Siamo in primavera. Una primavera a pelle, naturalmente, ché per il calendario ancora non se ne parla. E ogni primavera, pelle o calendario che sia, porta con sé inevitabilmente qualche fastidio. Nel mio caso, il fastidio in questione è il vicino con la sua maledetta falciatrice, che mi obbliga a ricorrere a lunghe serie di ommm e a inventare le più strampalate tecniche di manipolazione della mente nel tentativo di autoconvincermi che in realtà non esiste.
giovedì 28 febbraio 2019
Mogol e la musica italiana
Se fossi al posto di Mogol, invece di obbligare per legge le radio italiane a trasmettere una quota minima di musica Italiana, le obbligherei a trasmettere una quota minima di musica di qualità, italiana o straniera che sia. Avrebbe molto più senso, mi pare.
A dire il vero, poi, della faccenda non è che mi importi granché, dal momento che la musica che amo ascoltare la seleziono da me e la programmazione radiofonica imperante è nel suo complesso quanto di più lontano ci sia dai miei gusti musicali.
mercoledì 27 febbraio 2019
Il nome della rosa
Leggo che sta per essere messa in onda una serie televisiva ispirata al celeberrimo romanzo di Umberto Eco.
Magari sarà un successo, e la serie sarà pure fatta bene, ma io sono sempre un po' perplesso dinnanzi a queste trasposizioni cinematografiche di grandi opere letterarie. Già il film di Annaud era così così perché alleggerito di molte parti importanti (la lunga discussione teologica sulla povertà di Cristo e della Chiesa, ad esempio, nel film si risolve in un paio di battute mentre nel libro occupa pagine e pagine, anche se capisco che alla maggior parte del pubblico cinematografico un eccessivo indugio su argomenti simili avrebbe potuto provocare sbadigli e sonnolenze). Mi chiedo quindi quale sarà il valore aggiunto di una serie TV.
Un lato positivo potrebbe essere forse una spinta alla curiosità di leggere il libro da parte di chi non l'ha mai letto, cosa che accadde anche dopo l'uscita del film di Annaud. Per il resto, rimane la perplessità.
Qualcosina di più?
Leggo che il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, ha un diploma Isef e una laurea, conseguita in tre anni all'età di trentotto (?), in scienze motorie, e vanta un passato di allenatore di una squadra di basket minore. Se non ricordo male, nel governo Renzi il ministro dell'Istruzione, la signora Fedeli, non era manco laureata, e pure la Lorenzin alla sanità, sempre se non ricordo male, poteva vantare solo un diploma superiore.
Si ha come l'impressione, in generale, che si faccia una specie di corsa al ribasso nella caratura dei personaggi destinati ad amministrare ministeri importanti e delicati. Senza scomodare l'istruzione con Bussetti, è sufficiente guardare il figuro che presiede gli Interni oggi, ad esempio.
Mi chiedo: manca la possibilità o la volontà di mettere in certi posti persone degne di amministrarli?
lunedì 25 febbraio 2019
Anche la Sardegna
Dopo l'Abruzzo, Salvini s'è pappato pure la Sardegna. La Lega è un rullo compressore, c'è poco da fare; magari passerà, anzi sicuramente passerà, ma in questo momento, piaccia o non piaccia, e a me non piace, è così.
Siamo un popolo che, per buona parte e per qualche incomprensibile (o forse comprensibilissimo) motivo, adora un cazzaro da bar arrogante, icona del machismo, totalmente privo di qualsivoglia cultura e competenza, con un senso dello Stato e delle istituzioni pari a quello di uno spaturno(*) e dalle palesi inclinazioni fasciste (il leitmotiv Prima gli italiani accompagnava già l'introduzione delle leggi razziali del '38 volute dal regime fascista).
Gli italiani si sono bevuti il cervello? Vogliono veramente questa roba qua? Sì a entrambe le domande. C'è sempre stata, evidentemente, una maggioranza silenziosa di destra che aspettava solo l'occasione di venire fuori, rompendo magari più di un indugio, e con Salvini è venuta allo scoperto.
Amen.
(*) Animale immaginario di cui lessi una volta in un libro di Giobbe Covatta. Vabbe', insomma, non è che uno può leggere solo Eco o Dostoevskij, se gli capita legge anche Covatta, eh.
