mercoledì 30 marzo 2022

26.4.1986

 

Nel 1986 avevo 16 anni e ricordo perfettamente la tragedia di Chernobyl. O meglio, ricordo i telegiornali che ne hanno parlato incessantemente per giorni e giorni; ricordo il timore dei miei genitori, dei miei amici, dei miei insegnanti. Si creò una specie di psicosi collettiva riguardo agli effetti che ne sarebbero potuti derivare (la nube radioattiva arrivò in Italia nella notte tra il 29 e il 30 aprile, ma il suo potenziale radioattivo era già quasi completamente esaurito. Si registrò solamente un lieve aumento della radioattività in Lombardia ma con valori sempre sotto la soglia di pericolo). 

Mi è capitato per caso tra le mani questo libro e, preso dalla curiosità, ho voluto leggerlo per conoscere nei particolari l'intera vicenda.  

È una vicenda che lascia allibiti. Non tanto e non solo per la sua immane tragicità e per le conseguenze civili e politiche che ne derivarono, ma per il fatto che a causarla fu una incredibile sequenza di errori umani. Niente può essere addebitato alla sfortuna o al caso, in questa tragedia, ma solo agli errori commessi dagli operatori che quella notte erano in servizio al reattore 4, quello che esplose: disattivazione dei sistemi di sicurezza, sottovalutazione dei segnali di instabilità che il reattore già mostrava prima che cominciassero i test (per una specie di paradosso la tragedia fu causata dall'esecuzione di un test, uno dei tanti che a cadenza regolare venivano effettuati, che doveva testare proprio la sicurezza del reattore), violazione delle più basilari procedure previste in questi casi nei manuali. Errori commessi non solo nei momenti in cui si era capito che si stava per verificare il disastro, ma anche dopo, a esplosione e incendio del reattore avvenuti, come quello di tentare di soffocare la fuoriuscita di fumo dal reattore gettandovi sopra, tramite l'uso di elicotteri (avvicinarsi via terra era impossibile), sabbia, piombo, dolomite e boro, per un totale di oltre 5000 tonnellate di materiali. La sabbia inizialmente contribuì a fare abbassare la temperatura dell'incendio, ma ci fu una conseguenza inattesa: una volta coperte, le sostanze radioattive ancora incandescenti iniziarono a surriscaldarsi, formando un gigantesco magma alla base della centrale, dal quale si sprigionò poi una nube di vapore radioattivo che andò ad aggiungersi alla nube radioattiva già espulsa dal reattore dopo l'esplosione.

Ma anche la gestione della tragedia da parte dei vertici della centrale prima e della autorità poi fu incredibile. Si cercò inizialmente di minimizzare quanto successe. Ancora molte ore dopo l'esplosione del reattore e conseguente incendio si cercò di non fare trapelare nulla. Neppure i dipendenti della centrale stessa furono messi al corrente, tanto che quelli del turno della mattina successiva al disastro si presentarono regolarmente al lavoro. Solo due giorni dopo la tragedia, agli abitanti di Pripyat, il paese di 50.000 abitanti nelle immediate vicinanze della centrale (Chernobyl è a una quindicina di chilometri), verrà detto di evacuare la città e verranno a loro messi a disposizione dei pullman per allontanarsi. Ma - di nuovo incredibilmente - sarà comunicato loro di non preoccuparsi: l'allontanamento sarebbe stato a puro scopo precauzionale e dopo tre giorni tutti sarebbero potuti rientrare. I cittadini, quindi, lasciarono le loro abitazioni senza prendere bagaglio, se non lo stretto indispensabile per un breve soggiorno fuori città, e se ne andarono dalle proprie case lasciandole così come si trovavano; coi panni stesi sui balconi, le scorte di cibo e acqua per cani e gatti, senza immaginare che a causa degli elevatissimi valori radioattivi nessuno sarebbe mai più tornato. Pripyat è ancora oggi, dopo 36 anni da allora, una città fantasma.

