martedì 18 novembre 2008

Prodi, quelle telefonate... da archiviare (e quelle intercettazioni da eliminare)

Quella che vedete qui a fianco è una schermata dell'home page di Panorama del 28 agosto scorso, giorno in cui il noto settimanale berlusconiano se ne usciva, sia online che nella versione cartacea, con la notizia "bomba" di scottantissime intercettazioni a carico di Romano Prodi.

Scriveva a tal proposito Panorama:

Il Professore cerca di soddisfare i desiderata di parenti ed ex inquisiti del pool di Mani pulite, coinvolgendo, tramite il suo staff, ministri e sottosegretari, come Livia Turco alla Sanità e Fabio Mussi all’Università.
Spinte, favori, pressioni: sono decine le intercettazioni che oggi raccontano quelle lunghe settimane di crepuscolo politico. Conversazioni che la procura di Roma, con il procuratore capo Giovanni Vecchione e l’aggiunto Maria Cordova, vicario di turno, hanno ricevuto per valutarne la rilevanza penale, visto che, è bene sottolinearlo, nessuno risulterebbe iscritto nel registro degli indagati.
[...]
Ma torniamo a Prodi. Gli affari dell’amato nipote Luca, gli aiuti pubblici invocati dal consuocero Pier Maria, i finanziamenti sollecitati al fidato industriale farmaceutico, già arrestato più volte durante Mani pulite, che a sua volta attende agevolazioni fiscali: le linee di Palazzo Chigi erano roventi senza che nessuno sospettasse che gli investigatori ascoltavano ogni parola. (fonte)

Già: gli investigatori ascoltavano ogni parola, e dopo averle ascoltate tutte le hanno passate alla Procura di Roma, la quale ha oggi formalmente chiesto che il fascicolo venga archiviato in quanto dalle suddette intercettazioni non emergerebbe niente di penalmente rilevante, men che meno il reato ipotizzato di abuso d'ufficio.

La vicenda delle intercettazioni a Prodi - qualcuno ricorderà - fece un certo rumore anche perché in quell'occasione il nostro attuale pimpante premier - per il quale a differenza del suo predecessore le intercettazioni hanno avuto ben altri esiti (anche se successivamente anche per queste è stata chiesta l'archiviazione) - offrì a quello che fino a un attimo prima era il suo acerrimo nemico (politico), la sua inaspettata solidarietà. Una solidarietà da molti definita pelosa, tutt'altro che disinteressata. Una solidarietà che Romano Prodi rispedì prontamente al mittente, temendo il nascere di un 'caso' "per limitare i poteri d'indagine dei magistrati" e consapevole, come aveva in precedenza già affermato, che quelle intercettazioni non contenevano nulla che potesse interessare la magistratura.

Giova ricordare che la questione delle intercettazioni telefoniche è sempre stata molto a cuore al cavaliere e al suo entourage (i motivi sono facilmente intuibili), tanto è vero che a seguito dell'intenzione di inserire nella prossima riforma della giustizia delle norme che ne limitino considerevolmente l'uso, tutti gli organi ufficiali della combriccola di governo sono partiti in quarta con una grande campagna di delegittimazione delle suddette intercettazioni (rischi per la privacy dei cittadini, costi, abusi, ecc...); campagna che ha raggiunto il suo apice agli inizi di giugno di quest'anno, quando il principale megafono di famiglia se n'è uscito con questo grande articolo, leggendo il quale si evince facilmente come le intercettazioni possono tranquillamente essere paragonate ai flagelli biblici descritti nell'Apocalisse di Giovanni, e con relativi cavalieri al seguito (anche se in questo caso di cavaliere ce n'è solo uno).

Ovviamente è inutile dire che una baggianata del genere si smonta, dati alla mano, con tre clic del mouse (anzi, ne basta uno), l'importante è martellare l'opinione pubblica per inculcare l'idea che le intercettazioni siano l'origine di tutti i mali che affliggono la giustizia, il resto verrà da sé.


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