Perché amo King
domenica 24 febbraio 2019
Il diritto dimenticato
sabato 23 febbraio 2019
E il celibato?
Preghiera e penitenza, nessun contatto con i minori, sorveglianza da parte di non meglio precisati responsabili. I sistemi auspicati da Bergoglio per combattere ed eradicare il secolare e mai risolto dramma della pederastia nel clero sono questi.
Una volta terminato di ridere, anche se da ridere c'è ben poco, non si può non notare come del tabù della abolizione dell'anacronistico e insensato celibato dei preti, che permetterebbe di ottenere cospicui e reali risultati nella lotta a questa piaga (vedi anglicani e protestanti, ad esempio, da sempre anni luce avanti rispetto ai cattolici), si continui a non parlare. Guai!
Per il Cattolicesimo i preti devono continuare a restare celibi e a sfogare le loro pulsioni altrove, salvo poi doversi sorbire, noi, il prodursi, da parte di papi e vescovi, di regolari e patetici atti di scuse pubbliche e di ridicole promesse che si risolverà questo dramma, come è avvenuto nel summit vaticano qualche giorno fa.
Pigrizia
Ma in fondo sono tutte scuse, la realtà è che sono pigro. Amen.
Benestanti e migranti
Tra le tante cose che non sono mai riuscito a capire, c'è il motivo per cui chi è benestante non può parlare di migranti, come se il fatto di avere un pingue conto in banca e la fortuna di una professione remunerativa impedisse automaticamente di provare empatia per chi versa in condizioni più disagiate.
Qual è l'automatismo che secondo la Meloni e altri dovrebbe scattare? Non lo so. Mi sembra una generalizzazione talmente ridicola che giusto la Meloni può concepire. Sia tra chi è benestante e chi no ci può infatti essere chi ha a cuore il problema e chi no. Non vedo il legame col conto in banca.
Faccio un esempio banale, il primo che mi viene in mente. Mettiamo che nella mia città venga per un qualsiasi motivo abolito il servizio di trasporto pubblico e inizino di conseguenza proteste e manifestazioni in piazza per chiederne il ripristino. Se anche io non facessi uso di mezzi pubblici e utilizzassi esclusivamente la mia automobile, cosa mi impedirebbe di pensare che l'abolizione del servizio di trasporto pubblico sia comunque una cosa sbagliata? E perché non potrei solidarizzare con i manifestanti affinché il servizio pubblico venga ripristinato?
È logica spicciola, secondo me. Evidentemente, per la signora Meloni no.
venerdì 22 febbraio 2019
La spia che venne dal freddo
L'avevo iniziato due o tre giorni fa con le più ampie aspettative, un po' perché di questo titolo avevo sempre sentito parlare, un po' perché sapevo che era stato tratto dal romanzo un film che aveva avuto molto successo. Invece si è rivelato terribilmente noioso, l'ho tirato a finire perché in genere io tiro a finire anche i libri che non mi entusiasmano.
E niente, passo oltre.
giovedì 21 febbraio 2019
Ritorni
Dice la signora Boschi, solidarizzando con Renzi per il fermo dei genitori, che ci sono tutte le premesse per un loro ritorno al governo, dove con "loro" intende naturalmente sia lei che Renzi, e aggiunge, rispondendo alle molteplici accuse di arroganza, che Renzi e soci non erano arroganti ma competenti. Cioè, la loro competenza veniva scambiata per arroganza, e della suddetta competenza ci sarà bisogno, dice, per mettere a posto i disastri che stanno facendo questi qui.
Ora, lasciando da parte il fatto che sulla loro competenza qualcosina ci sarebbe da dire, quello che sfugge alla signora Boschi è che di essere governati da persone competenti alla stragrande maggioranza delle italiche genti non frega assolutamente niente. Prova ne è il governo in carica. A meno che qualcuno non riesca a dimostrare che Salvini o Di Maio abbiano una qualche competenza in qualsiasi campo che non sia quello di sparare annunci roboanti alla cavolo e prodursi in infinite serie di selfie mentre ingurgitano qualsiasi cosa.
