna rassicurazione in questo senso ai russi, per i russi queste rassicurazioni furono promesse e poi disattese. Chi ha ragione?
Il professor Alessandro Orsini, qualche giorno fa, durante la presentazione di un suo libro ha riassunto in mezzora l'intera storia in maniera molto particolareggiata a partire dalla caduta del muro fino all'invasione dell'Ucraina. Siccome Orsini è inviso all'opinione pubblica per le sue posizioni ritenute filo-russe (il Corriere della Sera lo inserì addirittura in una ridicola lista di proscrizione di presunti propagandisti russi), ho ascoltato attentamente la sua lezione e mano a mano che faceva affermazioni fermavo il video e andavo a controllare e a verificare la correttezza di tali affermazioni. Ne ho isolate tre e di tutte e tre ho trovato precisi riscontri in rete. Qui, qui e qui le fonti relative all'incontro tra Gorbačëv e Baker del 9 febbraio 1990; qui la fonte sulla telefonata tra il ministro degli esteri tedesco dell'epoca, Hans-Dietrich Genscher, e il suo omologo russo Eduard Shevardnadze, telefonata nella quale il primo forniva al secondo le medesime rassicurazione che Baker aveva dato in precedenza a Gorbačëv.
La terza e ultima dichiarazione di Orsini che ho provato a verificare riguarda ciò che successe il 7 settembre 2023. In quella data l'ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, durante un'audizione alla Commissione affari esteri del Parlamento europeo dichiarò che Putin aveva cercato di trattare per evitare che si arrivasse al tragico epilogo dell'invasione e, in maniera implicita, che l'allargamento della Nato a est era una delle cause della guerra. Per la precisione, le sue parole furono le seguenti (fonti: qui e qui): "Nell’autunno del 2021 Vladimir Putin voleva la promessa per cui la Nato non si sarebbe mai più ampliata, ci ha inviato una proposta di trattato che abbiamo deciso di non firmare". In sostanza, Stoltenberg ammette che la Russia, prima di invadere l'Ucraina, aveva provato a negoziare ma la Nato aveva rifiutato quel negoziato. Intendiamoci, la Nato aveva legittimamente ogni diritto di rifiutare le condizioni chieste da Putin qualora le avesse ritenute inaccettabili, ma il punto è un altro: l'ammissione da parte di Stoltenberg che Putin aveva inviato una bozza di accordo smentisce la narrazione secondo cui i russi non hanno mai tentato di negoziare. In un contesto in cui le cose stavano precipitando, e si sapeva che stavano precipitando, un atteggiamento responsabile della Nato sarebbe stato quello di dire: Ok, le pretese di Putin sono inaccettabili, ma prima di sbarrare immediatamente la porta, magari proviamo a sederci a un tavolo, parliamone per vedere cosa si può modificare, se si può limare qualcosa. Invece no, l'atteggiamento della Nato in questo frangente è stato di immediata chiusura.
Alcune precisazioni, onde evitare di essere frainteso. Dopo la caduta del muro la Nato aveva tutto il diritto di allargarsi a est, così come gli stati diventati indipendenti avevano tutto il diritto di guardare a ovest. E sa il cielo quanto queste aspirazioni fossero legittime dopo la tanto agognata liberazione dall'opprimente giogo russo. Quello che si contesta alla Nato è l'aver disatteso le promesse e le rassicurazioni date alla Russia dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Rassicurazioni che furono date da tutti i leader europei di allora e poi non mantenute. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, cioè l'aggressione a uno stato sovrano da parte di un altro stato, è un atto che va contro ogni convenzione internazionale ed è da condannare, non ci piove. Così come non ci sono dubbi sul fatto che Putin è un criminale di guerra per ciò che sta facendo in Ucraina. Ma proviamo a immaginare di invertire le parti: se al posto della Russia ci fossero stati gli USA, come si sarebbero comportati? Avrebbero fatto qualcosa di diverso dalla Russia, vedendo che eserciti e nazioni ostili si avvicinavano progressivamente ai loro confini? Quando nel 1962 l'Unione Sovietica piazzò i suoi missili nucleari a Cuba, missili che avrebbero potuto raggiungere Washington in un quarto d'ora, cosa fece Kennedy? Blocco navale immediato e intimazione ai russi di rimuoverli immediatamente. Lì si fu veramente a un passo dalla terza guerra mondiale nucleare e fece bene Kennedy a muoversi in questo modo, perché capiva che quei missili erano una minaccia gravissima alla sicurezza dell'America. Esattamente come per Putin i missili della Nato ai confini della Russia vengono visti come una minaccia alla sua sicurezza. Se, ipoteticamente, il Messico decidesse oggi di ospitare missili russi o di un'altra potenza sul suo territorio, quanto credete che impiegherebbe Trump (o chiunque ci fosse al suo posto) a invadere il Messico, rovesciare il governo e mettere al suo posto un governo amico? La Russia fa la stessa identica cosa. Perché sia la Russia che gli USA sono imperi, e la sicurezza, o la sua percezione, per gli imperi è questione vitale. Quindi non si vuole qui giustificare ciò che sta facendo la Russia, che ha commesso atti che non hanno alcuna giustificazione sul piano del diritto internazionale, si prova solo a contestualizzare gli avvenimenti per capire meglio ciò che succede. Capire e giustificare sono due cose diverse, anche se noi facciamo generalmente una fatica immane a rendercene conto.