venerdì 24 novembre 2006

Ammissioni

Devo ammettere che sono stato contento di leggere questa notizia. Non perché ce l'abbia con Google; ma perché dagli sviluppi di questa inchiesta, forse riusciremo a capire se viene effettuato qualche tipo di controllo e monitoraggio su quello che gli utenti mettono in rete (anche se così, a naso, parrebbe di no).

10 commenti:

  1. Lungi da me giudicare la notizia, volevo solo esternare alcune cose che mi lasciano molto ma molto perplesso.

    1) Se ci fosse stato il controllo censorio preventivo e, quindi, qualora il video non fosse finito online su Google, chi avrebbe scoperto e tentato di condannare quei mentecatti che hanno picchiato quel povero ragazzo?

    2) Se il video fosse finito sul Google di un altro paese (per es. Google.co.za) che avrebbero fatto i nostri magistrati? Avrebbero mandato qualche emissario in Africa per fare indagini? Avrebbero messo un block IP su google.co.za?

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  2. Beh, se ci fosse stato il controllo preventivo (non lo definirei censorio, la censura è un'altra cosa) i responsabili di Google, accorgendosi del tipo di filmato, avrebbero evitato di renderlo disponibile per il download e l'avrebbero consegnato alle autorità per le dovute indagini. Il fatto che per un certo numero di giorni il filmato sia stato alla portata di tutti liberamente, indica che il controllo non c'è stato.

    Non so se Google abbia server propri nel continente africano. Nell'articolo del Corriere, ad esempio, i due funzionari di google indagati dichiarano che in Italia il materiale immesso nel circuito non è controllato, cosa che invece avviene sui server americani dell'azienda. Quindi è difficile dire; bisognerebbe analizzare caso per caso.

    In ogni modo, a prescindere da tutto, è fortemente auspicabile che questa "lezione" serva a Google per attivarsi in questo senso. Non è a mio parere ammissibile che ognuno possa mettere qualsiasi cosa in rete. Pensa cosa succederebbe nella malaugurata ipotesi (che mi auguro non abbia mai a verificarsi) che un pedofilo metta un filmato dei suoi in rete; cosa facciamo, aspettiamo anche qui 4 o 5 giorni prima che Google si decida a toglierlo?

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  3. Assolutamente d'accordo con te!

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  4. io il filmato mi sono rifiutata di vederlo, gia' alcuni dei frammenti mandati in onda dai vari tg mi hanno scioccata e non poco. decidere se sia stato un bene o meno che il filmato andasse su google? non saprei. da un certo punto di vista sicuramente no. da un altro credo sia stato un bene, altrimenti non la verita' sui comportamenti di certi individui non sarebbe venuta fuori. adoro i ragazzi down hanno una spiccata intelligenza e sono di una tenerezza unica!

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  5. Pieno disaccordo: punto primo, caro Sacchetti (mi permetto), io potrei hic et nunc postare la peggiore delle ingiurie, e tu magari non controlli il blog per settimane. Lo spazio è tuo: ne sei editore? Ne risponderai legalmente? Mi risponderai quando i giudici busseranno alla tua porta.

    Punto secondo: non esiste il dare "lezioni" tramite giurisdizione, esisotono solo reati o meno. Che ci piaccia o meno quello che fa Google o chicchessia, si discute se c'è stato reato o meno, e non se qualcuno meritasse una lezione (sennò qualcuno potrebbe obiettare che metà classe politica italiana meriterebbe un'analoga "lezione", ma per fortuna o sfortuna viviamo in uno stato di diritto).

    Punto terzo: ci sono probabilmente centinaia di visitatori italiani che hanno visionato il filmato e non hanno sporto denuncia, in sé reato (per loro si ha certezza della omessa denuncia). Ma i giudici non indagano (e non crediamo che sia così complicato).

    Punto quarto: onore a quel tale che ha denunciato. In futuro questo è chiaro, se la segnalazione arriverà a Google prima che all'autorità potremo stare certi che Google, a quel punto giustamente dal suo punto di vista, rimuoverà il filmato, e del reato sparirà notizia. Noi dormiremo sonni tranquilli perché i Tg non ci racconteranno di poveri ragazzi down picchiati, e Google avrà imparato la lezione. Poi se il disgraziato ragazzo verrà malmenato vita natural durante questo conta meno, l'importante era dare una "lezione" a quelli di Google.

