lunedì 30 ottobre 2023

Condivido Zerocalcare

Per quello che vale, condivido la scelta di Zerocalcare di non partecipare al Lucca Comics perché patrocinato da Israele. Per il semplice fatto che Israele sta massacrando un popolo. Non è una esagerazione, sta letteralmente massacrando un popolo senza fare distinzioni tra popolazione civile e terroristi. Lo sta massacrando direttamente con bombardamenti che uccidono civili (uomini, donne, bambini) e indirettamente con l'interruzione delle forniture di elettricità, acqua, medicinali, generi alimentari a tutta la popolazione di Gaza.

Qui non si sta parlando di caccia mirata ai terroristi di Hamas, che al limite avrebbe una sua giustificazione, si sta parlando di crimini di guerra in base a quelle che sono tutte le convenzioni internazionali. È orribile ciò che ha fatto Hamas il 7 ottobre scorso, orribile e da condannare senza tentennamenti, ma rispondere a un attentato terroristico con l'eliminazione sistematica di un popolo, che è ciò che sta facendo Netanyahu (il bilancio provvisorio aggiornato a ieri parla di 8000 vittime di cui 4000 bambini), non ha alcuna giustificazione.

domenica 29 ottobre 2023

Politicanti finiti

Non mi sorprendo più di tanto delle ridicole e scomposte uscite di Salvini e delle polemiche innescate con Zerocalcare e Amnesty International. In generale non c'è da sorprendersi, perché ha sempre fatto così: ogni volta che è in difficoltà mette in campo le famose armi di distrazione di massa. Un classico. Un sistema collaudato, in genere utilizzato dai personaggi politicamente ormai morti che non hanno più niente da dire, se mai ne hanno avuto, i quali utilizzano la polemica come sistema per restare mediaticamente a galla.

Un modo, la polemica appunto, per sviare l'attenzione dall'enorme carico di promesse strombazzate in campagna elettorale e clamorosamente disattese, mancata abolizione della legge Fornero su tutte, legge che Salvini aveva solennemente promesso di abolire pena il diritto di prenderlo a pernacchie. 

E che Salvini sia politicamente finito e ormai irrilevante e imbarazzante non lo dico io. Andate a fare un giro sui suoi canali social, andate sulla sua pagina Twitter o su Facebook e leggete il tenore dei commenti di quelli che una volta erano i suoi sostenitori. Altroché pernacchie. Cosa gli rimane, quindi? Semplice: buttarla in caciara sperando di sviare l'attenzione dal suo totale fallimento. D'altra parte lo capisce anche un bambino che accusare Amnesty International di razzismo non sta né in cielo né in terra e ha come unica finalità la polemica fine a se stessa. L'ultima freccia che è rimasta al suo arco.

Andare oltre


Mi è piaciuto molto, stamattina, leggere questo pensiero di Yual Noah Harari, scrittore e storico israeliano che amo molto. Il quale poi aggiunge che non è possibile, oggi, chiedere a Israele di non odiare i palestinesi, così come non si può chiedere ai palestinesi di non odiare Israele, perché entrambi sono emotivamente carichi e coinvolti e perché dentro questo odio ci vivono da sempre, ne sono impregnati. Loro non possono scegliere di non odiarsi a vicenda, ma noi possiamo farlo. 

Noi che osserviamo la tragedia da fuori, che non ne siamo direttamente coinvolti, abbiamo la possibilità, dice sempre Harari, di mettere da parte l'emotività e le ideologie e costruire quel recinto in cui rinchiudere per sempre ciò che è stato, e da lì provare a ripartire. Che in concreto significa smettere di continuare quella odiosa e ridicola guerra verbale tra fazioni che stiamo portando avanti qui, smettere con gli "eh ma loro hanno fatto questo", "loro hanno fatto quest'altro" e provare ad andare oltre.

Difficile, certo. Ma le cose giuste non sono mai facili.

sabato 28 ottobre 2023

Prendere posizione?

Comunque quando Elly Schlein, che a me piace, dirà la prima cosa chiara su un argomento sensibile, indicherà una direzione precisa, una visione univoca su qualcosa, qua si sarà contenti. 

Anche perché chi l'ha votata alle primarie, cioè la gente comune, l'ha fatto perché stanca di un PD che le perde tutte e perché stanca di avere un PD di matrice renziana: né carne né pesce, un po' di qua e un po' di là, privo di una identità precisa. Altrimenti tanto vale tornare al renzismo e chiusa lì.

venerdì 27 ottobre 2023

Breve storia della decrescita


L'impressione principale che ho avuto durante tutta la lettura di questo libro è che la decrescita è pura utopia e non si realizzerà mai volontariamente per presa di coscienza dell'uomo, ma si attuerà semplicemente per cause di forza maggiore, perché la nostra way of life su questo pianeta non è più sostenibile. Ma cos'è la decrescita? Cosa si intende con questo sostantivo? 

Non si tratta, come in genere si pensa, di una semplice e costante diminuzione o flessione del PIL, oggi il valore unico che abbiamo eletto a parametto universale del benessere e del prestigio di una società. Si tratta di ritornare a un livello di vita materiale compatibile con la riproduzione degli ecosistemi in cui si vive. In sostanza non si sta parlando di una rigorosa, inflessibile e talebana diminuzione della ricchezza (cioè del PIL), che non avrebbe senso, ma di una crescita della ricchezza senza un aumento dei prelievi di risorse non rinnovabili.