Cioè, se la signora Boschi intende usare la competenza come argomento di propaganda elettorale, significa che non ha capito niente dell'andazzo generale e che ha deciso di restare all'opposizione ancora per molti lustri. Naturalmente, a scanso di equivoci, non è che chi scrive si compiace di questa cosa. Tutt'altro. Ma questo è, purtroppo.
mercoledì 20 febbraio 2019
Tre anni senza Eco
Ieri, tre anni fa, se ne andava Umberto Eco. Una mancanza che si sente tutta, specialmente oggi. Restano i suoi romanzi, i suoi saggi, testimoni della sua immensa erudizione unita alla sua deliziosa sagacia. E ovviamente c'è YouTube, che raccoglie innumerevoli sue lezioni, interviste, interventi. Mi piace pensare che in fondo non se ne sia mai andato per davvero, il professor Eco.
martedì 19 febbraio 2019
Quasi tali e quali
L'ultimo tradimento
Così, a memoria, mi pare che l'aver negato il processo a Salvini sia l'ultimo di una lunga serie di tradimenti operati dai Cinquestelle da quando sono forza di governo. Oltretutto, un tradimento non da poco, visto che la rinuncia ai privilegi dei parlamentari, tra cui l'immunità era in cima alla lista, è sempre stato tra i punti fondanti dello spirito politico dei grillini.
Prima il voltafaccia sull'euro (una volta era tutto un "Fuori dall'euro!", adesso va bene); poi quello sulle alleanze ("Mai alleati di nessuno, specialmente della Lega!"); "Tutto quello che facciamo sarà documentato dallo streaming in tempo reale!" (lo streaming è sparito); "Noi mai in televisione!" (Di Maio è ormai più presente di Salvini); "Mai più condoni!" (ne hanno appena fatto uno fiscale e uno edilizio); "Stopperemo il progetto di acquisto degli F35" (gli F35 sono stati confermati). E sicuramente ho dimenticato qualcosa.
Ecco, diciamo che ieri è caduto l'ultimo baluardo che ancora poteva fare pensare a una qualche diversità dei Cinquestelle da tutti gli altri. Adesso sono perfettamente uguali. Benvenuti nel gruppo.
lunedì 18 febbraio 2019
Il vero miracolo italiano
Ciò di cui ci si rende conto dopo aver letto questo saggio di Enrico Deaglio, la storia dell'Italia dal rapimento di Aldo Moro ad opera delle BR, nel 1978, fino ad arrivare al 2010, è che l'Italia ha uno stomaco di ferro. Non si spiega altrimenti come abbia potuto digerire gli anni di piombo, il craxismo, il berlusconismo, le stragi, la mafia, i continui rigurgiti neofascisti, un livello di corruzione e di ruberie che manco in Sudamerica a braccetto di una politica quasi esclusivamente di matrice clientelare.
Aver digerito tutto questo e continuare ancora oggi a sopravvivere: forse è questo il vero miracolo italiano.
domenica 17 febbraio 2019
Vota sì per dire no
Sulla sacra piattaforma Rousseau è online il quesito con cui il movimento Cinquestelle delega pilatescamente agli iscritti la patata bollente del salvataggio o meno di Salvini dal processo Diciotti. Come è formulato il quesito? Se vincono i sì Salvini sfanga il processo, se vincono i no lo subisce.
In sostanza, i vertici del movimento fanno leva sull'analfabetismo funzionale degli iscritti per ottenere ciò che vogliono, e cioè salvare Salvini. Questo, naturalmente, la dice lunga sulla considerazione che Casaleggio e soci hanno degli iscritti.
Libro o film?
C'è differenza tra leggere un libro e guardare un film? Sì, leggere un libro è faticoso, guardare un film non richiede alcun impegno se non quello di arrivare in fondo se è noioso (cosa questa che comunque succede anche coi libri). Questo concetto è semplice, alla portata di tutti; appena più complicato è capirne il motivo.
La lettura è fondamentalmente una interpretazione. Quando leggiamo, il nostro cervello riconosce dei segni stampati sulle pagine che sono le lettere, li decodifica, li mette insieme formando così una parola e visualizzando mentalmente l'oggetto corrispondente a quella determinata parola. Se si considera che un libro è formato da milioni di lettere e centinaia di migliaia di parole, si comincia ad avere una idea della quantità di lavoro che deve fare il cervello durante la lettura.