    Punto sesto: nessuno indaga mai i direttori di Tg per diffamazione quando mostrano quelle stesse immagini, o quando diffamano dei poveri cristi disgraziati minacciati da tizi bendati e coi kalashnikov. se non è diffamazione quella... ma sono direttori di Tg...

    Infine: tecnicamente avrei molto da ridire sul considerare Google non vettore ma editore. Il confine non è marcato, Google mette a dispoosizione uno spazio in termini di memoria e architettura, ma non assolutamente editing, lasciato agli utenti ai quali si chiede di sottostare a certe regole. Se nell'usare quella memoria e quall'archietettura vengono violate quelle regole, siamo certi che Google sia oggettivamente responsabile?

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  6. > "punto primo, caro Sacchetti (mi permetto)"

    Fai male a permetterti, visto che non mi chiamo così. Allora, finché vogliamo discutere in modo sereno e rispettoso, a me sta benissimo, se invece vogliamo impostare la cosa sulla strafottenza o la presa per i fondelli non mi sta più bene.

    > "io potrei hic et nunc postare la peggiore delle ingiurie, e tu magari non controlli il blog per settimane. Lo spazio è tuo: ne sei editore? Ne risponderai legalmente? Mi risponderai quando i giudici busseranno alla tua porta."

    Beh, ti comunico che hai fatto male i conti. Sul mio blog tu non potresti postare niente che rimanga online per più di qualche ora. E questo per il semplice fatto che io sono bene o male sempre presente (prova ne è l'ora in cui hai commentato tu rispetto alla mia risposta). Questo è il motivo per cui sul mio blog i commenti sono liberi e non sottostanno al controllo preventivo della mia webmail.

    Ti assicuro che se dovesse capitare un giorno in cui io non fossi presente a controllare tu non potresti postare un bel niente.

    > "Lo spazio è tuo: ne sei editore?"

    Basta che clicchi "Note x i visitatori" nella sezione link.

    > "non esiste il dare "lezioni" tramite giurisdizione"

    Probabilmente sei stato l'unico a non capire il senso che ho voluto dare all'espressione che ho usato. Pensaci, non è difficile.

    >"ci sono probabilmente centinaia di visitatori italiani che hanno visionato il filmato e non hanno sporto denuncia, in sé reato (per loro si ha certezza della omessa denuncia). Ma i giudici non indagano"

    Pretenderesti che prendessero le generalità e si mettessero a perseguire tutti quelli che hanno scaricato il film o solo visionato? Certo, tecnicamente sarebbe anche possibile, ma esiste un concetto, specialmente in campo giuridico molto importante, che si chiama fattibilità.

    > "nessuno indaga mai i direttori di Tg per diffamazione quando mostrano quelle stesse immagini"

    Non è affar mio, ci sono tante cose che non funzionano nel mondo e non sarò certo io a fare il Don Chischiotte della situazione. Ho preso in esame in caso di google semplicemente perchè è una cosa che interessa anche me e chiunque abbia un pc connesso in rete. E anche per il semplice fatto che questo tipo di filmati in rete li mettiamo noi utenti, e non mi risulta che possiamo fare altrettanto in una testata giornalistica.

    > "Se nell'usare quella memoria e quall'archietettura vengono violate quelle regole, siamo certi che Google sia oggettivamente responsabile?

    Se avessi avuto la risposta non avrei scritto questo post, ti pare?

    Cordiali Saluti.

