sabato 23 febbraio 2008

Ci risiamo con la nebbia killer


Il tenore dei titoli delle varie testate online che parlavano del tragico incidente di ieri pomeriggio, era più o meno il medesimo per tutti: ossia l'addebito di ogni responsabilità alla famigerata "nebbia killer". Qualcuno che, oltre a questo, ha ipotizzato che una parte della responsabilità fosse anche di qualche incosciente emulo di Schumacher c'è stato, ma relegato in secondo piano.

La nebbia killer è quel fantomatico assassino invisibile che si presenta all'improvviso sulle autostrade del belpaese con lo scopo preciso di provocare tamponamenti e seminare il panico tra i poveri automobilisti indifesi. Per la verità non agisce da solo, ma è in genere accompagnato da dei degni colleghi che vengono tirati in ballo ogni volta che capitano disgrazie.

Abbiamo così ad esempio le montagne assassine, altra pericolosa categoria di serial killer che ha la brutta abitudine di uccidere poveri sciatori indifesi colpevoli soltanto di essere andati un po' fuori pista nonostante le raccomandazioni degli esperti della montagna. E via di questo passo, a seconda delle situazioni, con il mare killer, il fiume assassino, la cascata che uccide e compagnia bella.

Ora, a parte l'ironia, è effettivamente triste constatare come la responsabilità del fattore uomo in questi frangenti sia regolarmente (e ipocritamente) sminuita, addebitando il tutto sempre e soltanto a fattori esterni. Una sorta di deresponsabilizzazione di massa, verrebbe quasi da dire.

Ieri sera, verso le 19, tornavo in macchina a casa dopo aver prelevato Francesca al termine della sua lezione di danza, e mi è capitato di ascoltare a Radio24 la testimonianza in diretta telefonica di uno degli automobilisti coinvolti (e scampati) nell'incidente. Ha detto testualmente che la questione nebbia è stata esageratamente pompata dai media. C'era, è ovvio, ma niente che facesse pensare al muro impenetrabile descritto da certi media.

Il fattore nebbia, insomma, non è stato nient'altro che una concausa. La responsabilità maggiore - continuo sempre a riportare quanto detto dall'automobilista al telefono - è da addebitare principalmente agli emuli di Schumacher di cui parlavo prima, che pure in presenza di precarie condizioni di visibilità viaggiavano come niente fosse in corsia di sorpasso a velocità criminali. Quando invece tali condizioni avrebbero dovuto predisporre a una maggiore attenzione, sia alla velocità che al rispetto delle distanze di sicurezza.

Che ci volete fare? I colpevoli sono sempre altrove.

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