Quando si guarda un'immagine o un film, tutto questo lavoro non c'è più: l'oggetto che prima veniva visualizzato solo dopo una serie di processi neuronali, il cervello se lo trova già bell'e pronto davanti, spiattellatogli in grembo dalla visione dell'immagine. Cosa comporta questo? Comporta un minore esercizio dell'organo, una minore prontezza intellettiva e conseguentemente una minore capacità di capire le cose. E non è un caso che il nostro paese, l'Italia, sia ai primi posti in nel mondo per diffusione di analfabetismo funzionale, che non è altro, riassumendo brutalmente, che l'incapacità di capire un testo dopo averlo letto: perché il nostro è uno dei paesi in cui si legge di meno e si guarda più televisione.
Quando andavo a scuola io, c'erano le antologie, i sussidiari, che erano per il 95% testo e 5% immagini, erano veri e propri libri; i libri scolastici dei ragazzi che vanno a scuola oggi sono pieni di immagini, mentre il testo rappresenta una quota minoritaria dell'insieme. Questa impostazione significa abituare fin da piccoli i ragazzini a non esercitare il loro cervello, col rischio di condannarli da adulti ad aggiungersi alla folta schiera di chi ha difficoltà a capire ciò che legge e, conseguentemente, ciò che gli succede attorno.
Ho riassunto qui sopra, brevemente, uno dei temi trattati ieri da Umberto Galimberti nella conferenza tenuta alla fiera di Cesena, a cui ho avuto il piacere di partecipare. Dovrei scrivere un libro e non un post se volessi raccontare i temi trattati, tutti estremamente affascinanti e istruttivi, e molto confortante è stato constatare l'enorme afflusso di persone che affollava lo spazio in cui parlava il noto filosofo. Io stesso, pur essendo arrivato con un certo anticipo, non sono riuscito a trovare posto a sedere, e molte persone non sono addirittura riuscite ad accedere e sono state costrette a restare fuori ascoltando ciò che potevano dagli altoparlanti. Ancora più confortante è stato constatare come buona parte del pubblico fosse composta da giovani di venti e trent'anni e non solo da ormai vecchie cariatidi come lo scrivente.
Pensavo, aggiungendo una piccola e indegna postilla al discorso di Galimberti, che probabilmente il fatto che nessuno legge più è anche uno dei motivi per cui il blog è ormai un vecchio arnese informatico destinato all'estinzione: un blog richiede persone che abbiano una qualche dimestichezza con la scrittura e con la lettura, tutte cose che richiedono fatica e impegno, e quindi, di conseguenza, non è neppure un caso che a spopolare non siano più, oggi, i blog o faccialibro (anche lì, in qualche modo, per starci ti tocca scrivere) ma i social specializzati solo in immagini.
Un'immagine vale più di mille parole, recita un noto aforisma di quelli che ogni tanto ritornano, che sarà anche vero, non dubito, ma a me continuate a lasciare le parole.
sabato 16 febbraio 2019
Elevation
venerdì 15 febbraio 2019
Lunga vita?
Non so dire di preciso se Mattarella abbia fatto bene o male a concedere la grazia ai tre uomini condannati per avere ucciso consorti oltraottuagenarie in balia di malattie degenerative senza scampo. Propendo comunque per il sì.
Leggendo della vicenda mi è venuto in mente ciò che lessi tempo fa in un libro di Eco o di Galimberti, non ricordo bene, e cioè che non era un caso che una volta la vita media fosse molto più breve rispetto a quella di oggi, ma era stato previsto dalla natura proprio in virtù del fatto che dopo una certa età, quaranta/cinquant'anni, grosso modo alla fine dell'età riproduttiva, non serviamo più a niente e nell'economia della perpetuazione della specie diventiamo solo un fastidioso impiccio.
Con lo sviluppo della scienza medica e della tecnologia abbiamo quindi "beffato" la natura allungando artificialmente la vita, vita che poi diventa non-vita quando il suo prosieguo è subordinato all'utilizzo di macchine o terapie assurde. Vabbe', insomma, alla fine credo che Mattarella abbia fatto bene.
giovedì 14 febbraio 2019
Non si pente
Ammette di aver fatto parecchi errori ma di non pentirsi di averli fatti, perché il pentimento, dice, è una categoria della Chiesa, non della politica. Penoso, come era prima e come sarà sempre.
Fuori di testa
Per una curiosa coincidenza, nel giorno in cui il tipo delle cene eleganti definisce fuori di testa e vergognosi gli italiani che danno il loro consenso ai Cinquestelle (Salvini invece va benissimo), io sto leggendo Patria 1978 - 2010 di Enrico Deaglio, una specie di breviario storico con la narrazione di ciò che è successo in Italia nel periodo indicato dal titolo, e sempre per la coincidenza di cui sopra sto passando in rassegna il 1994, anno della sua infausta discesa in campo.
