Settecento lavoratori sono già morti dall'inizio dell'anno, e dal momento che a capodanno mancano ancora due mesi e mezzo abbondanti, è facile pronosticare che a tale scadenza il conteggio contemplerà più di mille "caduti", numero purtroppo in linea coi dati forniti annualmente dall'Inail. In un simile contesto di vera e propria "guerra", ci si aspetterebbe che un ministro faccia un decreto sicurezza per cercare di risolvere questo problema, che spenda le sue energie in questa direzione, che per sicurezza metta al primo posto questo tipo di sicurezza.
Per quattordici mesi siamo invece stati catapultati in una specie di realtà parallela, totalmente infondata e priva di qualunque ancoraggio alla realtà, dove ci è stato ripetuto fino alla nausea che la lotta per la sicurezza passava esclusivamente dall'impedimento di ingresso nei nostri porti ad alcune navi con a bordo dei naufraghi. E la cosa ha funzionato: su questa palese e gigantesca distorsione della realtà, personaggi infimi hanno costruito un consenso politico altissimo. E molti di noi, come polli, ci sono cascati e si sono prestati per consentire che quegli infimi personaggi crescessero.
Personaggi ora lì in attesa di tornare nelle stanze dei bottoni per poter ricominciare con la stessa propaganda, certi di trovare ancora, allo stesso posto, una plebe ragliante pronta a osannarli di nuovo. E poi vogliamo progredire? Parliamo di grandi orizzonti, di sviluppo, di un'Italia che si rialzerà?
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