Storicamente sono esistiti due Karol Wojtyla. Uno è il Giovanni Paolo II trascinatore di folle, carismatico, osannato fino all'idolatria da milioni di fedeli nel mondo. L'altro è il Giovanni Paolo II meno conosciuto, che assomma in sé atteggiamenti, visioni, comportamenti e azioni che definire controversi può risultare quanto meno eufemistico. Come si premurano di precisare i due autori di questo saggio, il vaticanista Giacomo Galeazzi e il giornalista Ferruccio Pinotti, questo non è un libro "contro" Giovanni Paolo II ma un libro "su" Giovanni Paolo II, scritto nella convinzione che compito dell'informazione è quello di scavare per poter offrire tutti gli elementi utili per potere farsi l'idea più precisa e obiettiva possibile su un avvenimento o un personaggio, e papa Wojtyla, nel bene o nel male, è stato uno dei grandi personaggi storici del Novecento, senza il quale probabilmente molte cose sarebbero andate diversamente, in Europa ma anche fuori dai confini europei.
Karol Wojtyla nacque nel 1920 in Polonia e trascorse la giovinezza prima sotto la dittatura nazista poi, al termine della Seconda guerra mondiale, sotto la dittatura comunista. Gran parte della sua vita la trascorse "combattendo" contro quest'ultima e l'ossessione contro il comunismo sarà ciò che guiderà la sua azione pastorale e politica fino alla morte. Non sono pochi gli storici che oggi attribuiscono il crollo dell'Unione Sovietica e la fine delle dittature comuniste di molti paesi mitteleuropei per gran parte al suo operato.
Un operato che, se da una parte ha avuto indiscutibili meriti, dall'altra è però stato macchiato da non poche ombre e contraddizioni, e una delle storicamente più evidenti è la differenza di trattamento tra dittature di sinistra e di destra. La "spietatezza" con cui ha combattuto le dittature comuniste dell'Est si è infatti sempre trasformata in indulgenza, se non addirittura in approvazione, nei confronti di dittature di destra, come quelle che per tutta la seconda parte del Novecento hanno insanguinato molti paesi latino-americani. Celeberrima, a titolo di esempio, è rimasta nella memoria collettiva l'immagine in cui Wojtyla si affaccia al balcone della Moneda benedicendo Pinochet, responsabile del colpo di stato militare, organizzato dalla CIA, che nel 1973 insanguinò il Cile e rovesciò il presidente socialista, democraticamente eletto, Salvador Allende. Anche la palese avversione nei confronti della Teologia della liberazione e dei suoi esponenti e seguaci si inserisce nel solco di queste sue preferenze.
Durante i suoi 27 lunghi anni di pontificato Wojtyla si è circondato e ha difeso strenuamente personaggi che definire discutibili è sicuramente eufemistico. Ne cito alcuni qui di seguito (fonte):
4 marzo 1983. All'aeroporto di Managua in Nicaragua Giovanni Paolo II svillaneggia pubblicamente il ministro della Cultura padre Ernesto Cardenal, inginocchiato di fronte a lui in segno di rispetto, per aver accettato di partecipare al governo sandinista. In seguito, in combutta con il cardinal Joseph Ratzinger, combatterà duramente la teologia della liberazione, di cui Cardenal era uno dei principali esponenti, riducendola al silenzio.
20 febbraio 1987. L'arcivescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR, riceve un mandato di cattura dal tribunale di Milano per il coinvolgimento della banca vaticana nello scandalo del Banco Ambrosiano: lo stesso che porterà alla morte dei bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi. Il papa fa quadrato attorno al "banchiere di Dio", noto per aver dichiarato che "non si dirige una chiesa con le Ave Maria", e lo lascerà al suo posto fino al pensionamento per i raggiunti limiti di età nel 1997.
3 aprile 1987. A Santiago del Cile Giovanni Paolo II si affaccia sorridente a salutare la folla dal balcone del Palazzo Presidenziale in compagnia del dittatore Augusto Pinochet, e prega con lui nella cappella del Palazzo: lo stesso in cui nel 1973 era stato assassinato da Pinochet il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. In seguito, nel 1993, impartirà al dittatore cileno una benedizione apostolica speciale in occasione delle sue nozze d'oro. E nel 1999, quando Pinochet sarà arrestato in Inghilterra per crimini contro l'umanità, gli manderà un messaggio di solidarietà.