Non posso fare a meno di pensare, alla luce di tutto quello che leggo su di lui e sulla sua pluriennale carriera criminogena, che i veri fuori di testa, da intendersi qui in senso quasi letterale, sono stati i milioni di soggetti che nell'ultimo ventennio hanno dato a lui il loro voto.
mercoledì 13 febbraio 2019
martedì 12 febbraio 2019
Gli pneumatici del fornaio
Il fornaio è un ragazzo tranquillo, di quelli che più tranquilli non si può. Abita da solo in un piccolo appartamento in affitto di fianco a casa mia. Inizia a lavorare alle undici di sera e stacca alle sette di mattina, sabato notte compreso; un lavoro, il suo, che appartiene alla categoria dei lavori che in genere si cerca di evitare come la peste, perché la notte guai, la notte è fatta per dormire, scherziamo? Per non parlare poi del sabato notte: sacrilegio! A lui invece non frega niente, è il classico tipo che vive la propria vita senza starsela tanto a menare.
Qualche giorno fa una simpatica testa di cazzo ha pensato bene di tagliargli con un coltello tre gomme della sua macchina. Scherzo? Dispetto? Non si sa. Quello che si sa è che se tu tagli tre pneumatici a una macchina metti in seria difficoltà chi la usa. Perché uno lo sostituisci, due puoi provare a chiamare i gommisti che fanno assistenza in strada a chiamata, tre devi per forza chiamare un carro attrezzi. Senza contare la spesa considerevole, sia della chiamata al carro attrezzi che degli pneumatici nuovi. A questo si aggiunge l'ulteriore disagio creato dal fatto che alle undici di sera qui dove abito io i mezzi pubblici non circolano (l'ultima corsa Santarcangelo - Torriana c'è alle otto) e il fornaio con la macchina ci va a lavorare.
E niente. Ancora mi stupisco del fatto che in giro ci sia gente che riesce a riempire la propria misera e vuota esistenza solo creando disagio e difficoltà al prossimo.
domenica 10 febbraio 2019
Mahmood? Mah...
Se Mahmood avesse cantato la canzone di Ultimo e Ultimo quella di Mahmood, lui avrebbe comunque preferito quella di Ultimo, dal momento che Ultimo è italiano purosangue mentre Mahmood è italiano formalmente ma ha origini egiziane. Perché a Salvini della canzone non frega nulla, checché ne dica nel suo tweet, a lui dà fastidio che il vincitore della manifestazione canora italiana per eccellenza non sia italiano purosangue. E questo è pacifico.
sabato 9 febbraio 2019
Democrazie millenarie
A me sorprende non tanto la gaffe storica in sé, quanto la avventatezza e la superficialità che l'hanno generata. Se tu redigi uno scritto destinato a essere pubblicato da uno dei più diffusi giornali di Francia, qual è la prima cosa che fai prima di inviarlo? Controlli di non aver scritto fesserie, e dopo aver controllato, per maggiore sicurezza lo fai controllare anche a qualcun altro. Di Maio non ha evidentemente fatto nessuna delle due cose, forte magari di una sicumera pagata poi con gli sberleffi di due nazioni.
Altra cosa. Se anche tu non sai niente di storia, e con Di Maio il dubbio diventa quasi certezza, ci puoi arrivare anche con un minimo ragionamento. Quale paese o nazione, nel mondo, ha potuto godere di mille anni ininterrotti di democrazia? Mille anni sono dieci secoli, non ti viene il dubbio che difficilmente una democrazia possa essere durata così a lungo? Forse neppure i greci sono stati così fortunati.
E va bene, inanelliamo anche questa.
venerdì 8 febbraio 2019
Il nemico
È che noi abbiamo sempre bisogno di costruirci un nemico. Che sia la Francia, l'euro, l'Europa, i migranti, i poteri forti (qualunque cosa si intenda con questa espressione), tutto fa brodo, purché si possa scaricare su terzi la responsabilità del nostro disagio sociale ed economico. Il grande Umberto Eco scrisse un bellissimo saggio, anni fa, su questa innata propensione, che non è solo nostra, intendiamoci. Si chiamava Costruire il nemico, uno dei saggi più belli della sua sterminata produzione letteraria.