E non è semplice per niente farlo, per il fatto che nasciamo e viviamo (e moriamo) in una società che ha come imperativo la crescita. Ma non la crescita intelligente e ponderata intesa come mezzo per vivere, ma crescita fine a se stessa che trova il suo ambiente naturale nella civiltà dell'illimitato, che è la nostra. Basta guardare qualsiasi telegiornale: se il PIL non cresce si va nel panico, c'è allarme, quasi isteria. E ci si dimentica che non può esistere una crescita infinita in un pianeta finito. 

Un altro punto interessante approfondito da Latouche è lo sfatamento del luogo comune secondo cui una crescita del PIL è sinonimo di maggiore felicità e maggiore benessere, mentre invece non è affatto vero che le società più ricche sono le più felici: dati alla mano è semmai vero il contrario, anche perché le società dell'illimitato sono le società dove le diseguaglianze sono più marcate e l'imperativo del consumo fine a se stesso produce un aumento del degrado della qualità della vita (l'acqua, l'aria, l'ambiente) che, paradossalmente, richiede per essere compensato un massiccio ricorso a strategie come prodotti antistress, viaggi, svaghi. D'altra parte non è un caso che i paesi occidentali più ricchi sono quelli in cui maggiore è il consumo di psicofarmaci (l'Italia è al secondo posto dopo la Francia).

Ecco spiegato in soldoni perché la decrescita intesa come "abbondanza frugale" o "prosperità senza crescita" è pura utopia. Perché nessuno, anche a livello psicologico, prenderà mai in considerazione di diminuire il proprio tenore di vita o di cambiare le proprie abitudini, ad esempio provando a usare meno la macchina (per assorbire la CO2 prodotta da un litro di benzina occorrono 5 metri quadrati di foresta), abbassare di qualche grado la temperatura in casa in inverno, dominuire il consumo di carne (gli allevamenti intensivi rappresentano la causa prima di consumo di suolo nel mondo e sono i maggiori responsabili del riscaldamento globale).  

Insomma, la decrescita è a mio avviso pura utopia, ma libri come questo hanno se non altro il merito di aiutare a capire certe dinamiche del mondo e a prendere coscienza del nostro ruolo all'interno di esse. E forse non è poco.

Lettura e cervello

Uno dei miei contatti su Twitter ha linkato ieri questo bellissimo articolo. Spiega, dal punto di vista delle neuroscienze, i benefici che la lettura apporta al nostro cervello e al nostro apparato cognitivo. E spiega anche perché i suddetti benefici sono molto ma molto maggiori se si legge un libro cartaceo piuttosto che un e-book.

Se siete appassionati di libri e lettura, vi consiglio vivamente di trovare cinque minuti e darci una letta.

martedì 24 ottobre 2023

Il buon esempio dei "grandi"

 


Difficile immaginare che il conflitto arabo-israeliano possa attenuarsi se i primi a farsi la guerra sono i signori in giacca e cravatta che stanno al palazzo di vetro dell'ONU. 

Nello specifico, lo scontro si è svolto oggi durante una riunione speciale del consiglio di Sicurezza e ha visto protagonisti António Guterres e Gilad Erdad, rispettivamente segretario generale delle Nazioni unite e ambasciatore ebraico all'ONU. La scintilla che ha dato fuoco alle polveri è partita da Guterres il quale, dopo aver condannato con forza l'attacco di Hamas del 7 ottobre, si è permesso di far notare che "gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione", anche se questi anni "non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas". Da qui la reazione eufemisticamente indignata di Erdad, che ha accusato Guterres di dimostrare comprensione per la campagna di uccisioni di massa di bambini, donne e anziani e quindi di non essere adatto a guidare l'ONU. 

Se si lascia da parte il fatto che in 17 giorni di guerra la rappresaglia di Israele ha causato, secondo Save the Children, la morte di 2000 bambini palestinesi e il ferimento di altri 4600 (ferimento è oltretutto un termine dolce che racchiude ustioni atroci, perdita di arti e altre orribili ferite da esplosione), non si capisce cosa abbia detto Guterres per innescare la violenta reazione dell'ambasciatore di Israele. Ha semplicemente detto ciò che è storia, e cioè che decenni di politiche israeliane hanno contribuito a creare una situazione insostenibile a Gaza. Fino all’esplosione della violenza terroristica di Hamas del 7 ottobre e alla nuova guerra. Quella situazione che Gad Lerner qualche giorno fa ha metaforicamente equiparato a una pentola a pressione che alla fine è scoppiata. E che Israele e l'Occidente abbiano avuto nel corso dei decenni responsabilità enormi per quanto riguarda l'incancrenirsi di questa situazione non è che lo dice Guterres, che è solo l'ultimo arrivato, ma lo dicono da sempre storici, esperti di geopolitica, giornalisti. 

Dire questo non significa comprendere o solidarizzare con Hamas - solo una persona non sana di mente potrebbe farlo -, significa semplicemente contestualizzare il tutto e cercare di capire la storia pregressa che ha poi condotto al tragico epilogo di questi giorni. Ma la vedo dura, se a scannarsi su questi temi sono quelli che dall'alto della posizione che occupano dovrebbero essere i primi a dare segnali di distensione e di pace.

lunedì 23 ottobre 2023

Vince Galliani

Non che ci fossero molte speranze che accadesse il contrario, intendiamoci, ma diciamo che è stato bello sperarci. E io sinceramente, e un po' ingenuamente, sotto sotto ci speravo. Non è andata così, e l'unico commento con cui mi trovo in perfetta sintonia relativamente all'accaduto è quello di Mante.

