Insomma, sono tutto quello che Pierangelo Buttafuoco pensa che siano i blogger.
Con una differenza. Io sono libero di scrivere quello che mi pare: senza pressioni, filtri preventivi, censure. Quando scrivo qualcosa non ho nessuno sul collo che mi dica: "Lì bisogna tagliare", "lì bisogna rivedere". Rispondo di quello che scrivo solamente ai miei lettori, e non a un'azienda o a un partito.
A volte scriverò castronerie, non ho nessun problema a riconoscerlo. Il blog serve a questo, come dice Paolo:
[...] "Io non voglio essere autorevole, non ho mai cercato l'autorevolezza scrivendo su queste pagine. Se volete opinioni terze, dosate, ragionate e pesate andate da qualche altra parte, ci sono in giro un sacco di giornalisti che dovrebbero essere ben felici di esprimere al meglio la propria professione offrendovi quello che cercate.Questo è quello che voglio fare io col mio blog. Tutte cose che il povero Buttafuoco, dall'alto della "casta" a cui appartiene, si può solo sognare.
Voglio essere libero di correre rischi, di scrivere stronzate così che quelli che passano di qua mi possano correggere, di esprimere quello che penso senza dover stare a pesare troppo le parole, di intrattenere conversazioni con persone intelligenti, imparare cose nuove e soprattutto cambiare idea". [...]
Buttafuoco che accusa gli altri di essere narcisisti? Mmh...non mi esprimo oltre solo per educazione.
RispondiEliminaLa verità è che alcuni giornalisti temono i blogger proprio per la loro libertà. Hanno il dentino avvelenato. Eheh! :D
> La verità è che alcuni giornalisti temono i blogger
RispondiEliminaGià. Per chi ha voglia di leggere segnalo questa esauriente spiegazione di Mante in proposito.