Ci vuole un nemico da incolpare per evitare di fare i conti con sé stessi, con le proprie responsabilità. Un nemico che anestetizzi il puro e semplice dato di fatto che tutti i casini che abbiamo ce li siamo procurati da soli. Noi abbiamo creato l'immenso debito pubblico che ci strangola; noi abbiamo attuato politiche sociali che hanno portato diseguaglianze e povertà; noi abbiamo tollerato (anzi, coccolato, e li coccoliamo ancora) l'immenso esercito di evasori fiscali che si pappano ogni anno l'equivalente di quattro finanziarie; noi abbiamo sempre tollerato (spesso convenientemente agevolato) una politica di stampo clientelare e cortissima visione, mai lungimirante, perché la lungimiranza è stata sempre nemica del facile consenso immediato.
Cerchiamo un nemico? Non è la Francia, né l'Europa, né i migranti. Se ci è rimasta un po' di onestà intellettuale sappiamo benissimo dove andarlo a cercare.
lunedì 4 febbraio 2019
domenica 3 febbraio 2019
Classifiche
Tra i libri più venduti in Italia questa settimana, c'è al nono posto Non mi avete fatto niente, di Fabrizio Corona. Poco sopra c'è Serotonina, del grande Houellebecq, poco sotto Se questo è un uomo, di Primo Levi. Anche da queste cose si capisce perché siamo messi così.
sabato 2 febbraio 2019
Con internet
Vengo a conoscenza del saggio Patria, 1978-2010 dal blog di Maurizio. Mi interessa. Apro quindi Google e cerco qualche informazione supplementare riguardo al libro, dopodiché apro il sito Scoprirete e guardo quale biblioteca della mia zona ce l'abbia disponibile per il prestito. Ce l'hanno alla biblioteca comunale di Villa Verucchio, a una ventina di minuti di macchina da casa. Un'occhiata veloce sul suo sito e apprendo orari di apertura (è aperta) e indirizzo. Do quindi l'indirizzo in pasto a Google Maps e mi metto in macchina, facendomi guidare dolcemente dalla voce asettica e impersonale del mio smartphone. Arrivo, prendo il libro che cercavo e torno a casa, soddisfatto.
Pensavo che siamo ormai talmente abituati a utilizzare internet per tutto, che forse non ci rendiamo neppure più conto della sua comodità, tranne ovviamente quando ne restiamo improvvisamente e inaspettatamente sprovvisti.
venerdì 1 febbraio 2019
E va bene, faccio outing: sono stato un coglione
Ogni tanto nella vita si fanno errori, a volte più gravi e altre meno gravi. Io naturalmente non sono da meno. Anzi. Quindi faccio outing e confesso ai miei trentadue lettori l'errore più grave commesso di recente: alle ultime politiche ho votato Cinquestelle. Sono un coglione, lo so, e solo col senno di poi riesco a comprendere la portata di questa coglionaggine.
Non ho attenuanti. I prodromi per capire che dietro al cosiddetto "nuovo" si celava in realtà la brutta copia del più trito e ritrito politicume c'erano tutti, ma non li ho colti, o forse non li ho voluti cogliere, chissà. I segnali che sempre quel famoso nuovo nascondeva in realtà il peggio del fascismo di ritorno c'erano tutti, e da anni, a cominciare dalle epurazioni dei dissidenti, gli attacchi ai giornalisti, gli insulti gratuiti a persone del calibro della signora Levi Montalcini. Perfino le lampanti incompetenza e dabbenaggine erano lì in bella vista, bastava ascoltare per un minuto Di Maio o la Taverna per vederli.
Scusanti? Non ne ho. Attenuanti? Nemmeno. Sono un orfano di una sinistra che non c'è più, distrutta scientemente dai Renzi, dai Gentiloni, dai D'Alema, dai Veltroni, una sinistra i cui ultimi barlumi si videro con Prodi, poi più niente, solo destra a perdita d'occhio. Coglione due volte, convinto di poterne ritrovare qualche traccia in un movimento che per conservare cadreghe e consensi si è invece appiattito sulle posizioni fasciste e xenofobe di un ministro dell'Interno la cui incompetenza e ignoranza gli creerebbero difficoltà anche ad amministrare un condominio.
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