Un paio di giorni fa è stato scarcerato Marco Ahmetovic. Probabilmente qualcuno ricorderà: si tratta del ragazzo rom che verso la fine di aprile, completamente ubriaco, ha ucciso con un furgone 4 ragazzi in provincia di Ascoli Piceno.
La misura degli arresti domiciliari a cui è stato sottoposto Ahmetovic in attesa della sentenza, che dovrebbe essere prevista per i primi di ottobre, è stata decisa dal gip contro il parere della procura.
Io, per quel che può contare, la penso esattamente come la procura (eccolo lì, quello dei "tutti in galera", dirà qualcuno. Vabbè...): secondo me il tipo avrebbe dovuto attendere la sentenza in carcere. Sicuramente si tratterà di una sentenza di condanna (l'Ahmetovic qualche anno dovrebbe beccarselo), ma da noi si sa come funziona: buona condotta, permessi premio, qualche attenuante e fra non molto sarà ancora fuori.
E forse non è neanche questo il male maggiore. Più deleterio ancora è secondo me l'esempio: mandando agli arresti domiciliari chi si macchia di questi reati si inculca ancor di più nella testa della gente (e specialmente dei delinquenti) l'idea che in fondo "non è così grave" e che comunque bene o male la si fa franca.
A dir la verità questo è già da tempo un dato di fatto (non c'era bisogno di questo episodio per confermarlo): è sufficiente ad esempio scorrere le cronache relative agli incidenti stradali dell'estate appena trascorsa: ogni incidente, ogni investimento, ogni tragedia è sempre stata contraddistinta dalla scoperta che i responsabili nella maggior parte dei casi avevano già avuto guai per gli stessi motivi (ubriachi recidivi, altri incidenti provocati, ecc...).
E tutto ciò, allargando un pò il discorso, non è altro che il trend in cui naviga la giustizia nel nostro paese. Un trend che garantisce a chi delinque, nella maggior parte dei casi una sostanziale impunità, o comunque la consapevolezza di non correre dei grossi rischi e di non passare molto tempo dietro le sbarre (da questo punto di vista provvedimenti come l'indulto hanno rappresentato la pietra tombale sopra quel minimo di credibilità che poteva avere ancora il nostro sistema giudiziario).
Insomma, tornando un pò al titolo del post, no, non mi pare che provvedimenti come questo siano un buon esempio.
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mi trovi perfettamente d'accordo...è che in Italia secondo me, non c'è punizione per i crimini, piccoli e grandi...
RispondiEliminaMaria
Sì, anche se forse, più ancora di questo, manca la cosiddetta "certezza della pena".
RispondiEliminaCiao.
Scusa Andrea, ma sottolineare il fatto che sia rom in questo caso, secondo me, è del tutto ininfluente. È un errore che fanno anche i giornali. Genera solo xenofobia. Per me andrebbe evitato. L'azione commessa non dipende dal fatto che sia rom, così come non sarebbe dipeso dal fatto che potesse essere stato albanese, di colore nero o omosessuale. Quindi direi che sia deleterio specificarlo.
RispondiEliminaPer quel che riguarda la storia, questo tizio è una persona che si è resa pericolosa al volante. Non è una persona che ha l'abitudine di sparare al primo passante che incrocia. Il carcere non ha finalità rieducative, serve solo ad allontanare gente pericolosa per la società. Tenere persone in carcere ci costa, non le riabilita. In questo caso penso che sia più che sufficiente assicurarsi che il soggetto in esame non abbia più il diritto di mettersi al volante di un veicolo.
Io personalmente non penso che si debba "strapunire" il primo che commette un reato per educarne altri. Questo è quello che pensano i favorevoli alla condanna a morte. D'altronde, se non sbaglio, questa cosa è accreditata anche dalle statistiche nei paesi USA in cui vige la pena capitale.
Così come non penso che una pena debba essere decisa con la mente offuscata dalla voglia di vendetta.
Questo tizio non dovrebbe essere pericoloso per la propria famiglia. I carceri domiciliari direi che siano più che adatti. D'altronde non vuol dire che "la si fa franca", anzi...
Per il resto mi trovi d'accordo sul fatto che l'indulto è una cosa ridicola. Una soluzione sbrigativa presa senza uno studio accurato delle situazioni. Vergognoso da parte di politici di "professione" e di lunga data.
Andando indietro con la memoria, maury, penso che questa sia una delle poche volte in cui non sono d'accordo con te, o almeno non del tutto.
RispondiEliminaProvo, se ce la faccio brevemente, a spiegare perché.
Primo punto. Non penso che sia ininfluente sottolineare il fatto che l'autore del crimine sia rom. E non penso neanche che sia un errore, ma che risponda a un preciso dovere di cronaca. Io non so se in generale la stampa che sottolinea l'etnia a cui appartiene chi si macchia di reati gravi alimenti o no sentimenti xenofobi. Il mio intento non era comunque certamente quello, ci mancherebbe. Se invece fosse realmente così, se cioè la sottolineatura da parte dei media dell'etnia o della razza di chi fa queste cose desse veramente adito nella comunità a sentimenti di questo tipo, beh, direi che ci sarebbe qualcosa che non va nella comunità, non in chi riporta la notizia, ti pare?
In fondo, se ci pensi, se anche io - o i media - non avessimo scritto che si trattava di un rom si sarebbe comunque facilmente intuito dal nome e cognome del tipo. E allora cosa facciamo, ci nascondiamo dietro un generico "qualcuno" per evitare che negli imbecilli di turno (e ce ne sono, eccome) si risveglino i mai sopiti sentimenti razzisti e xenofobi?
Se questo problema c'è (e c'è) forse è meglio affrontarlo e al limite cercare di combatterlo piuttosto che pensare a non "risvegliarlo".
Punto Secondo. Come giustamente dici anche tu, questo tizio è una persona che si è resa pericolosa al volante, e - è sicuramente vero - non siamo di certo di fronte al classico delinquente che ha l'abitudine di sparare al primo che passa (anche se nel caso specifico ho letto che ha dei precedenti per rapina o simili, ma lasciamo stare). Come però è ampiamente dimostrato dalla cronaca e dalle statistiche, chi si mette alla guida ubriaco è nella stragrande maggioranza dei casi un recidivo, uno cioè che l'ha già fatto e che probabilmente se quella sera non avesse combinato niente sarebbe stato la prossima volta.
Concordo (con qualche riserva) che al limite sarebbero potuti andare bene anche i domiciliari, ma direi che forse il carcere offre in questo senso qualche garanzia in più (quanti sono quelli che vengono beccati in flagrante reato che si scopre poi avrebbero dovuto essere ai domiciliari).
Neanche io penso che vada "strapunito" qualcuno per rieducarne altri (la nostra storia giudiziaria ci insegna comunque che è raro che qualcuno venga "strapunito", vedi attenuanti, indulti vari, ecc...), ma a mio avviso (opinione puramente personale) in casi come questo i domiciliari non bastano. Non è questione di vendetta o di sentimenti di rancore, è semplicemente questione di mettere dei punti fermi, e cioè che chi sbaglia in qualche modo deve rispondere dello sbaglio.
Il discorso del carcere, comunque, lo condivido: è perfettamente vero infatti che non ha (come invece dovrebbe) nessuna funzione rieducativa, ma è solo un costo. Tuttavia il nostro codice penale prevede che a chi si macchia di questo tipo di reato venga comminato un certo numero di anni di detenzione, che saranno sicuramente un costo, ma mai paragonabile a quello pagato dai genitori di quei ragazzi.
Ciao.