venerdì 29 agosto 2025

Come cambia la (velocità della) musica

Ci sono alcuni studi, allo stesso tempo interessanti e tristi, che mostrano come è cambiata la fruizione della musica con l'avvento e l'affermazione delle piattaforme digitali. Da questi studi si evince come oggi la durata media di ascolto di un brano virale su TikTok, da parte di un pre-adolescente, sia all'incirca di 20 secondi, media che sale a 2,50 minuti su Spotify. Questo spinge le case discografiche a promuovere maggiormente i brani strutturati in modo da poter catturare l'attenzione di chi ascolta nel più breve tempo possibile, il che significa brani privi di introduzioni elaborate. Si va subito alla melodia principale, che deve essere il più possibile accattivante, pena l'abbandono dell'ascolto da parte del pre-adolescente in favore del brano successivo.

Si ripete nella musica, insomma, il meccanismo della velocità e della parcellizzazione dell'attenzione che contraddistinguono la società di oggi in ogni ambito: si leggono i titolo degli articoli e si passa oltre, si interagisce sui social senza approfondire, ci si lascia affascinare dagli slogan spesso privi di ragionamento retrostante, si studia sant'Agostino facendoselo riassumere da ChatGPT. E non si leggono ovviamente libri, perché i due requisiti principali per poter leggere sono l'attenzione e la lentezza. Tutto è veloce, immediato, ma superficiale.

Adesso siamo arrivati anche alla musica. I servizi di streaming digitale negli ultimi anni hanno contribuito moltissimo a questo infausto cambiamento. I giovanissimi di oggi spesso non conoscono né il titolo né l'autore di ciò che ascoltano, ma cantano e condividono (e poi abbandonano) il tormentone del momento nella stessa maniera in cui si getta il contenitore di un hamburger da McDonald.  

I vecchi dinosauri come lo scrivente provano ovviamente malinconia e tristezza nell'assistere a questo cambiamento antropologico nella società. Ricordo ancora i primi vinili comprati da ragazzo, le musicassette magnetiche, poi i rivoluzionari (all'epoca) compact disk. L'acquisto di un 33 giri era un vero e proprio rituale. C'era trepidazione, attesa. Una volta acquistato si correva a casa, si toglieva il sottilissimo velo di plastica trasparente, si posizionava con cura e attenzione il disco sul piatto e si faceva partire il giradischi. Si ascoltavano e riascoltavano poi le varie tracce del 33 giri con religiosa attenzione, mentre contemporaneamente si leggevano i testi stampati sul retro della copertina del disco. L'ascolto di un disco di un cantautore era quasi un rito sacrale, non l'equivalente del consumo di un hamburger.

12 commenti:

  1. W i vecchi dinosauri! (senza il minimo velo d'ironia, anche perchè detto da una stravecchia dinosaura).

    RispondiElimina
  2. È vero. Mi identifico in questo post. Anch'io correvo a comprare gli LP più in voga, solo che poi la puntina del giradischi non funzionava più e quindi fu messo tutto da parte sostituito dal programma radio di Renzo Arbore "Per voi giovani" di cui non mi perdevo una puntata.
    Ora ascolto in tv Radio Italia solo musica italiana e non sempre apprezzo i brani proposti tranne alcuni evergreens

    RispondiElimina
  3. Confesso, vostro onore sono una dinosaura

    RispondiElimina
  4. Dinosauro anch'io...
    Ricordo le bellissime sessioni di Mike Olfield,duravano una facciata di un 33giri,poi le lunghissime ballate di Neil Young alla chitarra elettrica.
    Un saluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A proposito di Mike Oldfield, proprio oggi, mentre camminavo, mi sono ascoltato tutto Ommadawn: splendido!

      Elimina
  5. Proprio ieri ho trovato una versione del "get ready" lunga lunga: ventun minuti, con una vera e anche lunga introduzione. Un gioiello; parliamo del 1969.

    podi-.
    https://www.youtube.com/watch?v=i80_N8CPWHk

    RispondiElimina

Ancora su Più libri Più liberi

Comunque, tornando alla vicenda Più libri Più liberi, se ci si pensa la partecipazione di una casa editrice filonazista è anche un po' u...