lunedì 14 marzo 2022

E anche se l'avessimo saputo?

Non parlo dei motivi che hanno generato il conflitto tra Russia e Ucraina perché non ho le competenze per farlo. Potrei documentarmi, è vero, cosa che nel mio piccolo sto cercando di fare, ma dovrei comunque operare una scelta tra le molteplici, diverse e spesso contraddittorie teorie che sono sul tavolo e - siamo sempre lì - non ho le competenze per farlo. Lascio questo compito a chi è più titolato di me. 

Dicono i bene informati che si sapeva da diversi anni che questo conflitto covava sotto la cenere e che prima o poi sarebbe esploso, perché era evidente che l'allargamento della Nato verso est stava diventando sempre più ingombrante, e poi c'era già stata l'invasione della Crimea da parte dei russi qualche anno fa, e poi tutta l'annosa questione delle angherie perpetrate dal governo ucraino verso i separatisti filo-russi delle regioni del Donbass. Insomma, i prodromi che facevano presagire ciò che oggi è in atto ci sarebbero stati, e chi lo sostiene ammanta questa affermazione - impressione mia - con qualcosa che assomiglia molto a un atto d'accusa, come a voler implicitamente sottolineare che si sapeva e non si è fatto niente.

Ma se anche si fosse saputo, se anche ci si fosse resi conto dell'esistenza di questi prodromi, come ci si sarebbe potuti muovere? Concretamente, dico, cosa si sarebbe potuto fare? Abbiamo avuto quasi quattro decenni di Guerra fredda combattuta sottotraccia e in via non ufficiale da due superpotenze in possesso della bomba atomica, quarant'anni di timore costante che si verificasse quello che allora veniva chiamato "olocausto nucleare" (e nella famosa crisi dei missili di Cuba nel 1962, e in un altro paio di occasioni, ci siamo andati a un passo), e questo significa che abbiamo avuto quarant'anni di prodromi dell'arrivo di un possibile disastro globale, ma pur sapendolo (e lo sapevamo tutti) chi di noi comuni mortali, anche volendo, avrebbe potuto fare qualcosa? 

Non vuole essere, questo, un tentativo di avallare una sorta di deresponsabilizzazione collettiva, solo un mettere nero su bianco ciò che tutti sanno: su ciò che decidono le poche persone che stanno ai vertici del mondo l'immensa platea di persone comuni ha pochissima o nulla influenza. È sempre stato così e sarà sempre così. Adesso, come è naturale che sia, tutti speriamo che questa guerra finisca, perché non sopportiamo di vedere le immagini di civili, che questa guerra non hanno voluto, sotto le bombe, e anche perché (ipocrita nasconderselo) nutriamo il neanche tanto latente timore che arrivi fino a noi (tra i confini occidentali dell'Ucraina e Trieste c'è la stessa distanza che separa Trieste da Napoli), per non parlare di tutti gli effetti collaterali già visibili (aumento dei prezzi, problemi coi profughi ecc.).

Questo conflitto ci impressiona per due motivi. Il primo è che è relativamente vicino a noi; il secondo è che dopo sette decenni si è spezzato drammaticamente e anche abbastanza inaspettatamente quel patto non scritto secondo cui, memori di ciò che successe nei due conflitti mondiali del Novecento, le controversie tra nazioni si risolvono sedendosi a un tavolo. Ma a quel tavolo non si sono mai sedute le persone comuni.

6 commenti:

  1. Concordo con tutto quello che hai scritto.
    Aggiungo una cosa …che se a quel tavolo di potere si fossero sedute anche qualche donna non saremmo mai arrivati a questo.
    Ne son convinto.
    Ciao

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    1. Non so, può darsi benissimo. Ma in ogni caso adesso siamo arrivati a questo e bisogna che ne usciamo al più presto.

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  2. Mah, io è da parecchio che considero idiota il senno di poi. E comunque, come noti giustamente, noi persone comuni che cosa potevamo fare?

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    1. Speravo che qualcuno avesse la risposta...

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    2. La nostra Repubblica ha le Regioni a statuto speciale,poi c'è ad esempio l'Alto Adige, insomma mi pare che da noi si sia rispettata un po'di più la peculiarità dei territori. Forse poteva essere un modello applucabile anche in Ucraina?

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    3. Si, ma il problema è che non è stato fatto. I confini dell'Ucraina sono stati tracciati abbastanza "artificialmente", cioè senza tenere conto delle peculiarità del territorio e delle popolazioni che ci vivono. Un po' come i confini di certi stati del Medio oriente o dell'Africa, tracciati sulla carta da noi occidentali dopo la decolonizzazione senza tenere conto delle peculiarità delle tribù e delle popolazioni che ci vivevano. E questo in parte c'entra con ciò che sta succedendo.

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