Una delle molte cose che mi fa apprezzare l'uso di internet, è il fatto che ancora ci si possa scambiare liberamente delle informazioni. Io pubblico un articolo sul mio sito o sul mio blog e qualcun'altro lo legge: nessuno si mette in mezzo. Questo naturalmente non significa che io sia autorizzato a scrivere delle cretinate; se per esempio scrivo che Tizio è un idiota e Caio un ladro e non porto nessuna argomentazione a sostegno delle mie tesi, questi hanno il sacrosanto diritto di offendersi e al limite querelarmi. La rete offre anche la possibilità di trovare delle informazioni che la televisione o i giornali non passano; è difficile che in tv si trovino cose tipo questa, solo per fare un esempio.
Come è (dovrebbe essere) noto, in altre parti del pianeta non è così. Ci sono paesi, soprattutto nell'area dell'estremo oriente, in cui internet è controllata dallo stato: possono circolare solo notizie approvate dalle fonti governative, e nello stesso tempo i cittadini non hanno libero accesso alle informazioni. In questa pagina di Reporters Sans Frontieres, ad esempio, c'è l'elenco delle persone attualmente detenute nelle carceri di vari paesi per motivi di opinione, per aver detto o scritto qualcosa di "scomodo". In questo elenco troviamo scrittori, avvocati, studenti, bloggers, dissidenti politici, semplici cittadini. Uno dei paradossi più evidenti di tutta questa storia, è che spesso i regimi che praticano la censura hanno l'appoggio di grandi aziende presenti sul territorio, che per continuare a tutelare i loro grossi interessi si prestano volentieri ad "appoggiare" tale pratica. Da qui la nota iniziativa lanciata da Amnesty International contro la repressione su internet.
In questo quadro si inserisce l'Internet Governance Forum di Atene, l'appuntamento internazionale nel quale si sta decidendo il presente e, soprattutto, il futuro della rete. Come era facile immaginare, uno degli argomenti più gettonati riguarda proprio la controversa questione della libertà in rete, e in questo contesto si inserisce la - per certi versi sbalorditiva - presa di posizione di Microsoft, la quale, per bocca del suo portavoce al forum Fred Timpson, ha dichiarato di stare valutando l'ipotesi di andarsene a causa dei problemi derivanti dal livello di repressione attuato dal governo. Rimane da considerare se la mossa di Microsoft sia solo politica, come giustamente si chiede don Paolo in questo post, oppure se le intenzioni della multinazionale dell'informatica siano reali.
Sarebbe interessante, a questo punto, sentire il parere degli altri colossi dell'informatica attualmente "di stanza" sul territorio cinese, tipo Google, Yahoo, Cisco System. Google e Yahoo, ad esempio, hanno accettato di auto-censurarsi sotto i diktat delle autorità governative, motivo per cui ancora oggi cercando parole tipo "libertà" o "diritti umani" compare una notifica di errore.
Comunque vada a finire questa storia, un lato positivo c'è sicuramente: e cioè il fatto che per una volta mi trovo a condividere una posizione presa da Microsft. Incredibile!
p.s.
Apprendo adesso dalla tv la notizia che tutti aspettavamo: il reporter Gabriele Torsello, rapito in Afghanistan il 12 ottobre, è libero.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Rifarei tutto
Indipendentemente da quale sarà la sentenza, dire "Rifarei ciò che ho fatto", "Rifarei tutto" ecc., cosa che si sente sp...
-
Sto leggendo un giallo: Occhi nel buio, di Margaret Miller. A un certo punto trovo una frase, questa: "Qualche minuto più tardi la luc...
-
L'estate scorsa ho comprato una macchina nuova, una normale utilitaria senza pretese, pagata per metà a rate perché qua non si nuota nel...
-
Nel racconto Direttissimo , di Dino Buzzati, si narra di un misterioso viaggiatore che sale su un treno, un treno potente, veloce, che scalp...
Nessun commento:
Posta un commento