domenica 20 marzo 2022

Profughi di serie A e di serie B

C'è da giorni una generale mobilitazione per aiutare concretamente i profughi ucraini che arrivano in Italia. Succede anche qui nei posti dove abito io: si organizzano tramite passaparola sui social punti di raccolta di beni di prima necessità, si fanno collette, si individuano famiglie che abbiano possibilità di fornire alloggi. Sono iniziative lodevoli e degne della massima considerazione e stima, naturalmente. 

Mi chiedo però - senza intenti polemici, sia chiaro - perché una simile mobilitazione non si verifichi per tutti i profughi indipendentemente dalla loro provenienza. I rapporti sui flussi migratori dicono che, pur nell'indifferenza generale, continua ad arrivare nel nostro paese un elevato numero di persone tramite la rotta mediterranea e balcanica, ma verso queste non c'è lo stesso attivismo solidale che si vede nei confronti dei profughi ucraini. Perché questa distinzione? Mi sono fatto alcune idee. 

La prima è che i flussi migratori via mare non sono più considerati una emergenza ma ormai quasi una normalità, nel senso che, trattandosi di un fenomeno che pur tra alti e bassi esiste da da almeno due decenni, ha ormai perso quell'aura di gravità e drammaticità che aveva agli inizi (se mai l'ha avuta). Un'altra motivazione potrebbe risiedere nel fatto che i profughi che arrivano dall'Africa via mare o dal Medio Oriente via rotta balcanica (più i primi dei secondi) devono scontare anni e anni di demonizzazione mediatica perpetrata dai partiti di destra. 

Non serve che stia qui a ricordare tutti gli epiteti che sono stati loro rivolti e le discriminazioni razziali di cui sono stati fatti oggetto in questi anni dagli esponenti dei due maggiori partiti di destra Lega e Fratelli d'Italia. Tra l'altro, giusto pochi giorni fa, è stato lo stesso Salvini a ribadire che è giusto aiutare chi scappa realmente dalla guerra rispetto a chi la guerra ce la porta in casa, argomentazione, questa, epistemologicamente fallace ma proprio per questo di facile presa su un pubblico notoriamente non troppo abituato a problematizzare gli slogan. 

Ultima spiegazione che ipotizzo: la "mediaticità" della guerra in corso. Basta accendere una televisione, aprire un giornale, navigare su qualsiasi social per venire investiti da un profluvio di immagini ritraenti distruzione, morte, atrocità di ogni tipo, cosa che non succede con altre situazioni. Non ci sono telegiornali che fanno vedere cosa succede nei lager libici; non vengono trasmessi reportage che documentano le tappe drammatiche del viaggio che compie chi parte da un paese subsahariano, attraversa il deserto, viene rinchiuso nei lager libici tra torture, sevizie di ogni tipo, uccisioni sommarie e poi, se sopravvive, prende un barcone e, se riesce ad attraversare il Mediterraneo senza affogare, approda su una nostra spiaggia. 

Tutto questo non per stigmatizzare o criticare chi si prodiga per aiutare i profughi ucraini (cosa che nel mio piccolissimo faccio anch'io), ma solo per tentare di evidenziare i motivi di questa disparità di trattamento. 

Ci sarebbe, in aggiunta, una spiegazione di tipo "antropologico", diciamo così, basata sul fatto che la nostra psiche - l'ho letto una volta in un libro - tende a rapportarsi in misura maggiore a ciò che emotivamente la coinvolge di più, che generalmente corrisponde a fatti che avvengono nelle immediate vicinanze. Sintetizzando, è il motivo per cui se muore un nostro congiunto ci disperiamo, se muore il nostro vicino ci dispiace, se ogni minuto muoiono nel mondo sei bambini di fame... si, dispiace, ma pazienza. Tra l'altro, la mediaticità della guerra in corso sta alla base del paradosso per cui ci sentiamo più empatici verso profughi, gli ucraini, che rispetto a quelli provenienti dall'Africa sono distanti dieci volte tanto.

Al netto di tutto questo discorso, trovo disgustoso che una certa politica (che poi è sempre quella) divida i disperati in disperati di serie A e disperati di serie B. Ognuno aiuti chi vuole e come vuole, ma ci venga almeno risparmiato questa rivoltante e strumentale suddivisione.

18 commenti:

  1. I "profughi" non fuggono da alcunché, non hanno guerre o altri se non il desiderio di aumentare il proprio tenore di vita nel minor tempo possibile.
    Si parte con un falso, la tesi è falsa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi puoi linkare qualche fonte a supporto del tuo assunto (i profughi non fuggono dalla guerra) e che dimostri che la tesi contraria è falsa?

      Elimina
    2. In Tunisia non c'è alcuna guerra.
      In Iran non c'è alcuna guerra.
      In Senegal non c'è alcuna guerra.
      In Perù non c'è alcun guerra.
      In Congo non c'è alcuna guerra.
      Etc. etc.

      Elimina
    3. 1) Il Perù non c'entra niente (non mi risulta che da noi arrivino profughi dall'America Latina)

      2) Per quanto riguarda l'Iran, il confine tra quest'ultimo e l'Afghanistan è preso d'assalto al ritmo di 4/5000 persone al giorno da cittadini afghani che scappano dal paese tornato in mano ai talebani dopo l'abbandono da parte degli USA, e molti di questi prendono la rotta balcanica fino a noi. Tecnicamente l'Afhanistan non è in guerra con nessuno, dal momento che è sotto il controllo dei talebani, ma non credo piacerebbe a nessuno, sotto questi chiari di luna, vivere da quelle parti.

      3) Per tutto il resto, ti invito a dare un'occhiata (qui) all'elenco aggiornato a oggi dei paesi africani in cui ci sono guerre. Basta fare un raffronto tra questi paesi e quelli a cui appartiene la maggioranza dei profughi africani che arrivano per trovare una quasi perfetta corrispondenza.