Canto della pianura


Di Haruf avevo già letto Le nostre anime di notte e La strada di casa, entrambi interessantissimi. Poi venerdì sono passato in biblioteca e ho preso questo, che è il primo volume de La trilogia della pianura, e l'ho divorato.

Ci si trova nella cittadina americana immaginaria di Holt, localizzata genericamente all'interno delle sterminate pianure del Colorado, e le vicende narrate ruotano attorno ad alcuni personaggi del posto: gli anziani fratelli McPheron, il professor Guthrie e i suoi figli, Ike e Bobby. E poi Victoria, adolescente abbandonata da sua madre dopo aver scoperto di essere incinta, e altri ancora.

Le vicende di alcune di queste persone si intrecceranno dando vita a un romanzo corale splendido. La prosa di Haruf è fluida, magnetica, ma anche lirica e malinconica, e le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono a tratti talmente particolareggiate che è impossibile non affezionarsi ad essi.

Un romanzo bellissimo in cui ci si immerge totalmente e si dimentica tutto il resto. Ovviamente leggerò anche gli altri due della trilogia.

sabato 21 ottobre 2023

Conferenza sulla Luna

Sono appena rientrato a casa dopo aver assistito a una spettacolare conferenza di Giovanni Covone, professore associato di astrofisica all'università Federico II di Napoli. Conferenza dal titolo: "La Luna, il primo passo verso le stelle", dove il simpaticissimo professore, con una chiarezza, una competenza e una capacità divulgativa che Piero Angela levati, ha spiegato alcuni concetti di astronomia e di tematiche relative all'infinitamente grande. E li ha spiegati a noi, che siamo infinitamente piccoli. 

Mentre lo ascoltavo pensavo alla moltitudine di cose che non sappiamo e a quanto sia interessante scoprirle. E anche a come sarebbe migliore il mondo se dedicassimo alla conoscenza lo stesso tempo che dedichiamo a Giambruno.

venerdì 20 ottobre 2023

Vannacci a scuola

Francamente non vedo lo scandalo se in un liceo viene letto il libro di Vannacci. Se ci sono posti in cui certi libri vanno letti sono proprio le scuole. Magari un liceo scientifico in cui ci sia un bravo professore di scienze che metta alla berlina tutte le sciocchezze contenute nel libro. Ma scusate, non serve a questo la scuola?

giovedì 19 ottobre 2023

In mezzo al caos

In mezzo al caos di parole, esternazioni, conflitti verbali più o meno violenti, certezze assolute, posizioni manichee, emergono qua e là piccole parentesi di buon senso, pacatezza e intelligenza. Come questi dieci minuti di un grande Gad Lerner.

Biden, tra rincoglionimento e saggezza

Vado a memoria e quindi potrei sbagliarmi, ma mi pare che Joe Biden sia il primo presidente USA post 11 settembre a riconoscere gli errori commessi dall'America dopo quegli attentati, o almeno a farlo in modo così plateale. 

L'ha detto ieri a Tel Aviv dopo aver incontrato Netanyahu, riconoscendo che la rabbia che prova Israele dopo l'attacco del 7 ottobre è la stessa che provarono loro all'indomani dell'11 settembre. Ma non si è fermato qui. Ha infatti proseguito consigliando a Israele di non commettere gli stessi errori che, sull'onda di quella rabbia, commisero loro dopo quegli attentati.

Il riferimento è ovviamente alla seconda guerra dell'Iraq, che ha avuto come unici risultati quelli di incendiare il Medio Oriente e di seminare il terrorismo nel mondo per almeno un decennio (quando Illary Clinton disse: "l'Isis l'abbiamo creato noi", a questo si riferiva). 

Poi, certo, può darsi benissimo che il mea culpa di Biden sia più dettato da motivazioni contingenti legate alla "realpolitik" che a sinceri desideri di ammettere colpe, atteggiamento non esattamente in linea con la psicologia collettiva americana di stampo imperialista, ma intanto prendiamo su.

mercoledì 18 ottobre 2023

Grande Gasparri

Devo dare atto a questo governo di essere stato il primo in tutta la storia repubblicana (nemmeno Berlusconi era arrivato a tanto) ad ammettere pubblicamente di prendere per i fondelli la gente. 

Chapeau!

martedì 17 ottobre 2023

Sgravi e figli

La manovra economica appena licenziata dal governo prevede sgravi fiscali per le donne che lavorano e hanno almeno due figli fino a dieci anni. La signora Meloni, che ci ha fracassato le appendici pendule per più di un anno con lo slogan "Io sono Giorgia: sono una donna, sono una madre, sono cristiana", ha accompagnato l'approvazione di questa misura dicendo: "Una donna che mette al mondo due figli, nel momento in cui abbiamo bisogno di invertire il trend demografico, ha già offerto un contributo alla società". 

Bella questa idea della donna vista non come persona libera di realizzare i propri desideri e di indirizzare la propria vita come le pare, ma come ingranaggio di un meccanismo il cui valore viene valutato in base alla capacità riproduttiva. Fa tanto Orbán (che guarda caso ha introdotto tempo fa una legge simile).

Ciò che ha voluto dire Zaki


Il polverone suscitato dalle parole di Zaki si sarebbe potuto evitare in due modi. La prima: evitare di fermarsi ai titoloni. La seconda: essere in possesso di una minima capacità di comprensione di un testo scritto.

