venerdì 23 giugno 2023

La maledizione del Titanic

Riguardo alla vicenda del Titan ho già letto cose come "la maledizione del Titanic", come se il relitto del transatlantico affondato più di un secolo fa abbia avuto un ruolo nella tragedia dei cinque facoltosi avventurieri. 

Questa inclinazione del cervello umano a ragionare in termini di causa-effetto - ne ho già scritto in passato e non ci torno sopra - è perfettamente naturale nella nostra specie. Per motivi legati all'evoluzione e all'adattamento, infatti, a noi risulta controintuitiva la casualità, non ci viene cioè spontaneo pensare che due eventi che si verificano nelle stesse circostanze o nello stesso lasso di tempo non abbiano una correlazione, proprio non ce la facciamo (se volete approfondire questi temi vi consiglio libri come il bellissimo Nati per credere, del biologo evoluzionista Telmo Pievani e del neuroscienziato Giorgio Vallortigara).

Quindi sì, se la cosa ci è in qualche modo di conforto o ci piace, possiamo tranquillamente pensare che gli influssi malefici del Titanic abbiano avuto qualche ruolo nell'implosione del Titan. In fondo, che male c'è? :-)

9 commenti:

  1. leggerevolare23/06/23, 13:44

    Sai che ci pensavo proprio stamattina in macchina... Ma non ho pensato ad una maledizione, anzi esattamente il contrario. Il relitto li ha chiamati a se per l'eternità. Puoi immaginare uno studioso del Titanic che rimane per sempre vicino al suo mito!! Tutti loro erano appassionati e magari adesso sono vicino alle tante anime che ancora abitano il relitto. Insieme per sempre, bellissimo

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    1. Sì, se fosse reale sarebbe un bell'epilogo di questa tragedia.

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  2. Il Titanic è un argomento che mi interessa da sempre, ma qui c'entra come i proverbiali cavoli a merenda. Non sono un tecnico ma mi pare che nell'occasione il problema sia soprattutto inerente ai materiali utilizzati per il batiscafo.
    Mi ha molto colpito anche il modo in cui hanno trattato l'argomento i vari TG, affannandosi a spiegare come l'implosione sia avvenuta all'improvviso, senza che i cinque passeggeri se ne siano praticamente accorti. A paragone di una lente morte per soffocamento, sembrerebbe meglio. Sembra anche che tutti noi abbiamo tanto bisogno di rassicurazioni: siamo fragili, magari a volte è preferibile girare attorno alla cosa.

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    1. È vero, siamo fragili, ma la fragilità della vita è un concetto che tanti rifiutano, un pensiero che non riescono a fare proprio, probabilmente retaggio di una cultura cristiana dell'illimitato in cui da sempre siamo immersi.

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    2. Una cosa che ho notato immediatamente è che tutti si sono messi a dare stime di quando sarebbe finito l'ossigeno. Peccato che quando la CO2 arriva intorno al 4% ecco sopraggiungere l'ipercapnia, nonostante ci sia ancora un 16% di ossigeno, che sarebbe ancora una concentrazione respirabile. Capisco che forse questi dettagli possano stare in bilico tra l'asettico ed il truculento, ma non riesco a non pensare a questo come ad un altro esempio di come si favorisce l'analfabetismo scientifico.

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    3. Cosa di cui nel nostro paese non c'è assolutamente bisogno, tra l'altro.

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  3. Non voglio essere " populista " ma me è venuto spontaneo pensare ai recenti morti di migranti anche loro sotto acqua... si, va bene esigenze diverse fra i 5 del piccolo sommergibile e gli altri.

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    1. Sulla contrapposizione tra i migranti affogati al largo della Grecia e i facoltosi avventurieri subacquei è stato detto di tutto e di più.
      Semplicemente, la vita è preziosa sempre e tutti, indistintamente, hanno diritto di essere salvati.

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    2. Si certo Andrea, ci mancherebbe, solo che le esigenze erano diverse, chi per un futuro migliore, chi per un divertimento o avventura. D'altronde le esigenze si misurano anche economicamente, no?

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