(da La scienza della felicità - Francesco e Luca Cavalli Sforza)
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La religione cattolica (che io professo e mi vanto di professare) non demonizza il sesso, come molti pensano, ma semplicemente lo valorizza per ciò che è, ossia l’espressione perenne di quell’alleanza nuziale che sussiste fra gli sposi. Il rapporto sessuale diviene così segno visibile di quella donazione reciproca e totale che gli sposi si sono fatta: «I due saranno un’unica carne» (Gen 2, 24).
RispondiEliminaÈ facile capire che fuori del Matrimonio non si può esprimere una donazione che non esiste: quindi non può neppure esistere l’atto sessuale. Come scrisse San Giovanni Paolo II: «La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente» (Familiaris Consortio, 11).
Non ci si può donare all’altro nel corpo se non lo si è fatto nell’anima.
Per quanto riguarda gli atti sessuali diversi dal normale rapporto, poi, oltre alle contraddizioni suddette v’è il fatto che si priva completamente l’atto del suo senso e del suo scopo.
Dio santo, ma come si possono avere i neuroni devastati dalla propaganda cattolica fino a questo punto?
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