Oggi leggevo un po' qua e là dei vari movimenti pre-elettorali con cui ci stanno deliziando i nostri politici. E mi è venuta in mente un'immagine. Pensate a un'azienda, una qualsiasi, che riceve inaspettatamente un grossa commissione da parte di un importante cliente, magari estero. Una grossa commissione con una scadenza temporale ben precisa, magari due mesi (periodo scelto a caso), entro la quale dover consegnare il lavoro pena l'annullamento dell'ordine. E l'immagine è appunto quella di tutti i dipendenti che ovviamente si mobilitano, si prodigano, discutono, magari fanno pure gli straordinari per portare a termine il lavoro nel tempo stabilito.
Lo so, magari c'entra poco, ma questo mi è venuto in mente. Ma il trambusto pre-elettorale che accennavo all'inizio ha anche alcuni risvolti che, a seconda di come vengono inquadrati, possono essere comici o tristi. Si tratta sostanzialmente di tutta una serie di "detti e contraddetti" (specialmente i secondi) che mi pare sia giusto segnalare. Ve ne elenco qualcuno dei più evidenti.
Partiamo da Veltroni. Ma chi vuole incantare? Cosa crede di ottenere iniziando una campagna elettorale su un panorama da cartolina al grido di "Yes, we can!"? Pensa forse di commuovere qualcuno? Di suscitare un impeto di orgoglio simil-americano negli astanti? E come può pretendere di ottenere un minimo di credibilità iniziando subito col promettere il taglio immediato delle tasse in concomitanza con l'aumento degli stipendi? Ha spiegato chiaramente e tecnicamente - oltre a dire vagamente che le risorse secondo lui ci sono - come farà?
E poi non aveva detto che il Partito Democratico rappresentava il "nuovo" e che il "vecchio" stava dall'altra parte? Ma dov'è il nuovo in un partito che contempla al suo interno De Mita, Binetti, D'Alema, Bassolino, La Torre, Fassino e Finocchiaro? Questo è il nuovo? E vabbè... Il tutto poi senza contare che, a differenza di quanto dichiarato all'inizio, la trovata di correre da soli è già caduta nel dimenticatoio. A questo proposito dispiace constatare come lo stesso Di Pietro, con la sua Italia dei Valori, abbia detto una cosa e ne abbia fatta poi un'altra. Fu lui stesso, infatti, a dire in più di un'occasione che in caso di elezioni il suo partito avrebbe fatto la corsa da solo per incompatibilità con questo sistema politico (capirete, uno che ha partecipato al vaffanculo-day...), e tutto ciò pure in presenza di uno sbarramento che avrebbe potuto provocarne l'uscita dai giochi. Evidentemente, anche qui, è già tutto finito nel dimenticatoio.
Eppure, nonostante questa sua incoerenza, a me Di Pietro continua a stare simpatico. Mi pare che sia uno dei pochi politici corretti e trasparenti (prova ne è la costanza con cui aggiorna il suo blog personale). A questo proposito riporto qui di seguito un estratto da un recente articolo di Martinelli:
"Di Pietro non ha mai preso tangenti, nel ‘94 non cadde nella rete di Berlusconi che avrebbe fatto carte false pur di averlo tra i suoi alleati e assegnargli per premio di riconoscenza il ministero dell’Interno nel suo governo. Il rifiuto costò a Di Pietro un processo scaturito dalle calunnie perpetrate da Vittorio Feltri sul “Giornale” di Paolo Berlusconi, che gli affibiava dichiarazioni inventate da parte di pentiti di mafia che avrebbero dipinto l’ex pm un estorsore, disposto a spiccare avvisi di garanzia a esponenti politici per scopi politici. Come molti ricorderanno, nel ‘96 Di Pietro fu assolto nel processo per affrontare il quale, si dimise da ministro dei lavori pubblici dell’allora governo Prodi. Di Pietro è stato l’unico politico che sostiene da sempre le iniziative di Beppe Grillo e l’unico che ha sempre alzato la voce con Prodi per cancellare le leggi vergogna, legiferare sul conflitto d’interessi, sistemare il caso Europa7, accanito sostenitore dell’indipendenza di giornali e tv dai partiti, oltre che unico, strenuo difensore del ruolo di magistrati esposti come Luigi De Magistris e Clementina Forleo. Antonio Di Pietro è stato l’unico ministro che ho visto apparire in pubblico in più occasioni senza scorte che lo isolassero da domande di giornalisti e della gente. L’unico che ha fatto pubblica ammenda a se stesso quando s’accorse d’aver sbagliato votare contro l’istituzione della commissione d’indagine che avrebbe dovuto far luce sull’operato dei poliziotti durante il G8 di Genova del 2001. Di Pietro è un pm prestato alla politica di quelli che ce ne vorrebbero a decine di questi tempi nei ministeri, per controllare il viavai di furbetti, imboscati e condannati."
(Daniele Martinelli. Articolo completo qui)
Dall'altra parte, comunque, non sembrano passarsela meglio. Il cavaliere ha iniziato trionfalmente la sua campagna elettorale nel salotto del buon Vespa (guarda un po'), che per la grande occasione gli ha premurosamente fatto trovare la stessa scrivania che utilizzò nel '91 per firmare quella specie di farsa chiamata contratto con gli italiani. Anche lui - in quanto a megalomania certamente non inferiore al suo antagonista - partito in quarta con "via l'Ici, meno tasse e meno rifiuti" (a questa punto ho un po' di paura pensando a cosa potranno dire questi due nei prossimi due mesi). Eppure c'è qualcosa che non quadra. Il cavaliere, nonostante le ostentazioni, non sembra tranquillo, c'è qualcosa (anzi qualcuno) che lo mette in agitazione. Eppure in politica non c'è mai un "ultimo minuto", ma semmai un "ultimissimo minuto", uno spiraglio, un piccolo pertugio che rimane sempre aperto. Insomma, in "zona cesarini" il figliol prodigo, fiero sostenitore dell'orgoglio scudocrociato, potrebbe tornare dal buon pastore.
Buon pastore che, come dicevo sopra, non è tranquillo. I "casiniani" hanno dato forfait, la Lega sta sul chi vive come se fosse in attesa del momento buon per replicare l'impresa di Natale del '94, Storace se n'è andato per i cavoli suoi così pure come Ferrara, impegnato a scendere in campo con la sua lista pro-life (sulla quale evito - per ora - commenti).
Insomma, come ho scritto nel titolo di questo post, è tutto esattamente come deve essere: un marasma generale che serve a dare una falsa impressione di cambiamento, ma che in realtà non è nient'altro che un "cambiare tutto per non cambiare niente". Di una cosa infatti abbiamo l'assoluta certezza: non potremo scegliere i nostri rappresentanti. Potremo solamente votare una coalizione o un partito che presenteranno i maggiorenti scelti da loro in tutte le circoscrizioni senza che noi possiamo "interferire" in alcuno modo.
Tornerò ancora su questo argomento prima che si vada a votare, ma vi dico subito che, salvo qualche sorpresa dell'ultima ora, a votare io ci andrò e annullerò la mia scheda. E farò questo a ogni futura consultazione elettorale, finché qualcuno non farà una legge che mi consente di votare e scegliere chi mi pare.
Fosse pure il mio vicino di casa.
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