mercoledì 26 settembre 2007

Grillo e V-Day, anche la Chiesa dice la sua

Nel variegato ed eterogeneo campionario di coloro che, nel bene o nel male, hanno parlato di Grillo dopo l'8 settembre, mancava ancora una voce: quella della Chiesa. Non che la cosa fosse fonte di preoccupazione (almeno da parte mia), per carità, ma, visto il ritmo con cui si susseguono le esternazioni delle alte sfere ecclesiali su ogni aspetto delle questioni che riguardano la società (fecondazione assistita, eutanasia, politica, tasse, ecc...), questo silenzio avrebbe potuto generare qualche perplessità.

Bene. A colmare la lacuna ci hanno pensato ieri l'Avvenire e mons. Betori. Il primo con due articoli (questo e questo) intrisi di luoghi comuni e di concetti già ampiamente sentiti e risentiti dai detrattori di Grillo, e il secondo (Betori) con questa bella uscita tramite la quale afferma che "i Vescovi non hanno intenzione di cavalcare l'onda dell'antipolitica", dimenticando che l'antipolitica non la fa Grillo ma semmai quelli che stanno dentro il palazzo (coi quali mi pare che i vescovi "cavalchino" eccome, invece).

Ma non mi voglio dilungare eccessivamente su quanto dice (legittimamente, ci mancherebbe) Betori. Analizzo solo due o tre passaggi del primo dei due scritti pubblicati dall'Avvenire, che non mi vedono molto d'accordo.

Davide Rondoni, l'autore dell'articolo ("Se il comico diventa banale rivela che non sa tenere la scena"), si lancia in tutta una serie di considerazioni sulla banalità, scontatezza, prevedibilità e modestia di una battuta che avrebbe fatto lo stesso Grillo su Ratzinger. Battuta che tra l'altro mi sono dovuto cercare, perché l'Avvenire, seguendo una riprovevole tendenza comune a molti media, non solo non riporta, ma addirittura non linka neppure (ma è così difficile mettere un link?). Googlando un pò, comunque, ho trovato la famosa battuta, che dovrebbe essere questa:
"Non voglio parlare male del Papa che ormai è un amministratore delegato tedesco che gestisce due milioni di lavoratori in nero".
Ecco qua: questa è la terribile battuta (che ovviamente va presa per quello che è, vista la fonte) che ha fatto infuriare il Rondoni, il quale, oltretutto, non si accorge (non si accorge?) che l'articolo che ha scritto è infarcito delle stesse banalità, scontatezze e cose già strasentite e note che attribuisce a Grillo. Ma - e questo è sacrosanto - ognuno ha il diritto di scrivere quello che vuole, almeno finché resta nell'alveo dei pensieri personali e delle proprie idee. Il discorso cambia un pochino quando da questo alveo si esce e si cominciano a sparare castronerie che non stanno né in cielo né in terra. E di alcune di queste il Rondoni ci ha ampiamente deliziato. Vediamo:
"Un comico divenuto famoso grazie alla tv (governata dai partiti) e poi da questa esiliato per aver dato del ladro a chi gli passava un cachet non proprio da fame."
Beh, che dire? Fa piacere sapere che Rondoni sia a conoscenza dell'importo del cachet di Grillo quando, addirittura alla fine degli anni '70, faceva trasmissioni tipo Luna Park o Fantastico. Manca solo che pubblichi i suoi 730 di quel periodo con dati e cifre, ma si sa, all'Avvenire i link e i riferimenti sono qualcosa di molto aleatorio. In ogni caso, a prescindere dalla lottizzazione politica della Rai (che c'è tuttora), il cachet di Grillo era comunque una cosa concordata tra le parti, a differenza dell'8 per mille che riceve la Chiesa Cattolica dai contribuenti italiani: 8 per mille per una larghissima percentuale versato invece inconsapevolmente dai suddetti contribuenti.
"Segue, dunque, campagna anti-tv e antipartiti. Per poi godere oggi, proprio grazie a tv e partiti, di una strabordante popolarità."
Strabordante popolarità "grazie a tv e partiti"? Forse Rondoni dimentica che Grillo è dal 1986 che non mette più piede in tv, allontanato da quando si permise di dare del ladro a Craxi, allora Presidente del Consiglio. Penso che non ci sia nessuno (tantomeno Rondoni) che non sappia che l'allontanamento dalla tv equivale automaticamente e inesorabilmente al dimenticatoio (a riprova basta vedere quello che la gente è disposta a fare pur di andarci). Grillo la notorietà l'ha mantenuta sfruttando canali paralleli alla tv, quali l'intensa e costante attività live in teatri e palazzetti e l'uso intelligente della tanto vituperata internet, la "terribile" internet, che un giorno sì e l'altro pure i nostri politici cercano con ogni mezzo di mettere a tacere (succede sempre così: quando una cosa non riescono a imbrigliarla e a piegarla al loro volere cercano di farla tacere).

Insomma, a mio giudizio Rondoni avrebbe controbattuto in modo migliore e più efficace alla provocazione di Grillo semplicemente ignorando la battuta. Non perché non fosse suo diritto replicare, anzi, ma perché così facendo ha contribuito a dare ancora più visibilità a una battuta (se vogliamo anche modesta) che più di quello non è.

Io sono uno di quelli che è andato a firmare perché la proposta di legge popolare di cui si è fatto portavoce Grillo sia presentata e discussa in Parlamento. Dopo tutto quello che ho sentito a partire dall'8 settembre in poi, comprese le prese di posizione di Betori e stampa affiliata, sono sempre più convinto di aver fatto cosa giusta. L'unica cosa che mi rincuora un pò è che, fortunatamente, anche all'interno della Chiesa stessa, anche se molto più in basso, c'è qualcuno più lungimirante di Betori e soci.

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