domenica 26 novembre 2006

I "bully" del ministro Fioroni

In questi ultimi tempi, chi segue un pò le vicende di cronaca avrà notato una recrudescenza di episodi di violenza e sopraffazione che hanno come teatro le scuole. Su questo tema Repubblica ha pure pubblicato un dossier. La cosa, capirete, preoccupa un pò chi come me ha un paio di figli che le frequentano.

Il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, si sta adoperando in modo lodevole in questo periodo per tentare di contrastare l'avanzata di questo fenomeno. A Roma è stato anche istituito un comitato nazionale chiamato Scuola e Legalità, con l'intento di cercare di capire, e possibilmente limitare, il fenomeno del dilagare della violenza all'interno delle scuole.

In questo contesto si inserisce la notizia dell'arrivo in Italia di un nuovo videogame, chiamato Canis Canem Edit (cane divora cane, dal latino). Il videogioco è stato accompagnato fin dalla sua uscita, negli Stati Uniti (dove è stato soprannominato 'bully'), da un coro di critiche e proteste perché ritenuto responsabile di fomentare in chi ci gioca istinti di "bullismo".

Il ministro Fioroni ha, per così dire, preso la palla al balzo e condannato senza mezzi termini l'imminente "sbarco" anche da noi di questo software ludico. A questo punto sono necessarie un paio di considerazioni.

E' purtroppo tristemente vero che ci sono in circolazione molti videogame violenti: dai classici "sparatutto" a quelli più sofisticati e tecnologici di più recente immissione sul mercato. E bene ha fatto il ministro a sollevare l'attenzione su questo problema. Tuttavia, a detta di molti, in questo caso il ministro ha peccato di eccesso di zelo nel condannare questo videogioco. Preciso subito che io non l'ho provato (non sono appassionato di videogiochi), quindi mi baso sulle recensioni e i commenti che ho trovato sulla stampa e in rete. Se eventualmente qualcuno dovesse averlo provato può segnalare le sue impressioni nei commenti.

Comunque sia, dalle notizie che sono riuscito a trovare, pare che nel videogame incriminato non muoia nessuno e non ci sia assolutamente sangue. Anzi, l'"attività" principale del protagonista del gioco sarebbe quella di difendere i più deboli scontrandosi a cazzotti con compagni di scuola appartenenti ad altri "clan" (una spiegazione-recensione abbastanza esauriente del gioco la trovate qui). Insomma l'impressione principale che si ricava dall'articolo di Repubblica è quella che il ministro non solo non ci abbia mai giocato, ma non l'abbia neppure mai visto.

Questo naturalmente non toglie che il problema dei videogiochi violenti sia di estrema attualità. Penso che tutti, ad esempio, conosciate o abbiate sentito parlare di quello in cui il protagonista, alla guida di un taxi rubato, accumula punti in quantità direttamente proporzionale al numero di pedoni uccisi. Questo, forse (e anche altri), più di quello preso in considerazione adesso, dovrebbe essere additato all'attenzione del ministro.

Concludo dicendo che non so di preciso che percentuale di responsabilità abbiano i videogiochi nella diffusione di questa ondata di violenza tra i giovani e giovanissimi (personalmente ritengo che una colpa maggiore ce l'abbia la tv); tuttavia, specie in questo periodo così "burrascoso", se c'è una cosa di cui sicuramente non sentivamo la mancanza, è di un nuovo videogioco (a prescindere dal "grado" di violenza che contiene) che facesse in qualche modo riferimento a questi temi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ho gia' commentato precedentemente. questi ragazzi hanno tutto, fin troppo! in genere non amo accusare o giudicare, ma in questo caso penso sia possibile risalire alla causa dando la responsabilita' ai genitori, troppe volte assenti, troppo accondiscendenti, troppo impegnati per insegnare educazione, rispetto e amore verso il prossimo. con questo tipo di gioventu' il futuro ahime' mi riesce difficile vederlo roseo.

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