Quando mi capita di leggere libri come questo mi chiedo sempre perché lo faccia. Dovrei smetterla, leggere solo romanzi, cullarmi nelle loro fantasiose finzioni e non sapere niente. Credo che starei meglio. E invece alla fine la curiosità ha il sopravvento e ci ricasco sempre.
Questo saggio di Sergio Rizzo, uscito in questi giorni, purtroppo non è finzione e racconta la storia di come è stato gestito il sistema previdenziale italiano dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, una gestione che definire criminale è un eufemismo.
Qualche giorno fa la signora Meloni, incontrando i sindacati, tra i vari temi affrontati ha toccato quello spinoso delle pensioni, dicendo di volere adoperarsi per evitare "il manifestarsi di una bomba sociale nei prossimi decenni."
Da quanto ho letto in questo libro mi pare che sia stata parecchio ottimista, la Meloni, ad indicare una scadenza temporale di decenni prima dello scoppio della bomba sociale. Se non si farà qualcosa adesso, e finora non si sta facendo, già tra una quindicina d'anni il banco potrebbe saltare, lo Stato cioè potrebbe non essere più in grado di pagare le pensioni. Tutto questo non per una sorta di ineluttabile fatalità, ma per puri irresponsabilità e menefreghismo di chi ha amministrato la cosa pubblica negli ultimi settant'anni. Nessuno escluso.
Un sistema previdenziale per essere sostenibile necessita di una condizione essenziale: i contributi versati da chi lavora devono coprire la spesa per le pensioni, ma per fare questo occorre che il numero degli occupati sia superiore (o almeno uguale) al numero di pensioni pagate. Oggi siamo quasi al pareggio e ci stiamo avviando verso un futuro (a breve) in cui ci sarà l'infausto sorpasso, cosa che renderà l'intero sistema insostenibile.
Il motivo principale sta appunto nella gestione sciagurata e criminale della previdenza nel nostro paese. Il tema della gestione delle pensioni è infatti sempre stato affrontato in termini di consenso elettorale. Per decenni, in particolare nel ventennio che va dal 1970 al 1990, si sono fatte leggi su leggi che permettevano ad alcune categorie privilegiate e protette nel settore pubblico di poter andare a riposo prestissimo: ferrovieri, postali, lavoratori del comparto telefonico, insegnanti, dipendenti delle regioni, piloti, assistenti di volo ecc.
A ciò va aggiunta l'infinita serie di assurdi privilegi di cui godono ancora oggi i parlamentari, i consiglieri regionali, a cui si continua a elargire la doppia pensione con i contributi figurativi pagati dalla collettività. Calcoli attendibili dicono che, di questo passo, entro il 2046 la voragine delle pensioni arriverà a 200 miliardi, una somma superiore all'intero gettito Irpef. E ancora oggi, nonostante siamo sull'orlo del baratro, si continua incoscientemente a elargire "regalini" inutili e costosi per puro tornaconto elettorale. Mi riferisco a cose come ad esempio la famigerata Quota 100 di salviniana memoria, che ha contribuito ad allargare la voragine previdenziale di svariate decine di miliardi portando in cambio pochi o nulli benefici, col debito generato che non andrà a carico dei pochi fortunati che riusciranno a utilizzare Quota 100, ma a carico delle generazioni future che quel beneficio non lo vedranno mai. Come dimenticare, per tornare a tempi più recenti, la promessa in campagna elettorale di Berlusconi di portare tutte le pensioni a 1000 euro? Una truffa. Se infatti, per ipotesi, il netto di tutte le minime fosse portato a 1000 euro il sistema collasserebbe la mattina dopo. E Berlusconi questa cosa la sa benissimo.
Ora, intendiamoci, ogni politico ha diritto di fare campagna elettorale come vuole, ma dovrebbero esistere dei limiti dettati dalla responsabilità e dall'etica che impediscano ai politici di truffare gli elettori. Limiti ignorati perché l'unico faro che guida la politica, oggi, è il consenso immediato, non la lungimiranza e le visioni a lunga scadenza. Ecco allora che è tutto un florilegio di slogan come "Meno tasse!", "Più soldi in busta paga!", "Bonus e superbonus a tutti!", con la promessa più gettonata che riguarda naturalmente sempre le pensioni: le aumenteremo, vi manderemo in pensione prima e via dicendo. E ovviamente non c'è promessa elettorale più efficace nel Paese più vecchio d'Europa in cui a votare sono per la maggior parte gli anziani.
Quindi oggi siamo qui, con un sistema previdenziale ormai non più sostenibile e che tra pochi lustri non sarà più in grado di pagare le pensioni. Forse è meglio che torni a leggere romanzi, va'.
Anche i saggi scientifici non sono da buttare. 🥲
RispondiEliminaMa infatti, e si soffre anche di meno :-)
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