    Andrea Sacchini

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  7. Mi scuso per aver involontariamente mutato Sacchini in Sacchetti. Non mi scuso però per il "(mi permetto)" conseguente, dato che ritengo ancora che le forme di cortesia non siano una colpa, e questo era: dato che nei blog sono abituato a riferirmi in modo molto informale ad un nick amichevole e neutrale, e che quando mi rivolgo per cognome di solito uso forme diverse dal "Caro...", stavo sottolineando che mi permettevo ugualmente la confidenza. Ma anche qualora si fosse riferito non alla libertà presa nella forma di saluto ma al contenuto seguente, penso che quelle che in senso letterale sono una forma di cortesia (come lo è un mi permetto nel senso di mi permetto di intervenire) dovrebbe essere considerato tali, e non per forza sarcasmo a strafottenza. Non mi permetterei mai strafottenza all'interno dello spazio personale offertomi da un estraneo, che io sia d'accordo con lui o meno per me non fa alcunissima differenza, e forse non si dovrebbe dare per scontato che le persone siano sempre in malafede, e quindi con più probabilità maliziose piuttosto che educate.

    Dalla tua risposta sull'ospitare commenti non voluti sul tuo blog, visto che sottolinei l'uso accortissimo che ne fai, ma al contempo non controbatti al principio generale se un blogghista sia oggettivamente responsabile o meno di quel che altri vi scrivono, potrei dedurre che potresti in linea teorica parzialmente concordare che la responsabilità oggettiva (come per la carta stampata) esista, anche in questo caso, e possa ricadere sul "proprietario" del blog. Ammiro la tua accortezza nel tuo blog, ma dal canto mio devo dire che sarei tipo da potermene dimenticare per settimane. Potrei dimenticarmene per sempre di un blog che ho aperto. Giro allora la domanda: mi considereresti responsabile delle ingiurie che vi venissero scritte da altri?

    Poi se si vuole regolamentare questa cosa cambiano molte cose. Se tu fossi stato via in vacanza io non avrei postato, e probabilmente non ci sarei tornato e non avremmo discusso. Scelta legittima la tua, ma se fosse obbligata per tutti? Non perderemmo parte dei benefici dello spirito comunitario che si è creato in rete?

    Facciamo attenzione che non sto parlando di cose astratte: ad Aosta un cittadino è stato condannato per diffamazione, non per quello che lui ha scritto sul proprio blog, ma per quello che ha scritto un visitatore. (il bello è che nessuno nemmeno è andato a provare a cercare il vero colpevole) E ancora, ma allora il fornitore del server non è per nulla responsabile? E perché lui no? Come io posso eliminare un commento, blogger ha il potere di eliminare il mio blog. Internet è una catena, se si adottassero certi principi stringenti per ogni reato in rete, ci sarebbero una decina di colpevoli, da chi offre lo spazio telematico, chi il server, chi le connessioni, chi il software, in ultimo chi commette il reato (che vedasi sopra finirebbe per rimanere impunito).

    Parentesi: ma se io apro e gestisco un blog, in italiano, da un paese estero (vivo spesso all'estero) dove le leggi sull'editoria sono diverse, sarei perseguibile in Italia di quel che altri scrivono? È il solito dilemma della extraterritorialità.

    Passando alle altre questioni, cerco di ricondurle ad un filo comune: il problema della "fattibilità" dell'azione penale, verso chi non ha segnalato il reato, e il fatto che non possiamo farci Don Chisciotte verso la Tv, i Tg e tutte le altre forme di comunicazione e tecnologiche, e derive sociali in genere. Il comune denominatore rispetto a queste due faccende è che io ritengo che un po' per ignoranza del mezzo, un po' conservativismo, un po' per paura di ciò che non si conosce ed è molto libero, internet è visto da tante persone come una specie di mostro. In particolare così pensano molti politici. Io e te possiamo stare qui a discutere avendo visioni solo in parte diverse, ma poi non ci accorgiamo di cosa c'è veramente dietro, che potrebbe rivelarsi un domani un danno per me e per te, che magari usiamo la rete come strumento essenziale.

    Dove sta quindi il collegamento tra le due faccende di cui sopra? Che al di là della fattibilità penale, nessuno ha lontanamente rilevato pubblicamente questo fatto almeno moralmente grave: che centinaia di persobne hanno visionato il filmato senza dire niente. E che la sulla Tv ormai quasi nessuno dice niente. Alla fine sembra che per molti l'indiziato "morale" numero uno sia internet o i servizi offerti, più delle resposnabilità di quei ragazzi, più di chi è stato zitto e magari si è divertito, più di chi in televisione ha una linea editoriale che non rispetta gli utenti. Per molti è inetrnet che malmena, è internet che stupra, magari anche solo perché (si dice) ingenera volontà di esibizionismo. E che dire allora dei filmati che i terroristi spesso mettono in rete? Che siano di ostaggi o testamenti di suicidi? Vogliamo affermare che cambiando le regole il terrorismo sparisce, perché in fin dei conti il motivo principale dell'esistenza del terrorismo è l'esibizionismo?