      Come ho già avuto modo di notare altre volte, le cose che dici non hanno mai alcuna corrispondenza con dati o fonti reali, niente di documentato, si tratta di concetti che ti frullano in testa a mo' di slogan senza attinenza con la realtà.

      Ora ti saluto, ho da fare. Tu, nel frattempo, studia, documentati un po', leggi qualcosa, ok?

      Elimina
    4. Sacchini, siete cosi' preso dalla vs tesi che voi rispondete su cio' che io NON ho scritto. Le prime 5 nazioni per ingresso di migranti sono
      Tunisia 38%
      Bangladesh 12%
      Costa d'Avorio 6%
      Pakistan 4%
      Algeria 4%
      (v. qui, ad esempio https://www.lenius.it/migranti-2020/).(notare il 76% di uomini, anche questo viene rimosso dalla vostra narrazione "metafisica"). In nessuno di questi paesi c'e' uno straccio uno di guerra. In alcuni di questi c'e' turismo e altro oppure qualche tensione sociale.
      Non sono profughi visto che non fuggono da alcuna guerra. Gli invasori/migranti/profughi NON sono tutti uguali, molti di questi, appunto, NON sono profughi. E' incredibile come siate dissociato dalla realta' ma questo e' pure comprensibile visto che avete una posizione ideologica (e, non escluso, una buona dosa di disonesta' intellettuale che del resto permea tutta la narrazione menzognera sulle migrazioni di massa). I vostri strumenti culturali non sono di alcun aiuto, in questo.
      Si parte con un falso, la tesi e' falsa.

      Elimina
    5. Le accuse di disonestà intellettuale me le faccio scivolare addosso. Non mi toccano perché appartengono a un artificio retorico già noto da tempo agli esperti di comunicazione chiamato "argumentum ad personam", con cui si evita di entrare nel merito di una questione e si preferisce attaccare l'avversario. È molto usato anche nei talk-show.
      Tornando al merito della questione, il link all'articolo in cui sono evidenziati i paesi africani attualmente in guerra l'ho già postato. Qui trovi un esaustivo articolo in cui si spiega dettagliatamente cosa succede in questi paesi, quanti sono i migranti che arrivano in Italia da questi posti e le ragioni per cui fuggono.
      Di più non posso fare. Se vuoi continuare a scavarti la fossa del ridicolo, liberissimo. Ma non qui.
      Questo è quanto.

      Elimina
    6. Signor Sacchini
      Avete diritto, a casa vostra, di interrompere la discussione. Considerati i sillogismi traballanti e argomentazioni divergenti temo che continuerete nelle vostre astruse credenze.
      A differenza di voi cosidetti liberal, sono anni che non censuro o non chiudo alcunché.
      Le osservazioni proseguono dove non vige la chiusura unilaterale delle discussioni e la censura (come già da voi fatto in passato).

      Elimina
    7. Liberissimo di proseguire la discussione dove credi. E comunque ti faccio notare che il vittimismo da escluso/censurato/bannato con me non attacca. Riguardo ai sillogismi traballanti, io non ne vedo. L'unica cosa traballante, qui, sono le tue argomentazioni. Tra l'altro (probabilmente neppure te ne sei accorto) ti faccio notare che la Costa d'Avorio, da te citata, è un paese africano dove è in corso da anni una sanguinosa guerra civile (ti devo mettere il link?). Strano, non trovi?, visto che a tuo dire in Africa non ci sono guerre.
      Continua pure la discussione dove credi.
      Buona serata.

      Elimina
  2. Chi affronta un viaggio costoso e rischioso, lo fa per motivi seri che possono essere i più diversi. Ci sono guerre con le bombe, ce ne sono altre che seviziano, affamano, annullano la qualità della vita e di questo occorre tenere conto. Chi sbarca da noi non è fortunato perchè, spesso, i nostri "servizi" non sono affatto d'accoglienza e di questo mi vergogno.
    So che è utopistico ma credo che chiunque chieda aiuto vada in qualche modo soccorso.
    Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. credo che chiunque chieda aiuto vada in qualche modo soccorso

      Non potrei essere più d'accordo. Anche per il fatto che se fossimo noi, al posto loro, faremmo la stessa identica cosa: cercare condizioni di vita migliori, o anche solo sopravvivere.
      Ciao Sari.

      Elimina
  3. Gli uomini sono rimasti a combattere,tutti. Questo rende differente l'accoglienza, ci sono solo donne e bambini.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Boh, non so, non capisco perché la dovrebbe rendere diversa. E comunque anche sui barconi ci sono tante donne e bambini, anche se non sono la maggioranza.

      Elimina
  4. Perché gli ucraini sono un popolo in fuga dalla guerra, gli africani vengono in Italia per ciondolare fuori dai supermercati o fare i criminali. Questo è lo slogan di certi partiti avallato da certi giornalisti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uno slogan molto efficace e, non a caso, utilizzato dal solito noto.

      Elimina
  5. Concordo. Sono quei famosi due pesi e due misure che proprio non sopporto.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo è inevitabile che sia così, proprio per la ragioni cui accennavo nel post.
      Ciao sinforosa.

      Elimina
  6. L'Ucraina è più vicina a noi culturalmente.
    Io ho colleghi che hanno i genitori sotto le bombe.
    Ai miei colleghi io ho offerto personalmente il mio aiuto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io conosco una persona che ha parenti là, anche se nella zona in cui stanno loro non è ancora arrivata. Comunque sia, è una situazione tragica.

      Elimina

Storture

L'amministratore delegato (ex) di Stellantis, Carlos Tavares, dopo quattro anni alla guida del secondo produttore europeo di automobili ...