martedì 25 novembre 2008

Crisi finanziaria: adesso va a finire che è colpa nostra

L'altro ieri, in occasione di una conferenza stampa a L'Aquila, il nostro pimpante premier ha detto (per l'ennesima volta) che per interrompere il circolo vizioso di una crisi finanziaria di cui non si vede l'uscita, occorrono massicce iniezioni di fiducia e speranza. E, soprattutto, "bisogna fare leva sui consumatori"; occorre cioè che i consumatori tornino a fare l'unica cosa che serve: consumare, l'unico modo per rimettere in moto il circuito che fa girare la nostra economia (che in pratica è un po' quello che ci rende schiavi del sistema).

Che dire? Certo, in periodi come questo ripetute iniezioni di speranza e fiducia non fanno certo male, ma forse servirebbe qualcosa che sia meno campato per aria e più concreto. Non penso, in generale, che il "popolo consumatore" abbia smesso di essere tale per mancanza di fiducia e speranza, ma molto più banalmente per mancanza di quattrini, conseguenza del fatto che una larga fetta della popolazione è fatta di pensionati, cassintegrati, precari, tutte categorie accomunate da una caratteristica: il reddito fisso (e in genere basso), e quindi maggiormente in balìa degli eventi (e delle variazioni di prezzo dei beni di consumo) rispetto ad altre categorie.

A tutto questo va aggiunta la quotidiana perdita di posti di lavoro; gente che dall'oggi al domani si ritrova a casa senza sapere perché. Di fronte a casa mia, dalla parte opposta della strada, c'è una fabbrica - un cementificio attivo dai primi del '900 - che il 31 dicembre prossimo chiuderà i battenti. 64 dipendenti, la maggior parte con famiglia al seguito, saranno a piedi. E questo è solo un caso. Dall'inizio dell'anno in Italia hanno chiuso baracca e burattini 337.000 aziende, con un saldo negativo tra queste e le nuove nate di -13.184. E pure quello che storicamente è stato sempre il simbolo della ricchezza e della produttività, e cioè il nordest, comincia a sentire il fiato della crisi sul collo. Avete per caso sentito qualche telegiornale che ne ha parlato? A me non pare.

Non so a voi, ma a me tutto questo fa una strana impressione. E' come se un bel giocattolo si fosse improvvisamente rotto e la colpa fosse la nostra.

2 commenti:

  1. Pensa che io lavoro in un colosso dell'alluminio. Abbiamo grossi problemi anche noi... si parla di un centinaio di posti da liberaare per il 2009... speriamo che la tendenza si inverta altrimenti siamo davvero per stracci... stavolta rischiamo davvero che siano 'cazzi' !!!

    RispondiElimina
  2. Non ti preoccupare, possiamo stare tranquilli perché ha detto Feltri che la crisi lui non la vede.

    In pratica, se ho capito bene, ce la stiamo solo immaginando...

    :-)

    RispondiElimina

Perché siamo come siamo?

Sto leggendo un interessantissimo saggio di Guido Barbujani: Sillabario di genetica per principianti . A un certo punto mi sono imbattuto ne...