    Forse ho messo troppa carne al fuoco. Ma ho notato atmosfera di caccia alle streghe di recente. Ritengo poi che sia dannoso e profondamente diseducativo per la società cercare sempre le responsabilità di terzi, e faticare a condannare in modo fermo ed esclusivo chi commette reati raccapriccianti, condannare gli individui. Non ho dubbi che Google né approvi quel pestaggio, né approvi che sia stato inserito sul loro sito (cosa non vogliono, lo dichiarano esplicitamente). Sull'oggettiva responsabilità penale del non averlo saputo evitare vedo che hai i miei stessi dubbi, vedremo se saranno gli stessi del giudice. Il mio di dubbio era appunto che il Pm non fosse che un altro che si è voluto unire alla caccia alle streghe. Ma anche solo morlamente prima che penalmente, io mi indigno di quel che hanno fatto quei ragazzi, e chi non ha denunciato (nemmeno a scuola oltre che dalla rete), mi indigno molto meno di Google, al massimo mi indigno come di tante aziende che fanno le aziende con scaltrezza. Mi indigno enormemente di più di chi produce armi, ma non mi sognerei mai di volerli vedere indiziati perché qualcuno ha sparato ad un altro uccidendolo.

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  8. > "Mi scuso per aver involontariamente mutato Sacchini in Sacchetti. Non mi scuso però per il "(mi permetto)"

    E infatti per il "mi permetto" non devi assolutamenti scusarti. Il mio "fai male a permetterti" era frutto dell'intendimento (errato) che tu avessi volontariamente 'strapazzato' il mio nome. Quindi direi che l'equivoco è chiarito ;-)

    Ascolta, Schrodcat, i temi che hai toccato sono effettivamente troppi, e dubito che possano essere sviscerati nella loro interezza ed esaustività in questo spazio, sarebbe necessario un convegno sul tema.

    Ti dico solo, brevemente, che in genere non mi pongo troppe questioni in merito alle eventuali responsabilità di gestione di un blog, ma non per superficialità. Ero a conoscenza della questione del giudice di Aosta ed è per questo che attuo un controllo così "severo" sui commenti inseriti.

    Per quanto riguarda la questione della caccia alle streghe, è purtroppo vero che ci sia questo clima, e la colpa principale è da addebitare a chi "sta più in alto" di noi, il quale non vede di buon occhio la libera circolazione delle idee e, in generale, di qualsiasi cosa su cui non abbia una forma diretta di controllo.

    Che altro dire? L'unica cosa è cercare di gestire al meglio questa forma di comunicazione che ci è concessa, cercando di non scrivere castronerie e citando sempre le fonti ogni volta che si riporta una notizia, specie di una certa delicatezza, in modo da poter almeno dimostrare la nostra buona fede a un eventuale giudice che si presentasse alla nostra porta.

    Ciao.

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  9. Equivoco chiarito, mi scuso poi per la prolissità che a volte mi prende.

    Penso che siamo d'accordo su molti principi generali. Più che d'accordo sul responsabilizzarsi nel gestire questa libertà, aggiungo che ritengo che sia quello che già fa la grande maggioranza di internauti. Sarà auspicabile continuare sempre più su questa strada, e il caso di quei ragazzi magari sarà di lezioni per tanti e in futuro e non ci sarà la necessità di introdurre regole troppo stringenti in rete.

    Per il resto le discussioni sul tema non mancheranno.

    Saluti e grazie dello spazio.

    RispondiElimina
  10. > "Per il resto le discussioni sul tema non mancheranno.

    Saluti e grazie dello spazio."


    Prego, questo spazio, anche se lo gestisco io, è di chiunque voglia dire la sua.

    Ciao.

    RispondiElimina

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