Quello che fecero le autorità governative per cercare di nascondere alla popolazione e al resto del mondo ciò che succedeva è sconcertante. Nessun organo di informazione ne parlava. Nel 1986 internet non esisteva, quindi neppure i social, e giornali e telegiornali erano filtrati dal governo. Ma intanto la nube radioattiva era in viaggio. Inizialmente si spostò verso nord. Oltre che in Ucraina, valori alti di radioattività cominciarono a registrarsi in Russia, Bielorussia, Repubbliche Baltiche, Svezia, Norvegia e Finlandia. Poi un successivo cambio dei venti spinse la nube radioattiva verso ovest: Polonia, Germania settentrionale, Danimarca, Olanda, Regno Unito. Tra aprile e maggio il flusso d'aria contaminato toccherà Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Francia, Svizzera, Austria, Italia settentrionale e centrale. Nei paesi in cui si registrano alti tassi di radioattività ci si comincia a interrogare sulla provenienza di questa attività radioattiva. Alcuni paesi fanno alzare in volo aerei da ricognizione per cercare di capire da dove arrivi la radioattività. E alla fine ciò che doveva restare segreto non lo è più. Il 14 maggio Gorbačëv, tramite un messaggio in televisione alla Russia, in diretta dal Cremlino annuncia ai russi e al mondo quello che il mondo sa già.

La tragedia di Chernobyl è una storia, come tantissime altre, di errori, mancanze, colpe, sottovalutazioni, omissioni, ma soprattutto è una storia che riguarda l'uomo e la sua natura. L'uomo è colui che ha commesso gli errori, errori nella gestione della tragedia ed errori nella progettazione e costruzione dei reattori (lo appureranno incontrovertibilmente tutte le inchieste successive). Ma l'uomo, l'uomo di oggi, è anche colui che ha raggiunto un livello tecnico talmente avanzato per cui la sua capacità di fare è infinitamente superiore alla sua capacità di prevedere gli effetti del suo fare.

12 commenti:

  1. L'uomo di oggi è quello per cui - come continuo ad ascoltare in svariate sedi - la guerra è l'unico rimedio alla guerra.
    Siamo davvero ancora alla preistoria.

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    1. Già, da questo punto di vista non ci siamo evoluti per niente.

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  2. Una storia incredibile. Grazie di averla raccontata, mi procurerò il libro.

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    1. Prego. Comunque quello che ho raccontato io è appena un 10% dell'intera storia. In realtà è molto più complessa e articolata.

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  3. Anche io me la ricordo bene quella catastrofe. Avevo 7 anni e ricordo che ci fu impedito di giocare nei prati ma oggi mi ricordo soprattutto di tutti quei bambini di Chernobyl che sono arrivati anche nel mio paese, uno anche nel mio palazzo. E mi ricordo un grande amico di mia madre che faceva il disegnatore industriale all'Augusta elicotteri e aveva mollato tutto per mettersi ad allevare capre e pecore x latte e formaggino buonissimi. Fu obbligato a farle uccidere tutte x le radiazioni. Da allora la sua vita divenne un calvario. Una persona buona e mi ricordo ancora, come se fosse oggi, quando mi disse, Mi dispiace Andrea la tua capretta Valentina non c'è più.

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    1. Quella tragedia ha causato dolori umani inenarrabili: malattie di ogni tipo, divisioni di famiglie, stragi di animali contaminati. Tutte cose raccontate minuziosamente nel libro.
      Mi dispiace molto per il tuo amico.

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  4. Ho visto la serie tv e mi è sembrata fatta molto bene.
    È un argomento doloroso, sicuramente complesso e che ci amareggia e rattrista perché è un drammatico esempio di come l uomo possa essere cosi.... stupido!, disavveduto, da provocare tali terribili sciagure dagli effetti devastanti.
    E purtroppo dagli errori non è detto che si impari...
    Interessante, devo cercarlo.
    Ciao Andrea.

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    1. Dovresti trovarlo con una certa facilità in edicola, è uscito recentemente.
      Ciao Angela.

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  5. Tanta incredibile sventatezza, in questa vicenda, ed è ancora più incredibile se vista da questi anni lontani. Forse tutto è accaduto come succede per i morti sul lavoro. Per risparmiare tempo e denaro si evitano i controlli accurati, si usano persone non sufficientemente preparate, si appaltano gestioni ed ecco accadere il terribile fattacci0.
    Ricordo bene quel periodo, le assemblee cittadine per insegnarci a lavare indumenti e come regolarci con l'aria e l'alimentazione... imparammo allora quanto fosse silenziosamente pericoloso il nucleare.
    Ho letto con interesse il tuo post.
    Ciao.

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    1. Io, a dire il vero, non ricordo iniziative per istruire circa i comportamenti da adottsre come quelle cui hai accennato. Forse perché ero molto giovane e avevo tantissime cose per la testa.
      Grazie Sari.
      Buona serata a te.

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  6. Degli errori umani è scritta la Storia... La tragedia è stata oggetto/ispirazione di opere letterarie, film, storie a fumetti...
    Uno dei film più angoscianti è "Ipotesi sopravvivenza", passato in Rai, pare, soltanto due volte, e una sola doppiata.

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