lunedì 14 ottobre 2019

Bottiglie e tovaglioli

Ricordo che, da bambino, a pranzo e a cena mia madre metteva sulla tavola una caraffa riempita con l'acqua del rubinetto della cucina. A volte comprava, qui al negozio di fianco a casa, anche l'acqua minerale, che il negoziante vendeva in bottiglie rigorosamente di vetro. Se poi, una volta consumata l'acqua, si riportavano al negozio le bottiglie vuote, invece di gettarle nella spazzatura, il negoziante restituiva qualche lira, il famoso vuoto a rendere.

Naturalmente le bottiglie di vetro venivano poi riutilizzate dalla ditta che imbottigliava l'acqua minerale e il ciclo si perpetuava. Discorso analogo per il vino in bottiglia che beveva mio padre (il Tavernello nel tetrapack sarebbe arrivato molto ma molto dopo). Anche i tovaglioli in tavola erano di stoffa, spesso abbinati alla tovaglia, e si riutilizzavano per più giorni. Poi andavano in lavatrice assieme alla tovaglia, mentre ora si disboscano foreste per pulirsi la bocca dai residui di ragù.

Mi è venuta in mente questa cosa ieri sera mentre gettavo l'immondizia. Il cassonetto giallo per la raccolta della plastica era strapieno e qualcuno aveva già cominciato a lasciare bottiglie e contenitori vari all'esterno. Chissà, forse una volta c'era più attenzione a queste cose, magari ci si teneva di più, c'era una maggiore etica di natura, poi è arrivata la plastica e ha seppellito tutto.

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