Se infatti si legge integralmente ciò che ha detto l'attivista egiziano alla presentazione del suo libro, si scopre facilmente che il verbo "capire" l'ha usato nella sua accezione di studiare, documentarsi, non giustificare. E dalle sue parole lo si evince in una maniera chiarissima: "Perché questo gruppo (Hamas, ndr) è arrivato al punto di perpetrare queste azioni? Credo che sia necessario fare un lavoro di ricerca sulle ragioni sottostanti."

Se poi si prosegue nella lettura (lo so, non è facile), si scopre che Zaki condanna ferocemente ogni forma di terrorismo e di violenza senza concedere alcuna forma di indulgenza. Basta leggere. Anzi no, non basta. Oltre a leggere occorre anche riuscire a capire ciò che si legge.

Che poi, voglio dire, è vero che i titoli degli articoli sono sempre confezionati in modo ambiguo col preciso scopo di attirare visualizzazioni e stimolare reazioni esclusivamente emotive; ed è altresì vero che chi li scrive sa che la stragrande maggioranza di chi li legge si fermerà lì senza andare oltre; però, voglio dire, esiste anche la logica, no? Non è difficile arrivarci. 

Forse.

lunedì 16 ottobre 2023

Titoli


Nella mia fascia di reddito, quel pomposo "meno tasse in busta paga" si traduce in un aumento medio di circa 10 euro al mese. Se la vistosità dei titoloni di prima pagina rispecchiasse il reale contenuto dell'articolo, quel titolo occuperebbe una piccola riga in basso a destra.

sabato 14 ottobre 2023

Contrattazione vs salario minimo

Su La Stampa di stamattina l'economista Pasquale Tridico fa notare che la contrattazione collettiva, quella che Brunetta dice che bisogna potenziare per risolvere il problema del lavoro povero, è il sistema che è stato utilizzato negli ultimi 30 anni per regolare i rapporti di lavoro di circa quattro milioni di lavoratori, principalmente nei comparti dei servizi, della logistica, del turismo, della ristorazione, dei servizi fiduciari. 

Guarda caso, però, quando all'onore delle cronache balzano casi di lavoratori malpagati, sfruttati e mettiamoci pure schiavizzati, notizie che si leggono tutti i giorni, si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di persone inserite in qualcuna di queste categorie, il che mi fa pensare che forse, dico forse, la contrattazione collettiva non è la soluzione per risolvere il problema del lavoro povero in Italia, visti i risultati degli ultimi tre decenni con questo sistema. 

Ma Brunetta non cede e la sua parola d'ordine è una: "Contrattare, contrattare, contrattare!" Bene, contrattiamo e il salario minimo lasciamolo pure da parte ché tanto non serve. Lo dicono Brunetta, Renzi (lui c'è sempre), Meloni, Salvini (figurarsi!) e compagnia cantante. 

A me, che sono malizioso, viene il sospetto che tra i motivi per cui non si vuole il salario minimo garantito ce ne sia uno che prevale sugli altri. Tantissime aziende e attività medio-piccole riescono a stare in piedi in qualche modo proprio perché pagano i lavoratori con stipendi da sfruttamento e se dovessero pagarli secondo il minimo garantito di 9 euro chiuderebbero domattina, con tutto ciò che ne consegue.

Come diceva Andreotti: "A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina."

venerdì 13 ottobre 2023

Il provinciale


Ho iniziato questo libro con parecchie titubanze. Conoscevo Bocca per i suoi editoriali su Repubblica ma libri suoi non ne avevo mai letti. Il provinciale ce l'avevo nella mia libreria da parecchio tempo. Ogni tanto ci passavo davanti, lo prendevo in mano, ci davo un'occhiata e lo rimettevo giù. Poi l'altro giorno, dopo esserci passato davanti per l'ennesima volta ho pensato: Vabbe', bando alle titubanze, adesso lo leggo. L'ho cominciato e l'ho letto praticamente in un fiato.

È apparentemente una autobiografia, ma in realtà è tanto altro. È il grande giornalista che racconta non solo se stesso, ma la storia d'Italia dagli anni Trenta del secolo scorso al nuovo millennio, partendo dalla sua infanzia cuneese negli anni Venti e la successiva entrata nelle brigate partigiane piemontesi all'indomani dell'armistizio del '43. E il racconto dell'Italia vista da lui si snoda attraverso cambiamenti, personaggi, luoghi, situazioni; in pratica tutto ciò che è successo nel nostro paese dalla Topolino degli anni Cinquanta fino all'impero televisivo di Berlusconi alla fine del millennio.

Bocca è stato un giornalista on the road, sempre in giro, non credo ci sia angolo di mondo che lui non abbia visitato e di cui non abbia scritto. Dalla guerra in Vietnam alla Russia di Breznev all'America dei Reagan e dei Bush, tutto sempre raccontato col suo pungente, personale, originale, spesso insolente modo di scrivere. Un modo di scrivere coinvolgente, poco incline all'ortodossia della forma e molto colloquiale, tanto che mentre leggevo avevo l'impressione che fosse lui a parlare e raccontare a voce. Insomma una bella anche se tardiva sorpresa, il Giorgio Bocca scrittore.

