Stamattina, in magazzino, mi è capitato in mano il vinile che vedete qui sopra. E d'improvviso, come un lampo, sono scattati i ricordi.
Ai tempi delle medie ho consumato il nastro su cui lo ascoltavo, nastro neppure originale ma registrato dall'impianto stereo di un amico di campeggio, oggi perduto chissà dove (credo che attualmente faccia il ricercatore in Canada). E quel nastro, nonostante il mangianastri stia ammuffendo da anni in un mobile giù in cantina, ce l'ho ancora.
Ho amato alla follia quell'album, conoscevo ogni passaggio di ogni canzone, i testi di ogni singolo pezzo. Guccini, all'epoca, lo consideravo una specie di dio in terra. I primi accordi sulla chitarra li ho imparati suonando suoi pezzi.
Lo si vede lì, sulla sinistra della copertina, di fianco: giovanissimo (il vinile di quel concerto al Kiwi di Piumazzo fu pubblicato alla fine degli anni Settanta), quasi irriconoscibile. E sulla destra, davanti al batterista, il mitico Augusto dei Nomadi, con quegli occhiali talmente spessi che sembrano due monocoli appaiati. È sempre stato terribilmente miope, Augusto, ma ciò che gli mancava in diottrie ce l'aveva, centuplicato, nella potenza delle corde vocali. Fino al 1992, quando un cancro ai polmoni se lo portò via.
Ricordo che di quella copertina feci un poster e lo appesi in camera mia, di fianco a quello di un Kenworth con semirimorchio che sfrecciava su una strada americana.
Bei tempi, bei ricordi. Bello, ogni tanto, rituffarcisi dentro.
Ti capisco.
RispondiEliminaA parte che anche io ho quell'album, ma l'ho consumato principalmente in auto, capisco i tuoi ricordi, scaturiti da un "oggetto".
È meraviglioso :)
Moz-
Vero, e ad avere voglia di vergarli tutti ci si potrebbe scrivere un libro.
RispondiEliminaIo ci provo proprio col blog, a cristallizzarli. Per non perderli.
RispondiEliminaMoz-