E' la seconda volta questa settimana che scrivo un post che ha a che fare con un ministro, e non è un buon segno. Come avrete capito, il soggetto in questione è ancora lui: Giuseppe Fioroni, ministro della Pubblica Istruzione.
In queste ore sta facendo il giro della rete la notizia del "giro di vite" che il signore in questione vorrebbe dare a internet. Ne parlano blogger (anche in modo piuttosto colorito), siti internet, portali di informazione, e perfino Beppe Grillo. Di cosa si tratta precisamente?
Per cercare di capire un pò i termini della questione, bisogna rifarsi a questa intervista, rilasciata dal ministro al quotidiano La Stampa. In pratica, per tentare di "tutelare i minori dal libero accesso a contenuti che possono danneggiare la loro formazione e il loro sviluppo", il ministro Fioroni sta pensando di elaborare alcune regole per, diciamo così, riportare internet sulla retta via (vedi "imbrigliare").
Ora, diciamo la verità, non spaventa tanto il fatto che si tenti di applicare regole restrittive a internet (chiunque conosca un pò la rete - cosa che Fioroni dimostra di non conoscere - sa bene che è impossibile), quanto il fatto che ci metta le mani un ministro. E questo perché è un dato di fatto clamorosamente accertato, che in genere i politici, di destra o sinistra non fa nessuna differenza, hanno sempre dimostrato - tranne rare eccezioni - di non capirci un accidente di tecnologia e comunicazione.
Ecco alcuni passaggi dell'intervista che ho linkato sopra:
Stampa: Ministro, piovono critiche in Rete da quando lei ha auspicato con urgenza un giro di vite su Internet: può spiegarsi?
Fioroni: Intendo tutelare i minori dall'accesso a tutto ciò che possa danneggiare la loro formazione e il loro sviluppo. E' assurdo e ipocrita avere una censura sui film vietati ai 14 e ai 18 anni quando poi in Rete c'è di tutto e di più. Una regolamentazione è un prerequisito di civiltà e spero che l'Italia per una volta possa diventare di esempio.
Stampa: Lo sa che nemmeno gli Usa hanno una norma simile? Che il governo Bush ha provato a chiedere a Google l'elenco dei suoi utenti per individuare i consumatori di pornografia online e Google ha detto "no, grazie"?
Fioroni: Mi risulta che ci siano altri Paesi invece che sono riusciti a ottenere fior di filtri.
Stampa: Intende la dittatura di Pechino?
Fioroni: Sì, anche se i nostri obiettivi sono diversi dai loro: non la libertà di espressione, ma il rispetto del nostro principio costituzionale di libertà senza danneggiare la libertà altrui. Nella fattispecie, la libertà dei minori di non essere esposti a contenuti violenti o criminali.
Stampa: Ma a quanto pare nemmeno in Cina i filtri funzionano davvero: gli esperti dicono che, ammesso che sia giusto filtrare, per la natura senza confini di Internet è impossibile applicare tali controlli. Meglio educarli, i ragazzi.
Fioroni: Dire che è complicato suona come una scusa. Non mi chieda come si fa: io penso a porre il problema, saranno i tecnici a trovare la soluzione.
Cioè, non so se avete capito bene. Noi siamo qua da una vita che ci sbattiamo per cercare di far conoscere quello che succede in Cina riguardo a internet, e arriva questo che auspica il controllo censorio sui contenuti della rete, esattamente come fa il regime di Pechino. Ma è possibile che un ministro non sappia che i cosiddetti contenuti che possono danneggiare la formazione e lo sviluppo di un minore sono liberamente consultabili in tv dopo le 10 di sera senza bisogno di andare su internet? Oppure passeggiando davanti a un'edicola a qualsiasi ora del giorno?
E' possibile che non arrivi a capire che internet non si può ingabbiare, e che per quanto riguarda ad esempio la questione del video del ragazzo down su Google, la responsabilità maggiore ce l'hanno i genitori e gli insegnanti che avrebbero dovuto avere in custodia quegli imbecilli? Ma d'altro canto non c'è da stupirsi più di tanto, visto l'affermazione "...non mi chieda come si fa: io penso a porre il problema, saranno i tecnici a trovare la soluzione".
A questo punto c'è solo una speranza: che il tam tam e il subbuglio in rete provocato da questo assurdo progetto servano a far tornare il ministro sui suoi passi, altrimenti la nostra ultima speranza rimane Alessandro Marescotti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Tassi alcolemici
Vorrei fare notare a Claudio Borghi, che incredibilmente è un senatore (leghista) della Repubblica, che bere mezzo litro di alcol non sign...
-
Sto leggendo un giallo: Occhi nel buio, di Margaret Miller. A un certo punto trovo una frase, questa: "Qualche minuto più tardi la luc...
-
L'estate scorsa ho comprato una macchina nuova, una normale utilitaria senza pretese, pagata per metà a rate perché qua non si nuota nel...
-
Nel racconto Direttissimo , di Dino Buzzati, si narra di un misterioso viaggiatore che sale su un treno, un treno potente, veloce, che scalp...
pazzesco!!! E adesso? Adesso che si fa?
RispondiEliminaInnanzitutto manteniamo la calma. Prima di tutto perché ancora non si sa bene cosa voglia fare questo qui (secondo me non lo sa bene neanche lui), e secondo perchè, quand'anche dovesse venire promulgata qualche legge che tenti di limitare la libera espressione, ci sarebbe una tale rivolta degli utenti della rete che probabilmente questo sarebbe costretto a cambiare mestiere.
RispondiEliminaIntendiamoci, il tipo di lotta che vuol fare è di per sè condivisibile, è il metodo che è sbagliato, e il perché l'ho già spiegato nel post.
Per adesso aspettiamo.
sxcusami andrea se commento qui il post precedente ma temo tu te lo perda. Ne avevo scritto anche io, tempo fa. Il mio pensiero è semplice: io sono contraria l'eutanasia, ovvero la morte attraverso terzi. Sono, invece, per il suicidio. Detta così può sembrare paradossale, quasi cinico ma quando parlo di suicidio intendo la facoltà e la libertà di ognuno di noi di togliersi la vita come e quando vuole. Se io desidero morire, se io desidero non sottostare più ai macchinari e la mia mente è lucida, mi si deve lasciare libero di farlo. L'eutanasia, al contrario, mi terrorizza soprattutto nei confronti di quelle creature che hanno la mente apparentemente morta. Pensa io non credo nella morte del pensiero, nemmeno quando tutte le apparenze (e scusa la ripetizione) dicano il contrario. Rammento ancora oggi, con infinita tristezza e dolore, la terribile morte data e offerta con plateale cinismo e cattiveria a Terry Schiavo. Uccisa nei patimenti della sete e della fame, senza pietà. Ecco, quell'eutanasia fu un terribile gesto brutale verso il rispetto della vita e di chi, questa vita, non aveva alcuna possibilità di deciderla. Spero di essere stata chiara. Ciao
RispondiElimina> "scusami andrea se commento qui il post precedente ma temo tu te lo perda"
RispondiEliminaNon ti preoccupare, tutti i post che vengono inseriti in questo blog mi arrivano contemporaneamente anche sotto forma di e-mail (che consulto più volte durante la giornata), quindi non ti preoccupare ;-)
Ti rispondo nei commenti del post precedente.
interessante quanto inquietante
RispondiElimina