Sui talk show

Leggo su Twitter (sì, lo so, adesso si chiama X ma per me è ancora Twitter) che ieri sera ci sarebbe stata un'animatissima (ufemismo) puntata di Piazza pulita ovviamente dedicata alla guerra israelo-palestinese, e ogni volta mi chiedo qualche sia il senso di queste trasmissioni e in che modo possano contribuire a dipanare un po' la complessa matassa che sta alla base di tragedie come quella mediorientale.

I talk show è noto che piacciono e fanno audience perché sostanzialmente sono arene in cui personaggi dalle visioni contrapposte rispetto al tema in oggetto se le danno (verbalmente, ovviamente) di santa ragione. Quindi spesso si urla, ci si sovrappone, i contendenti si parlano addosso interrompendosi continuamente e facendo così strame di una delle principali regole di buona educazione che prevede appunto di non interrompere chi sta parlando. Poi magari ci sono anche talk show tranquilli, pacati, dove c'è un moderatore intransigente che blocca i maleducati, ma non credo siano tanti (o almeno quando in casa avevo ancora la TV e ogni tanto li guardavo ne vedevo pochissimi). D'altra parte personaggi come Sgarbi e simili non è che vengono chiamati perché forieri di contenuti di qualche valore, ma semplicemente perché bravissimi a buttarla in caciara e allo spettatore generalmente la caciara piace.

I talk show, quindi, specialmente se concepiti e strutturati come arene, non credo abbiano qualche utilità se non di tipo economico per l'azienda sulle cui reti sono ospitati. Umberto Galimberti scriveva ne I miti del nostro tempo che i talk show non sono concepiti per cercare la verità delle cose perché i partecipanti non si dispongono a dialogare con atteggiamento filosofico, ossia accettando che un interlocutore possa avere un gradiente di verità superiore al proprio, ma si dispongono con l'atteggiamento di chi vuole demolire l'interlocutore.

Diciamo quindi che se dovessi dare un consiglio spassionato e non richiesto sarebbe questo: piuttosto che guardare un talk show guardate un film, una serie TV, un concerto, un documentario storico, una trasmissione di approfondimento fatta da persone autorevoli. Lasciate perdere i talk show. A meno che, ovviamente, non vi piaccia la caciara.

giovedì 12 ottobre 2023

Una decina di righe


La notizia della sentenza d'appello su Mimmo Lucano occupa sul Resto del Carlino un trafilettino di una decina di righe a pagina 15. Ovviamente in prima pagina neppure una menzione, menzione invece presente su Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e quasi tutti gli altri. 

Niente di cui stupirsi. Il Carlino è da sempre un quotidiano che strizza l'occhio a destra e rivolto a una platea formata principalmente da quelli che Gesù nel vangelo chiama i poveri di spirito. Gente insomma che si limita ai titoloni tipo, durante la pandemia, "Tizio si becca una brutta dermatite, sei giorni fa aveva fatto il vaccino anti-covid", li prende per buoni e chiusa lì. E poi adesso c'è la guerra israelo-palestinese a tenere banco e Lucano passa inevitabilmente in secondo piano. Come la guerra in Ucraina, uscita adesso di scena con la stessa velocità con cui uscì di scena la pandemia dopo l'invasione da parte delle truppe di Putin.

In linea generale, comunque, tutti i quotidiani di stamattina riportavano sì la notizia in prima pagina ma in trafilettini laterali poco visibili, niente a che vedere coi titoloni a caratteri cubitali con cui qualche anno fa annunciavano l'inizio dell'inchiesta e poi la sentenza di primo grado. La vetta della comicità credo l'abbia raggiunta il leggendario Giornale col titolo: "Mimmo Lucano è stato graziato", il sotteso del quale è semplice: Lucano è colpevole ma è stato perdonato. Un po' come quando si va dal prete a confessarsi: il peccato lo si è commesso ma il prete ti ha perdonato. Il Giornale è questo ed altro.

Naturalmente non c'è niente di cui scandalizzarsi, l'enfasi a targhe alterne (condanna = titoloni, assoluzione = dieci righe a pag. 15) è prassi da sempre, indipendentemente dal colore politico del media di turno, nessuno escluso. E mica si pretendeva che invertisse la tendenza proprio il Carlino.

mercoledì 11 ottobre 2023

Crolla l'impianto accusatorio su Mimmo Lucano

Una notizia bella nel marasma e nello sfacelo generale a cui stiamo assistendo in questo periodo: è crollata la quasi totalità dell'impianto accusatorio che in primo grado aveva condannato Mimmo Lucano a oltre 13 anni di reclusione. Crollano associazione per delinquere, truffa, peculato, falso, in sostanza tutti i reati più gravi di cui era accusato che avevano condotto alla sentenza di primo grado. Una sentenza, come ora si scopre, basata, dicono gli avvocati della difesa, su "stravolgimento dei fatti" e "uso distorto delle intercettazioni" per "condannare a ogni costo Lucano".

Accanto alla contentezza, rimangono ovviamente la rabbia e l'amarezza. Nonostante ora sia infatti provato che l'unico faro che guidava l'operato di Lucano erano e sono l'accoglienza e l'integrazione, per tutti questi anni è rimasto in balia di strali e attacchi diffamatori da parte dei soliti noti. La verità è stata adesso ristabilita.

