Non ho mai scritto niente in proposito, né prima né dopo la sentenza, semplicemente perché l'argomento - sono sincero - non mi ha mai interessato più di tanto. Di quei giorni ho anche un ricordo piuttosto confuso. L'unica cosa che mi è rimasta impressa è (allora come oggi) l'informazione assolutamente scandalosa e faziosa che non si limitava a riportare i fatti, ma le interpretazioni degli stessi. Alcuni telegiornali, infatti, trasmettevano esclusivamente le immagini dei noglobal che devastavano auto e negozi e altri esclusivamente le immagini delle manganellate dei poliziotti.
Comunque sia, la sentenza della Diaz, come hanno scritto molti e come risulta chiaramente leggendo i resoconti, ha di fatto assolto i vertici - in pratica i dirigenti che firmarono gli ordini di intervento - e condannato gli esecutori materiali, se così si può dire. Ciò ha provocato, com'era ampiamente prevedibile, le proteste indignate della sinistra e la generale soddisfazione del centrodestra, tanto che lo stesso Alfano, all'indomani della sentenza, aveva detto senza mezzi termini che chiarezza era stata fatta. Quella che per Alfano era chiarezza non lo era invece per niente per molti altri, e tra questi, ad esempio, il sindaco stesso di Genova, il quale aveva subito chiesto che fosse istituita una commissione d'inchiesta per stabilire realmente come andarono le cose. Scriveva Repubblica il 14 novembre scorso:
Genova è ancora stupita, amareggiata, è di nuovo una città sotto choc dopo la sentenza della prima sezione del Tribunale sui pestaggi alla scuola Diaz, durante il G8 del 2001. Sentenza che ha assolto i vertici della polizia e condannato agenti e due soli dirigenti, Michelangelo Fournier che aveva definito quella notte di botte e violenza, tra il 21 e il 22 luglio del 0001, una "macelleria messicana" e l'ex capo del reparto Mobile di Roma, Vincenzo Canterini.
[...]
Intanto il sindaco di allora, Giuseppe Pericu e quello di oggi Marta Vincenzi chiedono subito una commissione d'inchiesta. E il presidente della Regione, Claudio Burlando parla di "strano ragionamento, pensare che agenti e funzionari abbiano agito da soli, con un blitz contro vittime inermi, senza che i vertici sapessero nulla".
Ora, a mio modesto parere, questa sentenza, comunque la si guardi, sancisce in pratica che i superiori non sapevano cosa facevano i sottoposti; non mi sembra che si possa interpretare in altro modo. Il ché sta a significare, ad esempio, che il poliziotto che ha introdotto le due molotov all'interno della scuola, al fine di accusarne poi gli occupanti (elemento accertato in fase processuale), lo ha fatto all'insaputa dei superiori. Possibile? Non lo so. Per sapere i motivi per cui i giudici hanno ritenuto plausibile che i vertici non ne sapessero niente occorre aspettare le motivazioni, che dovrebbero essere pubblicate tra circa tre mesi. Fino ad allora possiamo solo fare ipotesi.
Il blogger Piero Ricca ha intervistato Gilberto Pagani, uno degli avvocati di parte civile, e ha pubblicato il video dell'intervista sul suo blog. Chi ha seguito un po' la vicenda si sarà sicuramente fatto una sua idea. Io, leggendo quello che ho trovato in giro sono rimasto molto perplesso. Dopo aver ascoltato questa intervista ancora di più.
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