6 ottobre 2002. Giovanni Paolo II canonizza, dopo averlo già beatificato il 17 maggio 1992, il prete franchista Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei. Paga così il debito nei confronti della Prelatura della Santa Croce, i cui membri e simpatizzanti l'avevano dapprima eletto al soglio pontificio, e avevano poi sanato i debiti dello IOR, dissanguato dai finanziamenti a Solidarnosc. Alla cerimonia di canonizzazione partecipano, tra gli altri, per loro e nostra vergogna, anche Massimo D'Alema e Valter Veltroni.
24 marzo 2003. Giovanni Paolo II ricorda con affetto il cardinal Hans Hermann Groer, dimessosi da primate d'Austria nel 1998 per aver abusato sessualmente di circa duemila ragazzi. Recentemente il cardinal Schoenborn ha denunciato la sistematica copertura di Groer e altri violentatori, da parte della curia di Giovanni Paolo II, e in particolare dell'ex segretario di Stato cardinal Sodano e dell'ex segretario particolare del papa cardinal Dziwisz, ma è stato messo a tacere e redarguito ufficialmente da Benedetto XVI.
30 novembre 2004. Giovanni Paolo II abbraccia pubblicamente padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, nella fastosa e festosa celebrazione dei suoi sessant'anni di sacerdozio, e lo omaggia per "un ministero sacerdotale colmo dei doni dello Spirito Santo". Dimentica di dire che per mezzo secolo il prete ha sistematicamente violentato seminaristi e fedeli, e ha convissuto regolarmente e contemporaneamente con quattro donne, da cui ha avuto cinque figli, che ha sia violentato che portato in udienza dal Papa.
Sul fronte dottrinale, l'operato di Wojtyla si è inserito a pieno titolo nel solco della restaurazione, rinnegando platealmente il nuovo corso di aperture nato dal Concilio Vaticano II che aveva trovato tra i suoi più fervidi sostenitori pontefici come Giovanni XXIII e Paolo VI. Wojtyla si è dimostrato un papa reazionario, "oscuro", autoritario, intollerante verso i "dissidenti" e contro chiunque, all'interno della chiesa o fuori, si facesse portatore di aperture verso temi etici o di istanze che chiedessero una minore marginalizzazione delle donne nella vita della chiesa. Il suo pontificato si è sempre mosso all'insegna della mortificazione di tutte le istanze riformatrici e progressiste che nel corso degli anni arrivavano da teologi, movimenti ecclesiali e associazioni sparsi in ogni parte del globo. Il tutto in perfetta coerenza col definitivo "la chiesa non è democratica", ribadito in occasione della sua visita in Austria del 1998 in risposta agli appelli per l'avvio di riforme, da molti ritenute non più procrastinabili, che ne attualizzassero il corso.
Un'altra faccia della medaglia. I papi, visti da lontano, appaiono nitidi o crediamo di vederli... occorre però pensare al tempo storico in cui sono vissuti e ai personaggi che li hanno attorniati, per poterli ben definire. La chiesa, poi, è sempre stata lenta e prudente fino all'immobilismo perciò non non ho mai aspettato rivoluzioni dall'alto del soglio.
RispondiEliminaA papa Wojtyla riconosco anche meriti (quelli che ricordo a mente) perchè ha infiammato i giovani e nei suoi oceanici incontri sono nati impegni e progetti che hanno dato frutti. Ha porto pubbliche scuse alle donne e anche se questo non è stato sufficiente, ha creato un precedente che, spero, farà storia. Ha viaggiato e tessuto rapporti con altri credo e tolto religiosità alla sua figura papale parlando della sua vita precedente di persona comune. E' stato un papa accessibile e fruibile, insomma.
Ciao Andrea.
A me pare che i rapporti con le altre religioni siano stati intessuti più a livello formale che sostanziale. Si, ci sono stati incontri ecumenici, tipo quello ad Assisi (mi pare), in cui si sono incontrati i rappresentanti delle maggiori religioni, ma non mi pare che a livello pratico ne sia scaturito qualcosa. Né, in fondo, c'è da aspettarsi che ciò avvenga.
EliminaIl successore di Wojtyla, Ratzinger, disse chiaramente ed esplicitamente che la religione cattolica è l'unica vera e l'unica in grado di garantire la salvezza. Da ciò ne deriva, giocoforza, che se una religione sola è quella vera, le altre sono false. Se anche Wojtyla aveva tentato di avviare dialoghi, direi che il suo successore abbia vanificato ogni suo sforzo.
Ciao Sari.