Scanzi su Graziani

Sono convinto che chi ha conosciuto Ivan Graziani ha conosciuto un genio assoluto della musica italiana. Chi invece non l'ha conosciuto ha comunque la possibilità di farlo, magari accantonando quella roba che oggi viene spacciata per musica e andando a ripescare artisti di due o tre decenni fa. Perché è stato un genio (sottovalutato e ingiustamente dimenticato, come capita spesso ai geni) lo spiega Scanzi in questo bellissimo video.

martedì 10 ottobre 2023

Dio e i gay


Al netto del fatto che i media con le contrapposizioni ci vanno a nozze perché attirano l'attenzione, la contrapposizione tra il prete che sposa i gay e il prete che piuttosto si farebbe scorticare vivo è interessante, ed è un po' la prova che ognuno interpreta regole e dogmi in base al proprio particolare "sentire".

Riassumendo, il ragionamento del prete pro-gay è che se Dio è amore ama tutti i suoi figli, quindi non si capisce perché non debba riconoscere una unione omosessuale; il ragionamento del prete anti-gay segue invece l'idea dell'immoralità di certi comportamenti sessuali e il fatto che per Dio rappresentano un abominio (vedi sacre scritture).

Si tratta in sostanza dell'annoso conflitto tra chiesa progressista e conservatrice. Il punto fermo, nonostante le aperture all'omosessualità di tanti esponenti di spicco delle gerarchie ecclesiastiche, compreso papa Francesco, è che per il catechismo ufficiale della chiesa cattolica l'omosessualità è un peccato mortale, il che significa - faccio un esempio - che se io bacio affettuosamente il mio vicino di casa e passo a miglior vita senza aver trovato un prete che mi confessi, vengo condannato alla stessa pena comminata a Hitler (ho semplificato per rendere l'idea).

A questo punto ci si potrebbe anche inoltrare in qualche speculazione intellettuale un po' più approfondita. Ad esempio: se l'uomo, la natura e tutto quanto esiste sono stati creati da Dio, allora anche i suoi orientamenti sessuali lo sono, visto che i suddetti orientamenti sono connaturati alla natura umana. Come si può quindi affermare che sia contro natura o immorale un orientamento sessuale che, al pari di tutti gli altri, è stato creato da Dio? Se tale orientamento è infatti peccaminoso o immorale, sarebbe stato sufficiente che Dio non l'avesse creato e il problema manco si poneva. (A margine ricordo che l'omosessualità è praticata in natura - la natura l'ha creata Dio - da tutte le specie animali tranne il riccio di mare.)

Quindi, riassumendo, dal punto di vista della razionalità siamo in presenza di un Dio, evidentemente un tantino schizofrenico, che da una parte ti crea fornito di un certo tipo di orientamento sessuale, ma che ti manda al supplizio eterno se lo usi. Sì, lo so, conosco già l'obiezione: non si possono affrontare dal punto di vista della razionalità temi che per loro natura appartengono all'irrazionalità come la morale sessuale secondo Dio (meglio, secondo chi pretende di farsi latore su questa terra di sue direttive in merito).

E ci sta. Ma io sono abituato a ragionare in maniera razionale, modo di pensare che prevale su quello irrazionale (anche se le speculazioni irrazionali le trovo estremamente affascinanti), e presumo che anche la razionalità, rientrando nel novero delle peculiarità umane, sia stata creata da Dio. Quindi non è che me ne si possa fare una colpa, eh.

lunedì 9 ottobre 2023

I perché dell'invasione

Come accade quasi sempre, la spiegazione più esaustiva e chiara circa i motivi che hanno spinto Hamas ad invadere Israele l'ha fornita Lucio Caracciolo, direttore di Limes.

sabato 7 ottobre 2023

Gaza

Non credo esistano sulla Terra due popoli che si odiano più di israeliani e palestinesi, e non credo si troverà mai una soluzione. Umberto Galimberti dice sempre che, nonostante ciò che comunemente si pensa, nonostante la persuasione un po' puerile che tutto prima o poi avrà una soluzione, esistono problemi senza soluzione. Questo è uno di quelli.

Globalizzazione (e altro)

Non so se la globalizzazione interessi a qualcuno. Si tratta in genere di uno di quei temi di cui si sente ogni tanto parlare, spesso in maniera negativa (cose tipo: la globalizzazione ci ha rovinato), ma la cui definizione rimane spesso in una specie di limbo indefinito.

Dario Fabbri, quello del lungo tormentone laureato sì/laureato no, ne parla in questa bellissima conferenza in cui mi sono imbattuto per caso, e lo fa partendo da due punti. Nel primo specifica cosa si intende di preciso con questo termine; nel secondo smonta la narrazione secondo cui noi vivremmo nella prima grande globalizzazione della storia umana, quando in realtà ne abbiamo già avute almeno due: la globalizzazione attuata dall'impero romano e quella dell'imperialismo inglese dell'era vittoriana.

Fabbri parte da questi due punti e arriva fino a noi, alla nostra globalizzazione, descrivendo gli attuali assetti economici e politici mondiali e il modo in cui noi, italiani ed europei, ci muoviamo al loro interno. Una lezione interessantissima e utilissima per capire in fondo cosa siamo.

Oltre la contrapposizione

In merito alla questione della giudice Apostolico, sotto attacco da parte della destra per aver osato disapplicare le direttive del governo in materia di richiesta di asilo da parte dei migranti, c'è da segnalare che, prima del caso Catania, ci sono state altre due pronunce da parte dei tribunali di Firenze e Bologna che vanno nella stessa direzione della pronuncia del tribunale di Catania, e di cui nessuno ha parlato.

