venerdì 7 novembre 2008

Google, i dirigenti a processo (e la rete un po' meno libera)

Forse era inevitabile che finisse in questo modo, anche se fino all'ultimo molti hanno sperato che la vicenda avesse un epilogo diverso. Così invece non è stato: pazienza. Mi riferisco ovviamente alla querelle giudiziaria che vede coinvolta Google in merito alla nota vicenda del video del ragazzo down di cui avevo parlato anch'io tempo fa.

L'accusa, secondo il pm che ha alla fine rinviato a giudizio i quattro dirigenti di Google Italia, sarebbe di concorso in diffamazione e violazione della legge sulla privacy. Questa, formalmente, è l'imputazione; un'imputazione che dietro al burocratese legislativo nasconde in realtà un secondo significato, che è ben noto a chi ci capisce un po' di internet: e cioè che il fornitore di un servizio deve essere ritenuto responsabile dell'uso che di tale servizio fanno gli utenti.

Una cosa che, se analizzata nell'ambito della struttura stessa della rete, non sta (evidentemente non per tutti) né in cielo né in terra. Di paragoni ne sono già stati fatti a bizzeffe: è un po' come se Telecom fosse ritenuta corresponsabile nel caso di minacce telefoniche di un utente verso un altro, come se il solo fatto di mettere a disposizione le linee comportasse una respondsabilità oggettiva verso l'uso che di queste linee fanno gli utenti. Il caso Google è la stessa identica cosa.

Nel caso poi in cui Google si ritrovasse alla fine del processo con una condanna sul groppone, si creerebbe un pericoloso precedente e si affermerebbe in sostanza il principio di cui sopra, che è, come ho già detto, totalmente incompatibile col sistema in cui è strutturata non solo la rete in generale, ma lo stesso servizio offerto da Google. Come osserva infatti giustamente PI, se in qualche misura è anche possibile tramite appositi software evitare che vengano caricati video o materiale protetto da copyright, non esiste alcuna tecnologia di filtering in grado di "capire" se e quando un video pubblicato dagli utenti vìola le leggi sulla diffamazione o cose simili. Lo potrebbe fare solo un umano.

Le conseguenze sono facilmente immaginabili: avete idea di quante persone occorrerebbero per esaminare la mole di video che giornalmente vengono caricati dagli utenti? Google farebbe prima a chiudere il servizio. E cosa avremo ottenuto così? Una rete più "pulita", certo, ma sicuramente meno libera.

3 commenti:

andynaz ha detto...

una rete più "pulita", alla fin fine, non è quello che chiedeva Barbareschi? una sentenza di colpevolezza renderebbe la rete sicuramente meno liberamente utilizzabile, anche perché, nel dubbio, il fornitore del servizio bloccherebbe il video, se dovesse rischiare di passarci i guai. praticamente avremmo YouTube pieno solo di gente che canta ruttando...

speriamo che la faccienda si chiuda secondo logica; è cmq un altro esempio di come le leggi devono essere aggiornate al più presto...

Vale ha detto...

Impossibile e illogico controllare preventivamente! il bello della rete è la sua immediatezza.

Andrea Sacchini ha detto...

Purtroppo noi scontiamo gli effetti di una arretratezza culturale, da parte dei nostri governanti in materia di internet e nuove tecnologie, che non permette al nostro paese di essere all'avanguardia - o almeno al passo con altri, in questo campo sicuramente più "evoluti" - e di promulgare conseguentemente leggi che vadano in questa direzione.

E questi sono i risultati.

Priorità

Secondo l'Istat , nel 2023 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi per mancanza di soldi. A questo si aggiunge la cronica manc...