La "guerra" tra il governo e la giudice Apostolico è fumo negli occhi. È un tentare di spostare l'attenzione da quello che è il punto focale di tutta la questione: l'incapacità da parte del governo di scrivere decreti che dal punto di vista giuridico stiano in piedi. Ne parla la sempre brava Roberta Covelli in questo dettagliato ed esaustivo articolo, dove evidenzia, dal punto di vista strettamente giuridico, le falle dei provvedimenti governativi e i motivi per cui i giudici li disapplicano.

A margine, ci sarebbe da fare una riflessione su una classe politica che scrive decreti che giuridicamente non stanno in piedi, ma lasciamo stare.

(Attendiamo anche che Salvini si procuri come solo lui sa fare filmini clandestini che inchiodino alle loro responsabilità quei brutti ceffi dei giudici dei tribunali di Firenze e Bologna.)

venerdì 6 ottobre 2023

Un altro pezzo di muro

È passata un po' in sordina la notizia che Biden allungherà di altri 32 chilometri il muro tra USA e Messico iniziato dal suo predecessore Trump. Questo nonostante in campagna elettorale avesse solennemente promesso che ne avrebbe bloccato la costruzione e non l'avrebbe allungato neppure di un metro. 

L'ottuagenario presidente USA ha cercato di giustificarsi dicendo che non aveva altra scelta e non poteva opporsi all'uso di fondi già stanziati negli anni precedenti a questo scopo (ma in campagna elettorale non lo sapeva?).

In realtà la decisione sembra essere stata presa come conseguenza del notevolissimo aumento della pressione migratoria dall'America Latina agli Stati Uniti. Trump naturalmente gongola e si chiede, ironizzando (neanche tanto, forse), se adesso il suo successore si scuserà con lui riconoscendo la sua lungimiranza nell'averlo costruito.

Al di là delle schermaglie tra i due, di cui a noi frega il giusto, non si può non constatare come ci sia una piccola parte di umanità benestante e privilegiata che cerca in tutti i modi di difendersi dalla fetta di umanità, molto più grande, povera e disagiata. E cerca di difendersi alzando muri sia su terra (vedi USA-Messico), sia su mare (vedi Mediterraneo). Una piccola parte di mondo (noi occidentali, Europa e America del nord, siamo circa un miliardo sugli otto del pianeta) vive da qualche secolo in maniera insostenibile, cioè consumando l'80% delle risorse mondiali e lasciando al resto del mondo il 20%, e adesso questo resto del mondo viene a reclamare la sua parte arrestandosi ai nostri muri.

Finché reggeranno.

martedì 3 ottobre 2023

Nobel e novax

Che i novax, compreso qualche operatore sanitario, ragliassero scompostamente alla notizia era da mettere in conto. Ma è solo rumore di fondo. Mentre questi ragliano, i due scienziati che con le loro intuizioni hanno reso possibile lo sviluppo di vaccini a mRNA efficaci contro il covid vincono il premio Nobel per la medicina.

Secondo uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Infectious Deseases, questi vaccini, specie durante la prima ondata pandemica, hanno permesso di salvare la vita a 20 milioni di persone nel mondo (un milione in Europa).

Intanto gli altri ragliano.

La caduta di Crepet

Ho sempre abbastanza stimato Paolo Crepet. Ho seguito parecchie sue conferenze e letto anche uno o due dei suoi libri e l'ho quasi sempre trovato interessante e istruttivo. 

Naturalmente non in tutto concordo con ciò che dice, senza contare che trovo da sempre un poco irritanti i suoi toni eccessivamente paternalistici, ma generalmente mi sembra meritevole di attenzione. Fino alla infelice uscita sui vegani.

Con tutta la buona volontà, non riesco a capire perché una persona vegana non possa essere interessante. Da quando in qua una abitudine alimentare è motivo sufficiente per giudicare le qualità o il carisma di una persona? Senza contare poi il linguaggio usato, tipo "cosa ci fai con una così?", classico esempio di battuta insulsa e superficiale tipica dei cazzari da bar. 

Mi piace pensare che questo di Crepet sia stato uno scivolone involontario, diciamo così; quando si parla a braccio davanti a una folla numerosa, magari può capitare. Comunque mi è caduto parecchio.

È basita

La signora Giorgia Meloni si dice basita. Non per il fatto che il suo governo abbia varato un decreto, il cosiddetto decreto Cutro, scritto così piedi, ma per il fatto che un giudice gliel'abbia fatto notare disapplicandolo. Apriti cielo! Sembra di essere tornati ai tempi infausti delle leggendarie battaglie berlusconiane tra politica e magistratura.

La donnetta urlante non ha infatti preso bene la sentenza con la quale il tribunale di Catania non ha convalidato il fermo di quattro migranti che erano in attesa di sbrigare le pratiche burocratiche della richiesta di asilo rimettendoli in libertà. Da qui la decisione di vergare un vibrante post su facebook per urlare al mondo tutto il suo disappunto.

Questioni legulee a parte, il post in questione è interessante perché raccoglie tutto l'armamentario retorico sulla costruzione del nemico di cui hanno parlato nel corso degli anni esperti di comunicazione come Umberto Eco e altri. In questo caso abbiamo un governo che lavora incessantemente per fermare gli sbarchi, che si impegna, che ce la mette tutta, ma c'è un nemico subdolo che rema contro, nemico che di volta in volta può essere identificato in certi stati europei, nella "sinistra ideologizzata", oppure in una parte della magistratura (vedi appunto la sentenza del.tribunale di Catania). Senza dimenticare il ricorso agli onnipresenti complotti, anch'essi armamentario retorico sempre efficace e sempre presente nella creazione del nemico, come quello inventato da Salvini qualche giorno fa.

Lo scopo dell'operazione retorica è chiaro: cercare di scaricare su terzi il proprio fallimento in modo da poter dire: Vedete? Noi ce la stiamo mettendo tutta ma veniamo ostacolati in tutti i modi, per cui non è colpa nostra se non ci riusciamo. Un classico.

Retorica del nemico a parte, il post della Meloni è interessante (si fa per dire) perché intriso di inesattezze e di mistificazioni della realtà enunciati ricorrendo a una terminologia volutamente errata e fuorviante per meri motivi propagandistici. E qui segnalo questo interessantissimo articolo in cui la bravissima Roberta Covelli mette in fila, impietosamente, tutte le inesattezze e le mistificazioni.

La signora Meloni avrà i suoi motivi per essere basita. Ma anche io ho i miei.

lunedì 2 ottobre 2023

Puoi anche fare altro, se vuoi

Volevo sommessamente suggerire all'instancabile troll che continua a infestare questo blog che, volendo, ci sono modi migliori di trascorrere il tempo. 

L'instancabile troll in questione è un tizio simpatico che verga i suoi elevati pensieri in calce ai miei post commentando in forma anonima (tranquillo, so benissimo chi sei). Elevati pensieri (Kant, fatti pure più in là) del tenore "perché non te li porti a casa tua se ti piacciono tanto?" e simili. Ricorre frequentemente anche il nobilissimo lemma "kompagno" (scritto con la k, ovviamente) e altri dello stesso tipo.

Ecco, caro troll, volevo dirti che a me fa anche piacere che i post del mio blog siano oggetto di una tua così fervente attenzione, ma ti puoi risparmiare la fatica. Per due motivi. Il primo è che i commenti sono sotto moderazione e quindi nessun lettore di questo blog leggerà mai i tuoi deliri; il secondo è che non li leggo neppure io. Ormai ho imparato a riconoscerli e mi è sufficiente leggere le prime tre parole per capire che sei tu e cestinarti seduta stante.

In sostanza, le alte perle di saggezza che posti qui non le leggono i lettori e non le leggo neppure io, quindi stai scrivendo per nessuno. Ecco perché il mio modesto suggerimento è quello di risparmiarti la fatica e utilizzare il tempo che perdi qui leggendo qualcosa, magari un libro. Sai quegli oggetti per voi troll generalmente abbastanza misteriosi, fatti di tante pagine con delle cose scritte da cui magari si può anche imparare qualcosa? Ecco, quelli.

Ho esperienza diretta di casi ritenuti irrecuperabili coi quali un libro è riuscito a fare il miracolo. Prova, non si sa mai.

Sul senso di umanità perduto

Stamattina La Stampa pubblica uno splendido articolo di Luigi Manconi, persona che adoro, sulla perdita del senso di umanità dilagante e sul male che ci faremo se non ne recupereremo un po'.

Prendetevi tre minuti, se volete, e dateci una letta. È tutto qui dentro.

domenica 1 ottobre 2023

L'oblio che saremo


C'è una regola non scritta che vuole che i libri più belli che capita di leggere vengano scelti per caso. Questo l'ho appunto pescato a caso, senza pensarci troppo, nel reparto dei libri in attesa della mia libreria, attirato dal titolo (una citazione di Borges. La versione completa è: "Noi siamo già l'oblio che saremo"). L'ho trovato splendido.

Siamo a Medellin, Colombia, anni Ottanta, un paese devastato dalla violenza generata dalle diseguaglianze tra una piccola parte di persone ricche e la massa di persone povere e disagiate, strette nella morsa dei narcotrafficanti e di una classe politica reazionaria complice. Il 25 agosto 1987 Héctor Abad Gòmez, medico, professore universitario e presidente del Comitato per i diritti umani, viene trucidato per strada da un commando dei famigerati squadroni della morte.

Vent'anni dopo suo figlio decide di raccontare la sua storia e nasce questo libro, questa sorta di "memoriale del dolore", come lo definisce lui. Qui racconta la sua infanzia e il legame d'affetto profondo che fin da piccolo l'ha legato a suo padre. Un padre che per lui è stato un eroe, non tanto per aver pagato col prezzo più alto il suo battersi contro la violenza, la prevaricazione, i suoi tentativi di scardinare interessi consolidati di una classe politica e di una chiesa cattolica fortemente collusi con lo status quo imperante, ma un eroe per essere stato un faro nella sua formazione intellettuale e morale.

È stato infatti suo padre a trasmettergli la passione per il pensiero critico, la razionalità, il dubbio costante attorno a verità che altri danno per certe. Soprattutto, è stato suo padre a insegnargli il senso di giustizia, l'idea che in una società tutti devono essere uguali, avere accesso alle stesse possibilità e alle stesse opportunità. 

È un romanzo di formazione, poetico, profondo, coinvolgente, che fotografa impietosamente la società colombiana degli anni Settanta e Ottanta, schiacciata dall'eterno conflitto tra un'anima minoritaria liberal-democratica e un nucleo inossidabile della più reazionaria conservazione. Ma è anche un libro sull'uomo, sulla sua psicologia e il suo rapporto con la morte, con Dio, col dolore, con la perdita degli affetti, col senso della vita e con "l'oblio che saremo". 

Splendido.

Rifarei tutto

Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...